LO SBLOCCA PROFITTI

Mano libera ai padroni del cemento da Nord a Sud. Meno controllo sugli appalti, sulla gestione dei cantieri, sulle norme di sicurezza, bande di famelici “imprenditori”sono pronti a mettere le mani sul bottino e sulla pelle degli operai. Caro Operai Contro, devono preoccupare tutti gli operai le “novità” del decreto “sblocca cantieri” che il governo Conte sta preparando. Una di queste prevede la sospensione dell’obbligo di gara di appalto, con criteri che riguarderebbero oltre il 75% degli appalti in Italia. Aprendo così le porte dei cantieri ad aziende di ventura, dove a farne le spese sarebbero la sicurezza e […]
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Mano libera ai padroni del cemento da Nord a Sud. Meno controllo sugli appalti, sulla gestione dei cantieri, sulle norme di sicurezza, bande di famelici “imprenditori”sono pronti a mettere le mani sul bottino e sulla pelle degli operai.

Caro Operai Contro, devono preoccupare tutti gli operai le “novità” del decreto “sblocca cantieri” che il governo Conte sta preparando. Una di queste prevede la sospensione dell’obbligo di gara di appalto, con criteri che riguarderebbero oltre il 75% degli appalti in Italia. Aprendo così le porte dei cantieri ad aziende di ventura, dove a farne le spese sarebbero la sicurezza e l’incolumità degli operai.

Tanto più vero questo, alla luce di un altro punto dello “sblocca cantieri”, che prevede l’abolizione di vincoli senza i quali, si spianerebbe la via al subappalto selvaggio.

Altro punto dello “sblocca cantieri”, sarebbe il ripristino del massimo ribasso negli appalti, pregiudicando in definitiva, i salari e le condizioni cui sarebbero costretti gli operai.

Non è finita. E’ prevista l’abolizione dell’albo dei direttori dei lavori e dei collaudatori. Tradotto significa, ad esempio, che la figura che dovrebbe controllare la regolarità delle misure antinfortunistiche, può essere la stessa che per “risparmiare”, non investe per la prevenzione e l’incolumità degli operai.

L’unico vero “sblocco” è quello di lasciare mano libera alla gestione dei cantieri, liberalizzare l’uso degli operai al lavoro, le misure di prevenzione e sicurezza diventano a discrezione delle aziende, sulla preda degli appalti pubblici i famelici padroni sono pronti a fare nuovi e più sostanziosi profitti.

Landini il nuovo segretario della Cgil, in nome dell’occupazione rivendica lo sbloccodi 36 opere pubbliche. La Fillea-Cgil ne rivendica lo sblocco di almeno 70.

La Furlan segretaria della Cisl rivendica investimenti per le infrastrutture per la messa in sicurezza del territorio, ma non fa cenno alla sicurezza degli operai, alle condizioni di lavoro in questi cantieri.

I padroni più volte clamorosamente scesi in piazza a Torino chiedevano denaro pubblico con il rilancio di infrastrutture e grandi opere. Ora l’avvicinarsi delle elezioni ha spinto il governo Conte a preparare il decreto “sblocca cantieri”, o meglio sblocca profitti. La chiave che dovrebbe spalancare le porte a massicci investimenti pubblici: strade urbane, ponti, tangenziali, scuole, acquedotti, palestre, raccordi e passanti ferroviari e stradali, palazzi, strutture pubbliche, ecc.

Per il governo è la classica trovata acchiappavoti, ma non è detto che dia i risultati sperati in campo elettorale, perché i partiti all’opposizione, Pd, Forza Italia, Fratelli d’Italia, erano in piazza con i padroni e rivendicavano anch’essi il rilancio degli investimenti pubblici e lo sblocco dei cantieri.

Per i padroni del settore costruzioni, un’immensa mangiatoia di profitti, alla quale partecipano anche i padroni del vasto settore dell’indotto delle costruzioni, dell’edilizia, tutti con i loro carrozzoni clientelari, portatori di voti e consensi elettorali.

L’Associazione nazionale costruttori (Ance), nell’intento di accaparrarsi una consistente fetta degli stanziamenti, avverte che ci sono 270 opere pubbliche “bloccate”, con cantieri fermi per svariati motivi, per un valore complessivo di 21 miliardi di euro.

Queste 270 opere pubbliche – precisa l’Ance per dare più peso alla “legittimità” delle sue richieste di fondi – rischiano di aggiungersi alle 670 opere “incompiute” per 4 miliardi di euro, censite in un anno dal ministero dei trasporti.

In un anno quindi si contano fra quelle “bloccate” e quelle “incompiute”, 940 opere ferme, i cui cantieri con i loro padroni, aspettano la manna dal cielo per ripartire: soldi pubblici per profitti privati, tramite sfruttamento degli operai..

940 opere pubbliche ferme sono il risultato del “saldo negativo”, tra finanziamenti promessi dai precedenti governi per prendere voti, e finanziamenti realmente stanziati, al lordo di intrallazzi, tangenti e bustarelle dei partiti e dei loro maneggioni.

Singoli cantieri si fermano perché le aziende falliscono, o per burocrazia infinita, o li ferma la magistratura per irregolarità, ecc. ecc. Questo per dire che un blocco generale dei cantieri non è mai stato decretato. Il fatto che 940 opere pubbliche si sono fermate, è la “naturale” conseguenza di come, complice la crisi, gli stanziamenti promessi dai governi dei padroni, sempre meno vengono mantenuti, e ad ogni tornata elettorale tocca al governo di turno fare nuove promesse.

Saluti Oxervator

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