IL FINANZIAMENTO PUBBLICO ALL’UNITA’

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ieri il Fatto e’ tornato ad attaccare, con i consueti toni inquisitori, i giornali che usufruiscono del finanziamento pubblico. Scrive Marco Travaglio nel suo editoriale: [k]Alcuni giornali imbottiti di soldi pubblici si sono adontati perche’ abbiamo fatto notare la coincidenza del loro silenzio su Malinconico che li aveva appena imbottiti di soldi pubblici: ma, se la coincidenza non la fa notare l[k]unico giornale che rifiuta i finanziamenti pubblici, chi altri la fara’ notare?[k]. Tra gli smemorati colleghi del Fatto ce ne sono molti che fino a poco fa si battevano in difesa dei giornali [k]imbottiti di soldi pubblici[k] e altri che ci lavoravano tranquillamente senza porsi alcun problema di coscienza. Se e’ lecito cambiare opinione, e’ altrettanto doveroso pero’ spiegare il perche’. Con questo spirito, in modo che i lettori sappiano, ripubblichiamo integralmente uno degli appelli che l[k]attuale direttore del Fatto Antonio Padellaro, allora alla guida de l[k]Unita’, firmo’ il 1[k] agosto del 2006 insieme ai direttori di Europa, Liberazione, Secolo d[k]Italia e Padania, in difesa del finanziamento pubblico ai giornali. In quella stagione Marco Travaglio era una delle firme di punta del quotidiano. Ogni commento ci pare superfluo.

“In Italia esiste la tradizione dei quotidiani di partito. Questi giornali hanno avuto, e hanno, una funzione molto importante. Rappresentano la pluralita’ delle informazioni e delle opinioni in un mercato editoriale assai ristretto e controllato da pochi gruppi. I giornali di partito sono uno strumento fondamentale di dibattito, di informazione e di lotta politica. Un pezzo importante del nostro sistema democratico.

Oggi i giornali di partito sono in forti difficolta’ economiche. Soprattutto perche’ sono tagliati fuori quasi completamente dagli investimenti pubblicitari. Vi forniamo questo dato: i grandi giornali di informazione ricevono 1 euro dalla pubblicita’ per ogni euro ottenuto dalle vendite. Giornali come [k]Liberazione[k] o [k]Il Secolo d’Italia[k] ottengono per ogni euro di incassi da vendite circa 3 centesimi di pubblicita’. Si vede bene che c’e’ una disparita’ insopportabile e per sanare questa disparita’ occorre il finanziamento pubblico dei giornali di partito. Se si rinuncia al finanziamento pubblico si rinuncia a una parte fondamentale della liberta’ di informazione. I giornali di partito, oggi, in Italia, sono cinque (quelli che fanno riferimento a partiti presenti in parlamento e nelle schede elettorali, e che distribuiscono il giornale in tutte le edicole del paese). Questi giornali sono [k]l’Unita’[k], [k]Il Secolo d’Italia[k], [k]Liberazione[k], [k]La Padania[k] e [k]Europa[k]. Noi crediamo che questi giornali debbano poter accedere ad un sistema di finanziamento pubblico sicuro, puntuale e riservato solo a loro. E che l’entita’ di questo finanziamento (fermo da 15 anni mentre il costo e il prezzo dei giornali e’ triplicato) vada aggiornato e adeguato. Chiediamo al governo e ai gruppi parlamentari di destra e di sinistra di impegnarsi in questo campo e di farlo in tempi molto brevi”.

Antonio Padellaro (l[k]Unita’)
Stefano Menichini (Europa)
Piero Sansonetti (Liberazione)
Flavia Perina (Il Secolo)
Gianluigi Paragone (La Padania)

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