Italia, nuove spese militari in vista

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Italia, nuove spese militari in vista
29 maggio 2012

Enrico Piovesana

Bisogna leggere la stampa americana per scoprire che l[k]Italia, in un fervore bellicista che non conosce limiti di bilancio, sta per spendere altri milioni di euro in nuovi armamenti. Dopo i caccia F-35, le fregate Fremm, i sommergibili U-212, i blindati Freccia, gli elicotteri Nh-90, la Difesa vuole dotarsi dei piu’ avanzati missili e bombe aeree made in Usa per armare la sua flotta di velivoli senza pilota, finora usata solo per missioni di ricognizione.

In un articolo del Wall Street Journal intitolato [k]Gli Usa vogliono armare i droni italiani[k], si legge che l[k]amministrazione Obama [k] facendo prevalere gli interessi commerciali dell[k]industria bellica americana sulle preoccupazioni di chi non gradisce cedere a stranieri l[k]hi-tech militare Usa [k] ha deciso di fare dell[k]Italia [k]il primo Paese estero, Gran Bretagna a parte, dotato di droni armati di missili e bombe a guida laser[k].

Droni trasformati in micidiali bombardieri che, rivela il Wsj, [k]l[k]Italia intende impiegare in Afghanistan[k]. Altra notizia di non poco conto, che conferma l[k]incostituzionale via libera del nuovo ministro della Difesa, Giampaolo di Paola, ai bombardamenti aerei italiani sul fronte di guerra afgano. E, piu’ in generale, la zelante disponibilita’ dell[k]Italia a [k]contribuire e condividere il peso di operazioni[k] militari dalle quali altri alleati, come la Francia, si stanno saggiamente chiamando fuori.

Difficile stimare la spesa necessaria per armare i sei droni MQ-9 [k]Reaper[k] ([k]Mietitori[k]) in forza al 28[k] Gruppo Velivoli Teleguidati del 32[k] Stormo di Amendola (Foggia), acquistati tra il febbraio 2008 (governo Prodi, Parisi alla Difesa) e il novembre 2009 (Governo Berlusconi, con La Russa ministro) per 393 milioni di dollari. Quel che e’ certo e’ che gli ordigni di cui stiamo parlando sono estremamente costosi, e ovviamente vanno acquistati in quantita’ industriali.

I droni Reaper sono solitamente armati con missili Agm-114 [k]Hellfire[k] (Fuoco d[k]inferno) da 54mila euro l[k]uno, e con bombe a guida laser Gbu-38 e Gbu-12 che costano, rispettivamente, 28mila e 15mila euro al pezzo. Senza contare gli elevatissimi costi per addestrare i tele-piloti italiani all[k]uso dei sofisticati sistemi di puntamento e lancio di queste armi.

La decisione finale del Congresso americano sulla vendita di queste armi all[k]Italia e’ attesa a giorni, ma e’ scontato il via libera. Sarebbe doveroso che anche il Parlamento italiano si pronunciasse in merito: nel 2008, al momento dell[k]acquisto dei primi quattro droni disarmati, l[k]allora sottosegretario alla Difesa, Giovanni Lorenzo Forcieri, disse che l[k]eventuale futura decisione di armarli sarebbe dovuta preventivamente passare per il Parlamento.

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