COME SI PREPARA LA GUERRA

Condividi:

da peacereporter.it

Stati Uniti – 22.4.2008
L’esercizio del dubbio
Nuova propaganda di guerra e consigli per resistere

Indirizzare l’opinione pubblica, creare consenso, coprire la verit[k]. Non stiamo parlando di un genere nuovo nell’informazione che riguarda guerre e conflitti. Le veline non sono scomparse, ma si sono adeguate, come le tecniche di cooptazione da parte di chi ha bisogno di disegnare semplici schemi che creino affezione alla macchina bellica, alle esigenze dei ‘falchi’.

Gli analisti manovrati dal pentagono. La notizia pubblicata nelle scorse ore dal New York Times ci racconta di una schiera di analisti militari, tutti graduati in pensione, utilizzati dai grandi network televisivi statunitensi, al servizio diretto di Donald Rumsfeld. Gli analisti, tutti legati all’industria bellica, venivano ammaestrati sul messaggio da propagandare, in cambio di informazioni riservate utili per i loro affari di consulenti per l’industria bellica, a vario titolo. Quando l’informazione sui conflitti voluti dagli Usa rischiava di prendere una cattiva piega, Rumsfeld riuniva il pool, impartiva la linea editoriale, che veniva trasmessa nelle case di milioni di telespettatori. Dall’inchiesta del NYT apprendiamo anche virgolettati che legittimano innumerevoli analisi, dando loro non pi[k] l’aura di un’opinione, ma il valore dei fatti. Dice, Rumsfeld, di insistere sul concetto di guerra al terrore, ma senza limitare questa espressione solo all’Iraq, o all’Afghanistan. Il concetto deve essere esteso temporalmente e geograficamente. E soprattutto l’Iraq deve essere legato sempre di pi[k] all’Iran.
Si era detto e scritto, penser[k] pi[k] di uno, ma il valore aggiuntivo di questa notizia sta proprio nel virgolettato, la riprova di una strategia visibile nei fatti adesso ha anche una sorta di prova inconfutabile.

A leggere l’inchiesta del NYT viene da pensare a una tecnica di disinformazione che ha sostituito la manipolazione della verit[k]. Il caso degli analisti militari [k] un caso flagrante di omissione e di deformazione. Ma c'[k] un altro tipo di diffusione delle notizie che non ha confini nitidi, o parametri assoluti. E che risulta, proprio per questo, pi[k] difficile da individuare, o dalla quale [k] pi[k] difficile difendersi.
Sono quelle notizie che sono false, ma create e veicolate come se fossero vere e nei canali di quelle vere. Sono le campagne di immagine, il marketing applicato alla guerra, o ai conflitti.

E cos[k] non deve stupire se il Plan Colombia, nel quale gli Usa gettano milioni e milioni di dollari, abbia un agguerrito team di esperti in comunicazione, al soldo del Dipartimento di Stato.
Molti Stati, non solo Washington, decidono di avvalersi di esperti delle agenzie di immagine per orchestrare vere e proprie campagne che cercano di influenzare l’opinione pubblica o attutire le critiche. Il caso Pinochet, per esempio: una agenzia di immagine statunitense era incaricata di curare l’immagine del suo cliente, quando questi era stato arrestato a Londra. Il caso della Exxon Vladez, la petroliera colata a picco nei ghiacci. O, forse i pi[k] ricorderanno, il cormorano incatramato della prima guerra del Golfo. Quel cormorano non aveva mai respirato l’aria o le nubi tossiche nei pressi dei pozzi di petrolio manomessi da Saddam Hussein. Fu semplicemente una chiave emotiva per creare consenso, un’immagine che serviva a far leva sulle emozioni di un povero volatile moribondo, incapace di muoversi per la massa oleosa che ricopriva piume e penne.

john rendonUno degli attori principali di questa informazione di propaganda [k] la Rendon Group, fondata da John Rendon. [k] sempre il New York Times a sostenere che, dopo l[k]11 settembre 2001, l[k]agenzia ha ricevuto un incarico da circa 100.000 dollari al mese per aiutare il Pentagono nella realizzazione di una nuova macchina di propaganda: l[k]Office of Strategic Influence. Un ufficio che avrebbe avuto il compito di fornire elementi informativi, eventualmente anche falsi, alle organizzazioni dei media stranieri nel quadro di un nuovo sforzo per influenzare gli umori del pubblico e i policy makers sia nei paesi alleati che in quelli avversari.

Ce n'[k] abbastanza per cercare di abbozzare almeno una qualche cautela, ogni volta che leggiamo dichiarazioni o slogan di una semplicit[k], e semplificazione, aberranti. Bene e Male, Bianco o Nero, sfumature ormai inesistenti. O indirizzate, se vogliamo seguire una delle poche dichiarazioni che John Rendon ha dato di s[k], da quanto riportato nell’articolo di J. Stein [k]When Things Turn Weird, the Weird Turn Pro. Propaganda, the Pentagon and the Rendon Group[k] nella rivista elettronica TomPaine.common sense. Rendon, durante un incontro all[k]Air Force Academy,si defin[k] un guerriero dell[k]informazione e organizzatore delle percezioni.
In tante, e siffatte, certezze, davanti a uno schermo tv o a un foglio di giornale forse [k] necessario rivalutare l’esercizio del dubbio.

Angelo Miotto

Condividi:

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.