ASSEMBLEA FIOM FIAT DI POMIGLIANO

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Assemblea Fiom a Pomigliano d[k]arco sulle dichiarazioni di Marchionne.

Martedi 18 settembre. La presenza di operai e’ nutrita. Oltre agli iscritti si intravedono volti nuovi ed appartenenti al comitato cassintegrati, ma anche personaggi della politica che si preparano alla prossima scadenza elettorale e che prima hanno approvato ed applaudito al piano Fiat e che ora fingono di schierarsi con gli operai per racimolare un po[k] di voti. Gli interventi dopo la nota introduttiva sono due, entrambi Fiom: un dirigente ed un iscritto. La sala e’ in fermento perche’ con le ultime dichiarazioni Marchionne ha chiarito bene cosa vuole per Pomigliano ed in particolare per i 3000 operai che tuttora sono fuori dalla fabbrica. La consapevolezza che quelli fuori non hanno futuro serpeggia nell[k]assemblea, ma ancora si chiede alla Fiat di dire la verita’ al paese perche’ non ha mai fatto conoscere il suo piano industriale ne’ al governo ne’ ai sindacati che hanno firmato le intese. Negli interventi si legge la rabbia per le condizioni in cui si trovano gli operai che devono sopravvivere con 800 euro al mese e con l[k]incertezza del futuro dopo la scadenza della cassa integrazione nel giugno 2013. La richiesta e’ di essere assunti tutti anche con i contratti di solidarieta’ o cassa integrazione a rotazione. Amendola, segretario regionale Fiom, sottolinea che le cause intentate per invalidare il contratto Fiat si perdono, perche’ l[k]art 8 introdotto con la manovra del governo permette qualsiasi tipo di deroga alle leggi, per cui e’ necessario costituire dei comitati referendari composti da operai che sul territorio raccolgano firme per un referendum abrogativo dell[k]art 8. L[k]assemblea finisce velocemente e si ha la sensazione che non e’ proprio cio’ che gli operai presenti si aspettavano. Di operativo c[k]e’ stato ben poco. Ci si aspettava davvero un[k]assemblea che portasse all[k]azione, con una risposta piu’ decisa sul versante delle mobilitazioni, per pungere il padrone nel vivo degli interessi e far capire che si fa sul serio, coinvolgere, e non solo a chiacchiere, gli operai assunti in Fip che sono anche loro vittime del sistema Fabbrica Italia e che con il fallimento della Panda non possono certo dormire sonni tranquilli. Alla fine dell[k]assemblea tutti vengono dirottati al comune per chiedere come mai da piu’ di un mese, nonostante la richiesta, non e’ stato concesso un consiglio comunale e anche stavolta come da copione il sindaco e’ latitante. Successivamente si sapra’ che ha incontrato una delegazione degli operai e ha negato loro anche il contentino di un consiglio comunale straordinario per dibattere il problema. In piazza, nel frattempo, viene contestato Caiazzo, ex sindaco PD di Pomigliano. Dopo un po[k] di spintoni davanti al municipio,ci si reca sotto la sede della Uil, prontamente accolti da un cordone di celerini, una operaia suona il citofono della sede sindacale ma non risponde nessuno, dopo una lunga attesa e alcuni lanci di uova si decide di muoversi in corteo verso il quadrilatero cittadino che porta alla fabbrica dove si staziona per una mezz[k]ora bloccando il traffico cittadino. Poi si decide di ritornare in corteo verso i propri mezzi di trasporto e per strada incontriamo il responsabile territoriale della uilm di cui non ricordo il nome (lo amo molto) al quale viene chiesto di fermarsi per dare spiegazione del perche’ la maggior parte degli operai della Fiat di Pomigliano sono ancora fuori. Lui esordisce subito dicendo che grazie all[k]accordo con Marchionne cosi contestato, si e’ permesso di tenere la fabbrica aperta a Pomigliano. A queste parole si sentono urla di disappunto, ma viene ancora incalzato di domande sul perche’ non si decide di insistere verso la Fiat per fare entrare tutti in fabbrica per poi fare cassa integrazione a rotazione (come dire: spartiamoci la fame) qualche delegato fiom gli chiede di indire un[k]assemblea generale unitaria con tutti gli operai e lui risponde che per quando riguarda la sua organizzazione non ci sono problemi (tanto cisl dira’ sicuramente di no). Si finisce il [k]dialogo[k] al grido di venduto, venduto. L[k]assemblea non ha dato una risposta decisa sul versante delle mobilitazioni e su come coinvolgere gli operai assunti in Fip. Solo portando la lotta verso la fabbrica si ha una speranza di rientrare. Finche’ la lotta rimane sul piano delle cause legali, dei referendum, o affidandosi ai soliti figuri della politica e del sindacato che ci ha gia’ venduti, Marchionne dormira’ sonni tranquilli.
Un operaio cassintegrato Fiat di Pomigliano

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