Reddito di Cittadinanza – IV° parte

Reddito di Cittadinanza – “Navigator”, Centri per l’impiego, incentivi ai padroni, offerte “congrue” e salari da fame. Segue a: Reddito di Cittadinanza – III° parte (http://www.operaicontro.it/?p=9755753093) Il 6 marzo è iniziata la corsa al reddito di cittadinanza. A ieri le domande presentate erano quasi 500.000. Quante di queste saranno accettate si vedrà. La piccola borghesia al governo, ed in particolare il M5S, hanno fretta, vogliono essere sicuri di poter organizzare prima delle elezioni europee il grande spettacolo della consegna della prima card del RDC – La povertà è sconfitta, lo slogan. In realtà, i paletti messi dal governo, per […]
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Reddito di Cittadinanza – “Navigator”, Centri per l’impiego, incentivi ai padroni, offerte “congrue” e salari da fame.

Segue a: Reddito di Cittadinanza – III° parte (http://www.operaicontro.it/?p=9755753093)

Il 6 marzo è iniziata la corsa al reddito di cittadinanza. A ieri le domande presentate erano quasi 500.000. Quante di queste saranno accettate si vedrà. La piccola borghesia al governo, ed in particolare il M5S, hanno fretta, vogliono essere sicuri di poter organizzare prima delle elezioni europee il grande spettacolo della consegna della prima card del RDC – La povertà è sconfitta, lo slogan.

In realtà, i paletti messi dal governo, per ottenere il RDC, faranno sì che vi potrà accedere solo una parte, solo la parte più emarginata ed “italiana” del proletariato e del sottoproletariato delle regioni del sud, delle periferie delle grandi città, quelli che un lavoro “regolare” non l’hanno mai avuto, chi vive di espedienti, gli anziani poveri con la pensione sociale e gli strati più bassi della piccola borghesia ridotta in miseria dalla crisi. In cambio del voto, riceveranno qualche centinaio di euro (stimano che il 60% prenderà meno di 3.000 euro anno, circa 250 euro mese). Dal 29 marzo, poi, quando il decreto sarà convertito in legge e saranno effettivi gli emendamenti già approvati dal senato (e quelli della camera che ancora non conosciamo), questi paletti saranno ancora più restrittivi. Gli immigrati, ad esempio, oltre alla imposizione della residenza decennale dovranno anche produrre, relativamente alla loro condizione economica, “apposita certificazione rilasciata dalla competente autorità dello Stato estero, tradotta in lingua italiana e legalizzata dall’autorità consolare italiana”(Per capirci, con lo stesso pretesto a Lodi, mesi fa, il sindaco leghista negò alle famiglie di immigrati il servizio di mensa scolastico per i loro figli respingendo la validità delle dichiarazioni ISEE presentate e imponendo così di pagare la retta massima che quelle famiglie non avrebbero mai potuto pagare). Verranno poi introdotti vincoli più restrittivi sui cambi di residenza e le separazioni contro i presunti furbetti del RDC.

Quelle degli immigrati e dei “furbetti scansafatiche” sono due chiodi fissi di questa piccola borghesia al governo. Padroncini, commercianti, professionisti, funzionari amministrativi, da sempre maestri dell’imbroglio, del sotterfugio, approfittatori che all’ombra della grande borghesia curano i loro privilegi e fanno la bella vita sulle spalle degli operai sfruttati, ora si fanno giudici di immigrati e “furbetti scansafatiche”, che -secondo loro – vogliono approfittare della carità concessa dallo Stato, pronti a comminargli punizioni esemplari fino alla galera. La domanda del reddito di cittadinanza sembra una “roulette russa”: innanzitutto fuori quanti più immigrati possibile con richieste e condizioni pretestuose, eppoi obblighi, sanzioni pecuniarie, sanzioni penali per ogni tipo di inadempienza o falsa dichiarazione. Chi spaventerà? Chi è abituato ad arrabattarsi in mille modi per portare un piatto a tavola? Certo che per dichiarazioni false nella richiesta del RDC si rischiano 6 anni, gli stessi che toccano ad un padrone che ha ucciso degli operai sul lavoro. Questa è la loro giustizia, la loro legalità.

L’obbligo al lavoro.

La tesi è semplice: sei povero perché non lavori, non lavori perché domanda e offerta di lavoro non si incontrano. Noi ti diamo il RDC e tu sei obbligato ad accettare il lavoro che il sistema di intermediazione ti troverà. L’obbligo al lavoro non coinvolge minorenni, ultrasessantacinquenni, disabili e famiglie con disabili. Stimano che solo il 26% dei nuclei familiari beneficiari potrà essere obbligato al lavoro. Circa 400.000 persone. Di queste da subito circa la metà. Chi li farà assumere? I Centri per l’impiego (CPI) con il supporto dei famosi “Navigator”, una specie di tutor (precario naturalmente) del beneficiario del RDC che lo affiancherà in tutte le fasi della ricerca di un lavoro. Attualmente i CPI hanno 8.000 dipendenti. Si sarebbero dovuti aggiungere quindi i 6.000 navigator e altri 4.000 dipendenti dei CPI. Invece con l’accordo governo regioni raggiunto ieri il numero dei Navigator è stato dimezzato a 3.000. Erano il perno nella strategia di politiche attive pensata dal ministro Di Maio, tanto fondamentali che adesso ne bastano la metà, ma l’importante era chiudere con le regioni altrimenti niente partenza prima delle elezioni. In cambio della chiusura delle ostilità le regioni, oltre ai 4.000 già previsti nella legge di bilancio di quest’anno, nel 2021 potranno assumere altre 6.000 persone e stabilizzarne altre 1.600 per un totale di 11.600 assunzioni a tempo indeterminato nei CPI. Ma poi, riusciranno a trovare un lavoro ai disoccupati? Senza entrare nei dettagli si sa che i CPI attualmente riescono a piazzare meno del 2% di chi fa richiesta, circa 30.000 assunzioni anno. Con i Navigator ed il rafforzamento dei CPI riusciranno a far assumere almeno 200.000 persone? Sicuramente no e sicuramente non dipende da loro. I padroni non hanno nessun obbligo ad assumere. In breve, se in futuro dovessero essere stabilizzati anche i Navigator, come promesso dal governo, i circa 15.000 assunti nel pubblico impiego come “trova-lavoro” sono le uniche e sicure assunzioni garantite dal reddito di cittadinanza!

La posizione dei padroni sul reddito di cittadinanza, gli incentivi ai padroni e l’offerta congrua.

Ai padroni in realtà non interessa che venga fatta la carità ai più poveri. Chi non è d’accordo ad elargire qualche briciola, a fare un’opera di bene per gli ultimi? Il governo con il reddito di cittadinanza non è assolutamente intervenuto sulla condizione operaia, sulla libertà di licenziamento. Si è guardato bene dal pestare i piedi ai padroni. Anzi, ai padroni ha offerto incentivi, anche più generosi del tanto amato dai padroni Renzi, in caso di assunzione di beneficiari del RDC. I padroni però quei soldi dello Stato li vedono meglio utilizzati se servono a incentivare i loro affari, vogliono cantieri, vogliono commesse pubbliche, vogliono la TAV, vogliono fare profitti con un compratore sicuro della loro produzione. Sono settimane che politici, giornalisti e tutti i pennivendoli filo-padronali sono lì tutti i giorni a fare le pulci a quelle poche centinaia di euro di questo RDC e a chi le percepirà. Ci dicono che è troppo elevato ed esteso nel tempo, a tal punto da disincentivare la ricerca di un lavoro da parte dei disoccupati e “favorire i furbetti del divano”! Fanno questo usando in modo pretestuoso dati e numeri che abbiamo visto esseri veri solo sulla carta. E allora i 780 euro che prenderà una strettissima minoranza dei beneficiari diventano il sussidio di tutti, la possibilità di rifiutare una proposta che sia sotto la soglia di 858 euro (limite oltre il quale un’offerta di lavoro viene considerata congrua e non rifiutabile) si trasforma nell’allarme, lanciato da padroni e padroncini, che nessuno vorrà fare più l’apprendista, il commesso, l’impiegato part-time, il cuoco, il cameriere, il fattorino ovvero tutti quei lavori dove si guadagna meno di 700/800 euro! Dichiarano senza pudore che oltre 4 milioni di lavoratori lavorano a meno di 800 euro (dato sicuramente sottostimato perché non tiene conto ad esempio dei lavoratori in nero o degli immigrati irregolari sfruttati nei campi) e che sarebbe uno scandalo che il disoccupato percettore di RDC possa rifiutarsi di accettare un lavoro a meno di 858 euro senza perdere il sussidio.

In un paese dove i salari sono fermi da 17 anni, dove si è poveri perché i salari sono da fame, dove lo scandalo dovrebbe essere poter considerare congrua una offerta di lavoro a 858 euro, ebbene lo scandalo diventa che il percettore del reddito di cittadinanza potrebbe rifiutarsi di lavorare per quella cifra senza perdere il sussidio. Insomma, quelle che erano considerate condizioni schiavistiche adesso diventano “congrue” per la piccola borghesia al potere! Ma addirittura non ancora abbastanza “congrue” per i padroni che quando si tratta di sfruttamento degli operai vogliono le mani libere.

Operai prendiamo coscienza che piccola borghesia al governo e padroni ci vogliono ancora più schiacciati, gli uni per garantirsi i loro privilegi, gli altri per disporre di forza lavoro sempre più a buon mercato. Schiavi salariati, questa è l’unica offerta “congrua” a cui questo sistema sociale fondato sullo sfruttamento ci condanna.

P.S.

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