SANITA: I TAGLI DI ROBIN HOOD

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ECONOMIA Nelle Regioni in deficit contributi automatici anche per gli esenti
Inevitabile una diminuzione delle prestazioni.
Formigoni: misure insostenibili
Sanita’, ecco i tagli del governo
piu’ ticket e meno posti letto
Previste sostanziose riduzioni di personale: medici, infermieri, tecnici
di MARIO REGGIO

ROMA – Ticket sanitari anche a carico delle categorie ora esenti: anziani con patologie invalidanti, malati oncologici, a prescindere dal reddito. Riduzione dei posti letto ospedalieri, oggi il rapporto ottimale e’ di 4,5 per mille residenti. Taglio del personale sanitario, medici, infermieri e tecnici, per raggiungere il pareggio del bilancio. La voce sanita’, nel maxiemendamento al decreto della manovra economica presentato dal governo, ha mandato su tutte le furie i governatori delle Regioni. Anche il lombardo Roberto Formigoni ha lanciato un messaggio di fuoco a Berlusconi e Tremonti: “I tagli, in particolare sulla sanita’, sono insostenibili, abbiamo chiesto un incontro urgente al governo, perche’ ci hanno assicurato che non procederanno a decisioni unilaterali. Vedremo cosa succedera’”.

Perche’ le Regioni si sono schierate compatte contro il piano Tremonti? Il Patto per la Salute firmato con il governo Prodi, proposto dall’allora ministro Livia Turco e dal responsabile dell’Economia Padoa-Schioppa, prevedeva un incremento del Fondo sanitario nazionale del 3% dal 2008 al 2011, passando da 99 miliardi euro a 108 miliardi e 500 milioni. L’accordo prevedeva somme aggiuntive per il rinnovo del contratto dei medici e paramedici e per la copertura dei ticket sulle ricette per la specialistica e gli esami diagnostici. Piu’ di tre miliardi di euro per evitare i ticket e 1.800 per i contratti.

Il piano prevede ora una manovra soft per il 2008. Ma dal 2009 cominceranno i guai. L’incremento del Fondo sanitario nazionale viene in pratica dimezzato, niente soldi per il rinnovo dei contratti della sanita’, e i ticket per le visite specialistiche saranno problemi esclusivi delle Regioni. Il tutto senza tenere conto dell’incremento demografico: piu’ di 400 mila ogni anno dovuto all’arrivo degli immigrati. Alla fine della storia il taglio sara’ di quasi sette miliardi di euro. La sanita’ italiana, oltretutto, marcia a diverse velocita’.

Alcune Regioni hanno lavorato per tempo razionalizzando il sistema ospedaliero, trasferendo l’assistenza nel territorio, ma ci sono voluti anni per spiegare ai cittadini, non senza frizioni e contestazioni che sarebbe stato meglio cosi. “La Toscana ha iniziato questo lavoro una decina d’anni fa – afferma l’assessore alla Sanita’ Enrico Rossi, coordinatore nazionale della Conferenza delle Regioni – e’ stato faticoso ma siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi. Con questa manovra demenziale, se passera’, dovremo rivedere la convenzione con i medici di famiglia, o ridurre la prevenzione oncologica, oppure l’assistenza psichiatrica. L’offerta di Tremonti, per coprire il ticket sulla specialistica, e’ ridicola: ci dice noi vi diamo quest’anno 50 milioni di euro su 834, voi coprite il resto tagliando del 30% gli stipendi dei direttori generali delle Asl, direttori sanitari e dirigenti regionali. Cosi le Regioni metterebbero insieme una decina di milioni di euro”.

Come se non bastasse c’e’ il problema delle Regioni che hanno accumulato un deficit mostruoso nel corso degli anni. Con il governo Prodi era stato concordato un doloroso piano di rientro. In testa Lazio e Sicilia, seguite da Campania, Calabria e Molise. Per loro il problema e’ doppio: tagliare per rientrare dal debito pregresso e tagliare di nuovo per il ridimensionamento del Fondo sanitario. Massimo Russo, assessore alla Sanita’ della Sicilia, non ha perso le speranze: “e’ chiaro che il sistema rischia il collasso, ma spero che i conti possano tornare in equilibrio, tagliando 2 mila posti letto negli ospedali pubblici e 435 nelle cliniche private – afferma – riducendo i laboratori privati convenzionati”.
(12 luglio 2008)

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