PAROLE, PAROLE,PAROLE E FOTO

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Finalmente Napolitano ha trovato il tempo di fare le foto in Emilia.

Finalmente Napolitano ha trovato il tempo per le parole

“Come nella ricostruzione in Friuli, essenziale e’ il ruolo dei sindaci. Io sono qui per dovere e per sensibilita’, per vedere e per ascoltare. Ho vissuto altri momenti di emergenza, quando fra il ’96 e il ’98 ho avuto la delega alla Protezione civile, e so cosa sono state le alluvioni. Qui si e’ colpita al cuore un’area di eccellenze: dal punto di vista storico, artistico, culturale, ma anche economico e sociale, e del livello di civismo e della capacita’ di vita associata. Dobbiamo avere come obiettivo essenziale la salvaguardia di tutto questo”.

“Spettacolo che ferisce”. Emerge, da questo terremoto, “il fatto che l’Italia conosce poco se stessa. SI e’ parlato tanto di Mirandola: si credeva forse che fosse un paese di fiere, e invece e’ uno dei grandi centri del biomedicale. Bisogna conoscere se stessi. Dobbiamo sapere che possiamo far leva sui nostri grandi punti di forza”.

“Io e il dottor Squinzi (il numero uno di Confindustria, ndr) abbiamo parlato molto della situazione: bisogna darsi da fare perche’ riprenda l’attivita’ nelle condizioni essenziali di sicurezza, bisogna assolutamente tenere ferme le conquiste di trasformazione e di sviluppo competitivo che questa parte d’Emilia puo’ vantare”.

“L’Italia vive una natura difficile, come pochi altri – riflette il presidente -: alto rischio sia sismico sia vulcanico, e questo e’ un Paese che corre rischi che potrebbe anche non correre”, facendo riferimento all’alluvione ligure, “esperienza che grida vendetta: si puo’ impedire che un Pese venga travolto dalle acque, se ci sono le giuste misure di prevenzione, ed e’ un delitto non farlo, e che costa caro, piu’ di quanto sarebbero costate le opere di prevenzione”.

“Quando c’e’ il terremoto si puo’ facilmente dire: non c’e’ nulla da fare. Ma si puo’ fare qualcosa, traendo anche dai momenti piu’ drammatici opportunita’ importanti. Come accaduto in Friuli, dopo il terremoto, per il modo in cui si e’ reagito. In questo caso bisogna cogliere la lezione a livello nazionale, con un piano di sicurezza sul rischio sismico”.

“Cari emiliani, non potete pensarci da soli. Dobbiamo pensarci tutti, e in quale spirito muoversi l’ha detto bene il presidente Errani, di solidarieta’ e di impegno comune, non di scarico di responsabilita’, di corretta divisione dei compiti e dei ruoli, valorizzazioni delle responsabilita’, divisione degli obiettivi, sono sicuro che ci riuscirete”.

“Il Due giugno ho detto che abbiamo fiducia nella gente emiliana: in realta’, per fortuna, l’Italia e’ fatta di molte belle genti. Sicuramente in questa zona voi esprimete una grande caratteristica di laboriosita’, di slancio produttivo, di volonta’ di lavorare insieme in situazioni come questa”.

“Finiranno le scosse, finiranno – auspica Napolitano – cosi come e’ finita la guerra. Supereremo questo momento duro come ne abbiamo superati altri”, ma sottolinea il bisogno di rivedere le mappe sismiche.

“Confesso – continua il capo dello Stato – ho firmato il decreto sulla emergenza in Emilia a occhio chiusi ma poi ho visto che conteneva buone cose”.

“Voglio semplicemente dirvi – conclude Napolitano: “Arrivederci, voglio poter tornare e toccare gia’ con mano, non tornare per vedere come la casa ancora brucia. Tornare, invece, per vedere come la casa non brucia piu'”.

Un torrente di parole, fortuna che nessuno e’ annegato

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