SCHEDATI PERCHE’ NOMADI

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dalla Repubblica
“Schedati perche’ nomadi”

I supercommissari in azione
L’accusa di Giorgio, 47 anni: “Io dico vergogna Italia”
A Roma sgombero in corso di un campo nella zona del Testaccio
di CLAUDIA FUSANI e MATTEO TONELLI

“Schedati perche’ nomadi”
I supercommissari in azione

Una delle casette del campo nomadi di via Impastato a MIlano-Rogoredo dove stamani all’alba e’ scattato il blitz
MILANO – I bambini hanno scherzato con le divise e sono impazziti per il furgone della Scientifica, quello con le macchine fotografiche e gli strumenti come vedi nei film. Gli adulti hanno accettato in silenzio, “con grande umiliazione”. I vecchi hanno avuto “paura”, uno soprattutto: Goffredo, 69 anni, il capofamiglia, sopravvissuto durante la guerra a un “campo del Duce” dove venivano deportati gli zingari, una di quelle pagine di cui si e’ persa memoria. Le sirene e le macchine della polizia; loro, gli zingari, tutti in fila a mostrare i documenti; le cinque e mezzo del mattino di un giorno qualsiasi: brutti ricordi nella testa di Goffredo.

L’alba di questa mattina, Milano-Rogoredo, tra la tangenziale est, la ferrovia e sotto i cavi dell’alta tensione, campo nomade del comune – dunque autorizzato e censito -, quattro casette di legno, il resto roulotte e baracche, la kher, la casa della famiglia Bezzecchi, arrivati in Italia dalla Slovenia nel 1943 e qui, tra un campo e l’altro, giunti alla quinta generazione. Sono circa quaranta persone e tutti stamani sono sfilati uno per uno davanti a polizia, carabinieri e vigili urbani per declinare nome, cognome, generalita’, stato civile. Ognuno ha mostrato il documento di identita’ e ad ognuno e’ stata fatta la fotocopia.

“Censimento dei rom”, secondo il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, da dieci giorni super commissario per gli zingari con gli ampi poteri previsti dall’ordinanza della Presidenza del Consiglio pubblicata in Gazzetta il 30 maggio. “Una schedatura umiliante” secondo Giorgio Bezzecchi, 47 anni, ragioniere, uno dei cinque figli di Goffredo, vicepresidente dell’Opera nomadi della Lombardia, fino all’anno scorso responsabile dell’Ufficio nomadi del Comune e adesso ricercatore presso l’universita’. “Quello che e’ successo stamani non era mai accaduto, e’ agghiacciante e tutti devono sapere, tutti…” insiste Bezzecchi.

Ma anche a Roma si muove qualcosa. Da stamattina e’ in corso un’operazione congiunta della Questura e della Polizia municipale per lo sgombero di 30 roulotte, per un totale di 120 persone, di cui 40 minorenni, zingari italiani di origine slava, che si erano insediati illegalmente nella zona dell’ex mattatoio, a Ponte Testaccio. Un’operazione che si sarebbe dovuto concludere con l’arrivo dei bambini che frequentano la scuola. Ma dopo oltre 10 ore nell’ insediamento regna l’incertezza. Da un lato ci sono i nomadi che attendono vicino le loro roulotte, di fronte all’insediamento, in largo Giovanni Battista Marzi, sono schierate le forze dell’ordine, attualmente con circa 15 automobili e camionette. Il tutto mentre il prefetto Mosca assicura che anche a Roma sara’ realizzato “un monitoraggio sia dei luoghi, sia del numero delle persone, sia della loro identita’. “Inizieremo – spiega Mosca – dai campi abusivi in modo tale da fare una ricognizione attenta della qualita’ delle persone presenti.Poi si passera’ ai campi autorizzati.L’ordinanza prevede per tutti, comprese donne e bambini, l’utilizzo dei rilievi segnaletici”.

I prefetti super commissari per i nomadi sono tre, Roma, Milano e Napoli dove pero’ gli “sgomberi”, per ora, sono stati fatti in un altro modo dalla camorra. Giorgio Bezzecchi non vive piu’ al campo ma ieri sera, sapendo che ci sarebbe stato quello che definisce “blitz” si e’ fermato con il padre e le famiglie dei suoi quattro fratelli. “La nostra famiglia, tutta la nostra famiglia – spiega Bezzecchi – e’ italiana, abbiamo i documenti, lavoriamo, paghiamo le tasse, luce e acqua, i nostri figli vanno a scuola. In comune, dove ho lavorato per 23 anni, e in prefettura lo sanno perfettamente. Arrivare all’alba, circondare il campo e illuminarlo con le lampade, svegliarci e metterci in fila e fare la fotocopia del nostri documenti e’ stato molto piu’ che umiliante. Sanno chi siamo, conoscono la famiglia Bezzecchi, mio padre e’ medaglia d’oro al valore civile. Perche’ questo blitz di evidente matrice razziale?”.

E’un fatto che il primo atto ufficiale del commissario per i rom di Milano e’ proprio il monitoraggio della famiglia Bezzecchi, Rogoredo, Milano. “Sono arrivati alle cinque e mezzo – racconta Giorgio – hanno circondato il campo, lo hanno illuminato, sono venuti casa per casa, roulotte per roulotte, ci hanno svegliato, ci hanno fatto uscire, hanno fotografato le case e poi i nostri documenti. Hanno finito intorno alle sette e mezzo. Io credo – aggiunge Bezzecchi – che tutti debbano sapere e capire cosa sta succedendo: sono italiano, sono cristiano e sono stato schedato in base alla mia razza. Rimanere in silenzio oggi vuol dire essere responsabili dei disastri di domani”.

Con Bezzecchi proviamo a metterla cosi, che in fondo e’ solo un censimento, qualcosa di utile per affrontare una volta per tutte la questione rom, per conoscerli e quindi poter essere di aiuto a chi vuol vivere in Italia rispettando le regole. “Tanto per cominciare – risponde – noi siamo sinti italiani registrati all’anagrafe quindi non capisco cosa debbano censire visto che gia’ esistiamo. Piu’ in generale – lo dico perche’ ho lavorato per 23 anni all’Ufficio nomadi del comune di Milano – il censimento gia’ esiste dei campi autorizzati. A Milano ci sono tra i 5 e i 5.500 nomadi”. Una discriminazione, quindi, “anche se presentata come positiva”.

Sessanta anni fa, ricorda Bezzecchi, usciva la rivista “La difesa della razza” di Guido Landra, furono approvate le prime leggi razziali, poi i primi rastrellamenti. “Mio nonno fu portato a Birkenau ed e’ uscito dal camino… Mio padre fu portato a Tossicia ed e’ tornato indietro. Stamani lo hanno svegliato all’alba e lo hanno messo in fila. Io oggi, italiano e sinti, dico vergogna”.

E in serata il titolare del Viminale, Roberto Maroni insiste: “Abbiamo intenzione di chiudere i campi nomadi abusivi. Questo e’ quello che stiamo facendo a Milano a Roma e a Napoli. Tutto cio’ che e’ abusivo, illegale si deve intervenire. Tutto cio’ che e’ legale va mantenuto e sostenuto”.

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