LIBANO: TRIBUNALE DEL POPOLO

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da peacereporter.net

Tribunale del popolo
Un network di realta’ della societa’ civile giudica colpevole Israele di crimini contro l’umanita’ in Libano
scritto da Alessandra Fava

Crimine di guerra, crimine contro l’umanita’ e genocidio: e’ questa la sentenza espressa dal Tribunale internazionale del popolo libanese che si e’ riunito a Bruxelles dal 22 al 24 febbraio. Figlio dei Forum mondiali, di una rete di ong e di un network internazionale di medici, genetisti e scienziati, che ha fatto studi approfonditi su campioni umani raccolti a Gaza e in Libano durante gli attacchi, il Tribunale informale ha oltrepassato gli equilibrismi dell’Europa (compreso l’italico “reazione sproporzionata”) per esprimere un giudizio pesantissimo sugli attacchi israeliani in territorio libanese, avvenuti tra il 12 luglio e il 24 agosto 2006 che, secondo la Commissione d’inchiesta dell’Onu del novembre 2006, ha comportato 7 mila attacchi in cui sono morte oltre 1100 persone, tra cui vecchi, donne e bambini, quindi troppe vittime civili.

La parola ai giurati. Il Tribunale riunito a Bruxelles nella Casa delle Associazioni internazionali, presieduto dalla colombiana Lilia Solana con il docente di storia dell’Africa e Asia all’Universita’ di Teramo Claudio Moffa, il cubano Adolfo Abascal e l’indiano Rajindar Sachar, ha ascoltato per due giorni diversi libanesi tra cui attivisti ed esperti di diritto internazionale come Issam Naaman, Hassan Jouni e Albert Farhat (che fungevano da avvocati della societa’ civile libanese), esperti di ambiente ed economia e un medico che ha raccontato la situazione d’emergenza negli ospedali durante l’attaco. Tutti i libanesi hanno potuto intervenire perche’ si trovavano gia’ all’estero, mentre e’ stato negato il visto a quelli che avrebbero dovuto arrivare direttamente. E’ intervenuto anche il giurista paraguyano Hugo Ruiz Diaz Balbuena, rappresentante dell’Associazione americana dei giuristi presso il Consiglio dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite.

Armi invisibili e terribili. Tra le relazioni c’e’ stata anche quella del network internazionale Newweapons, rappresentato da Paola Manduca, genetista dell’Universita di Genova che ha spiegato come dall’analisi di sei campioni provenienti dal Libano e quattro da diversi attacchi letali avvenuti a Gaza, il pool di scienziati sia arrivati a sospettare l’utilizzo di nuove armi sperimentate da Israele nell’attacco di luglio in Libano e precendemente a Gaza. Si tratterebbe di armi termobariche fatte esplodere in strutture civili e di altre armi che non lasciano segni sul corpo, con danni collaterali molto relativi usate all’aperto, le cosidette Lcd (Low collateral damage) e Dime (Dense Intert Metal Explosive). A corroborare le loro tesi, ci sono le testimonianze di alcuni medici libanesi e palestinesi che hanno registrato strane esplosioni degli organi interni di alcuni cadaveri o ferite al fegato senza proiettili in alcuni sopravvissuti sino al caso pi� eclatante registrato il 28 luglio 2006 di un ragazzo di 28 anni che arriva in ospedale Hiram a Tiro con una gamba spezzata in due all’altezza del ginocchio. Secondo la testimonianza raccolta viaggiava in auto insieme ad un amico. Furono attaccati e non s’infiammo’ ne la benzina del serbatoio ne quella nelle tanche che stavano trasportando. Il vicino mostrava bruciature solo dal lato dell’amico ferito piu’ gravemente.

Non solo Libano. Casi simili si sarebbero registrati anche a Gaza e sarebbero legati a piccole bombe laser teleguidate con micro o nano particelle di metalli pesanti. “Un denominatore comune delle nuove armi usate in Libano e a Gaza – ha concluso nella sua relazione Manduca – che non lasciano tracce visibili a occhio nudo o con strumenti utilizzati normalmente negli ospedali” e quindi e’ piu’ difficile somministrare le cure nei pronto soccorso. Sulle Dime non c’e’ ancora una legislazione specifica data la loro novita’ . Anche se le convenzioni internazionali vietano l’utilizzo di armi contro obiettivi civili e in specifico l’uso di armi che non possano essere rilevate ai raggi X.
Il tribunale civile di Bruxelles ha aggiunto nel suo verdetto giudizi di natura geopolitica: non ha riconosciuto la cosidetta “linea blu”, ricordando la questione annosa dell’occupazione da parte di Israele delle fattorie di Sheba; ha definito l’intervento in Libano un “atto di guerra non dichiarata”; stigmatizzato gli attacchi sistematici alla popolazione civile e rimarcato la sproporzione della reazione

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