NOLA, UN REPARTO USA E GETTA

Testo del volantino distribuito al reparto confino della Fiat di Nola il 27 febbraio fra il primo e il secondo turno Non c’è niente di ufficiale, ma circola la voce che la FIAT sarà costretta a far tornare tutti i confinati di Nola a Pomigliano, in applicazione di una sentenza di un giudice. Se la notizia fosse vera ci sarebbero alcune considerazioni da fare. 1) Dopo dieci anni verrebbe confermato che lo stabilimento di Nola non è una vera e propria azienda, ma un posto di comodo dove sono stati confinati per toglierseli dai piedi, lavoratori a “ridotte capacità […]
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Testo del volantino distribuito al reparto confino della Fiat di Nola il 27 febbraio fra il primo e il secondo turno

Non c’è niente di ufficiale, ma circola la voce che la FIAT sarà costretta a far tornare tutti i confinati di Nola a Pomigliano, in applicazione di una sentenza di un giudice.

Se la notizia fosse vera ci sarebbero alcune considerazioni da fare.

1) Dopo dieci anni verrebbe confermato che lo stabilimento di Nola non è una vera e propria azienda, ma un posto di comodo dove sono stati confinati per toglierseli dai piedi, lavoratori a “ridotte capacità lavorative” e operai troppo sindacalizzati per i gusti della direzione aziendale.

In questo modo si dimostrerebbe che dieci anni di salari ridotti, di disperazione per molti, di suicidi avvenuti per questa condizione, sono stati voluti e perseguiti dall’azienda non per fantomatiche esigenze produttive, ma per rappresaglia, ed esclusione dei lavoratori già scassati sulle linee.

E verrebbe dimostrato a posteriori che chi protestò per questa condizione e per i suicidi e venne licenziato, aveva ragione e, l’azienda e la magistratura di allora, torto.

2) Il trasferimento a Nola, dieci anni fa vide la lotta determinata di pochi irriducibili, una ottantina, mentre la stragrande maggioranza dei trasferiti su indicazione dei vari sindacalisti salirono senza combattere sui pullman per Nola. Come non fecero nessuno sciopero gli operai all’interno dello stabilimento di Pomigliano, illusi anche loro dai sindacalisti di turno, che il “piano Marchionne” li avrebbe salvati. Se quella lotta fosse stata sostenuta da tutti gli operai, trasferiti e non, si sarebbero evitati la disperazione per i tanti che andarono a Nola, i licenziamenti per rappresaglia, i sacrifici fatti da quelli che rimasero a Pomigliano, immiseriti da anni di cassa integrazione, per una metà, e consumati dagli alti ritmi di lavoro, con pause inadeguate sulle linee, per l’altra metà. Questi dieci anni sarebbero stati tutta un’altra storia.

3) Perché questa decisione arriva adesso? Quando lo stesso stabilimento di Pomigliano è a rischio? Nel fumoso piano di rilancio degli eredi di Marchionne si vede ancora meno sostanza dei piani precedenti. La FIAT continua a perdere quote di mercato e dei nuovi investimenti non si vede traccia. Noi ci chiediamo: i “confinati” di Nola escono da una scatola vuota per entrare in un’altra scatola vuota?

4) La direzione FIAT aveva problemi a far sopravvivere uno stabilimento inutile come Nola. Per il porto franco gli bastava un presidio con dieci addetti. Tutti gli altri li avrebbe già liquidati da tempo se non avesse dovuto dare conto all’opinione pubblica per i suicidi degli operai di Nola e per le proteste e i licenziamenti che si erano avuti in conseguenza. E tutto questo avviene dopo la sentenza che ha licenziato in via definitiva 5 operai. Ora con il presunto trasferimento risolve i suoi problemi: mette tutti nello stesso calderone, anzi diventa un ulteriore motivo per spacciare all’opinione pubblica l’impossibilità di tenere aperto Pomigliano.

5) Chi pensa di avere raggiunto una vittoria con il ritorno a Pomigliano in queste condizioni, rifletta bene. Tornare a Pomigliano senza che una lotta lo abbia imposto è una debolezza non una forza.

Da questo momento in poi, o gli operai si organizzano per far sentire la loro voce in modo autorevole, con la lotta, oppure non ci sono sotterfugi legali, compromessi sindacali o compiacenze politiche che tengano.

O facciamo vedere che ci siamo e che siamo determinati a vendere cara la pelle, o siamo già sconfitti in partenza.

SI COBAS FCA

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