OPERAI REPARTO MOF: ORA BASTA!

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OPERAI REPARTO MOF: ORA BASTA!
Dopo la morte di Claudio Marsella niente puo’ essere come prima

[k]Dopo quello che e’ accaduto a Claudio nulla puo’ essere come prima. Non vogliamo che il clamore intorno alla vicenda di Claudio si esaurisca nel giro di pochi giorni e tutto ritorni come prima. Non vogliamo continuare a morire, ne’ al reparto Mof ne’ nel resto dell[k]Ilva. Ci hanno chiamato eroi, guerrieri, pure sciacalli! Non siamo niente di tutto questo, siamo semplicemente operai. Operai che vogliono vivere, costruire un futuro per se’ e la propria famiglia. Tutto quello che e’ stato negato a Claudio. Eppure il nostro amico, il nostro compagno di lavoro sara’ sempre con noi. Sara’ comunque con noi. Ma se sapremo continuare a lottare per affermare i nostri diritti alla sicurezza, alla salute, alla vita, riusciremo con piu’ forza a farlo essere ancora fra noi[k].

e’ con questo impegno che un compagno di lavoro di Claudio Marsella ha salutato il giovane operaio del reparto Mof (Movimento ferroviario) dell[k]Ilva di Taranto morto pochi giorni fa schiacciato da un locomotore durante l[k]operazione di aggancio di un carro ferroviario. L[k]occasione e’ stata la manifestazione organizzata dagli stessi operai dei reparto Mof nel centro del capoluogo jonico per ricordare Claudio.

Parole che, soprattutto, operano una netta separazione con il passato e rivelano un impegno straordinario. Nulla puo’ essere come prima! La morte violenta sul lavoro di un collega, di un amico, col quale ci si e’ divisi il pane e la fatica, non si perdona. Ecco perche’ subito dopo la notizia della morte di Claudio gli operai del reparto Mof hanno smesso di lavorare e iniziato a presidiare la portineria A.

[k]Ci siamo accorti che noi per primi in passato abbiamo sbagliato – ha aggiunto un altro operaio – . Ci siamo opposti alla firma di Fiom, Fim e Uilm dell[k]accordo che dispone l[k]operatore unico per le movimentazioni ferroviarie, ma non l[k]abbiamo fatto con la forza necessaria. Sapevamo che poteva accadere cio’ che e’ accaduto. Ma ora basta! Per risparmiare pochi euro padroni e sindacalisti ci mandano al macello. Sulla nostra pelle abbiamo capito che dobbiamo prendere noi stessi, nelle nostre mani, il nostro futuro. Abbiamo cominciato col prenderci il diritto di scioperare e di bloccare col presidio la produzione. Ieri sono venuti il sindaco e il vescovo a dirci chiacchiere, a farci vuote promesse. Non sono stati loro a colpire il nostro cuore, ma i bambini del quartiere Tamburi, vittime anch[k]essi dell[k]Ilva. e’ anche per loro, per quei bambini, per i nostri figli che scioperiamo e siamo scesi in piazza[k].
SALUTI OPERAI DALLA PUGLIA

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