LA CENTRALITA’ OPERAIA E IL MINESTRONE DEI LAVORATORI

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In questi ultimi giorni si e’ svolto un dibattito importante sulla Centralita’ operaia, dibattito innescato dalla proposta di una riunione dei lavoratori il 23 Gennaio. Pubblichiamo l’ultima lettera degli operai della INNSE di Milano, Ansaldo-Mangiarotti di Milano, Jabil-Siemens di Cassina de Pecchi (Mi), al sig. Massimo ( uno dei promotori della riunione dei lavoratori). In allegato pubblichiamo l’intero dibattito. Abbiamo gia’ pubblicato sul tema della centralita’ operaia un importante intervento di due operai di Modena. Invitiamo gli operai ad intervenire sull’importante argomento. [color=red]Oggetto: riunione nazionale 23 gennaio 2010 Milano 14 gennaio 2010 Egregio signor Massimo, se le risposte alle nostre note sull’iniziativa del 23 gennaio sono quelle che ci ha inviato, abbiamo capito che il viaggio sarebbe inutile. Abbiamo parlato e non a caso di centralita’ operaia, perche’ e’ tempo che gli operai ricostituiscano la loro indipendenza dalle altre classi, anche dalla piccola borghesia stipendiata, immiserita e disperata. La crisi impone agli operai il riconoscersi come classe e con cio’ in partito, e di questo e’ necessario discutere, invece ci viene riproposta la solita minestra delle iniziative di lotta da coordinare tra i diversi lavoratori senza distinzione. Qualunque operaio sa che anche i tecnici e gli ingegneri delle fabbriche in crisi, quando rischiano di perdere il loro posto di lavoro diventano cattivi, gridano contro le multinazionali, contro la speculazione finanziaria, diventano accesi nazionalisti per difendere la loro professionalita’. trascinandosi dietro anche qualche operaio…..Ma noi sappiamo da dove vengono, per anni hanno guardato gli operai di traverso, ci hanno misurato i tempi di produzione, usato scienza e tecnica per rendere piu’ intenso il nostro sfruttamento. Hanno sostenuto o semplicemente accettato senza fiatare che se le aziende non rendevano era colpa degli operai. La crisi butta anche loro in mezzo ad una strada, lavora con metodo. Una buona parte di questi puo’ unirsi alla lotta? Sicuramente, ma alla sola condizione che siano gli operai a dettare la condotta, che gli operai siano forti, indipendenti, che sappiano dove andare. Viceversa questi lavoratori della mente o aspiranti tali sono disposti a seguire chiunque, a sostenere qualunque avventura per difendere i loro trascorsi piccoli e grandi privilegi di uomini di scrivania. Certo e’, che chi ha la vocazione del commesso viaggiatore della merce ” siamo tutti lavoratori ” per ritagliarsi, senza tanto successo, un posto primario sulla scena, fara’ fatica a capire il significato di questa rivendicazione di orgoglio operaio che si sta affermando a cominciare dalla INNSE. Ma non disperiamo. Luigi, Massimo, Vincenzo della INNSE, Rosario dell’Ansaldo-Mangiarotti, Ciccio della Jabil-Siemens. Milano 14 gennaio 2010[/color] ]]>

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