ORA E’TROPPO FACILE

Ora è troppo facile denunciare i manager “prenditori, c’e voluto l’intervento della magistratura con gli arresti domiciliari dei due manager di Blutec per far scoppiare il bubbone. Tutti si dicono pronti a salvaguardare i lavoratori della ex FIAT di Termini Imerese che sono in mezzo ad una strada, tutti meravigliati, si chiedono come è potuto accadere che questi signori si siano intascati 21 milioni di euro per l’impegno a reindustrializzare il sito e non ne abbiano fatto niente. Non partecipiamo a queste denunce generiche, costano poco e non portano a nessun risultato. Non ci faremo prendere in giro dagli […]
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Ora è troppo facile denunciare i manager “prenditori, c’e voluto l’intervento della magistratura con gli arresti domiciliari dei due manager di Blutec per far scoppiare il bubbone. Tutti si dicono pronti a salvaguardare i lavoratori della ex FIAT di Termini Imerese che sono in mezzo ad una strada, tutti meravigliati, si chiedono come è potuto accadere che questi signori si siano intascati 21 milioni di euro per l’impegno a reindustrializzare il sito e non ne abbiano fatto niente. Non partecipiamo a queste denunce generiche, costano poco e non portano a nessun risultato. Non ci faremo prendere in giro dagli stessi che oggi gridano alla speculazione ma che solo il 5 Marzo erano seduti al tavolo del MiSE e, concordando la cassa integrazione, si accontentavano delle dichiarazione della Blutec sulla ripresa dell’attività. Una serie di riunioni al Ministero dello sviluppo economico hanno scandito dal 2014 l’operazione Blutec, per non ricordare i precedenti impegni presi dalla DR-Motor al momento della chiusura della fabbrica FIAT del 2011 e mai mantenuti. Ma concentriamo l’attenzione sugli ultimi. Il 19 aprile del 2016, Bellanova, viceministro di Calenda, dichiara “E’ una sfida difficile ma i segnali sono incoraggianti. Il progetto Blutec è ormai avviato come ci ha detto l’azienda …”. Al MiSE, il 4 ottobre 2018, davanti al dottor Castano, ex sindacalista, vecchio burocrate, che chi ha lottato contro la chiusura delle fabbriche conosce bene – ne avesse salvata una -, si sottoscrive un verbale con l’impegno a far partire la produzione per il mese successivo, a novembre. Non parte niente. Nella successiva riunione, sempre al MiSE, del 19 dicembre 2018 si scrive “tornare a lavorare entro febbraio 2019”, l’impegno è sottoscritto da Ministero, Blutec , sindacati, regione e sindaco di Termini Imerese. Arriviamo al 5 marzo, pochi giorni fa, dove il Ministero non fa nient’altro che concedere sei mesi di cassa integrazione ed accontentarsi ancora delle solite chiacchiere sulla ripresa della produzione. Qui è Sorial, il vice di Di Maio, che in nome del nuovo che avanza, si beve le stesse favole dagli stessi manager, finiti pochi giorni dopo agli arresti domiciliari. Pensavano tutti di mettere a tacere gli operai che stavano protestando perché la cassa straordinaria era scaduta a dicembre e sarebbero rimasti senza copertura, invece l’intervento della magistratura ha sollevato la questione della ripresa della attività produttiva che non si è mai vista, ma che era, come impegno inderogabile, servita alla FIAT per chiudere, senza grossi problemi lo stabilimento nel 2011. La domanda semplice che ogni operaio si può porre è: ma tutti coloro che erano seduti ai tavoli e firmavano come garanti gli impegni di questi manager che ruolo hanno svolto? Dove si trovavano quando la fabbrica non partiva e i soldi dello Stato venivano comunque versati alla Blutec. La domanda la facciamo a noi stessi, agli operai che in questi raggiri sono quelli che pagano veramente: dove eravamo quando in assemblea i soliti sindacalisti ci raccontavano di accordi migliori possibili, di impegni sottoscritti al Ministero che però non si realizzavano? Dove eravamo noi ad ogni rinvio, ad ogni impegno mancato? Bisogna riconoscere che ci siamo fatti prendere in giro, ma non solo nella vicenda di Termini Imerese, ma nelle centinaia e centinaia di fabbriche che hanno chiuso con una semplice alzata di mano. Ne abbiamo viste troppe per percorrere ancora questa strada, il Ministero dello sviluppo economico, che cambia il ministro ma non cambia né la sua funzione, né i suoi funzionari inamovibili, è un covo dove si cucinano migliaia di licenziamenti per renderli digeribili a chi li deve subire. I sindacalisti firma tutto, non sono capaci di far rispettare nessun impegno, accettano qualunque scusa, qualunque rinvio, basta che faccia parte di un verbale sottoscritto al Ministero. Questa volta è stata la magistratura che ha messo in luce la truffa, che per tutti è ai danni dello Stato a cui devono restituire i soldi, ma che per noi è ai danni degli operai che per dieci anni sono stati portati a spasso. Dalla FIAT, che ha usato questi manager prestanome per chiudere la fabbrica e per ottenere finanziamenti, dal Ministero che li ha coperti e dai sindacalisti compromessi che hanno lavorato ai fianchi gli operai, per fargli accettare di tutto. La vicenda di Termini Imerese serva per mettere in moto la rabbia degli operai contro questo stato di cose, e faccia ballare tutti i contraenti. Fra pochi giorni i manager potranno uscire di casa, nuovi “inderogabili impegni” saranno sottoscritti al Ministero, e gli operai?

E.A.

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