UNO VALE L’ALTRO

Di Maio come Renzi alla corte degli industriali. In visita alla Leonardo di Pomigliano per raccogliere consensi di manager, impiegati servizievoli e tecnici illusi Caro Operai Contro, qualche giorno fa, il 18 febbraio, con il capo del governo Conte, Di Maio ha fatto visita alla Leonardo ex Finmeccanica di Pomigliano D’Arco, azienda del settore Difesa e Spazio il cui maggior azionista è lo Stato. Di Maio ha parlato come faceva Renzi, cercando di accaparrarsi consensi, possibilmente i voti nelle vicine elezioni amministrative e poi le europee. Ad ascoltarlo oltre ovviamente ai manager, c’era un mix della piccola borghesia in […]
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Di Maio come Renzi alla corte degli industriali. In visita alla Leonardo di Pomigliano per raccogliere consensi di manager, impiegati servizievoli e tecnici illusi

Caro Operai Contro, qualche giorno fa, il 18 febbraio, con il capo del governo Conte, Di Maio ha fatto visita alla Leonardo ex Finmeccanica di Pomigliano D’Arco, azienda del settore Difesa e Spazio il cui maggior azionista è lo Stato.

Di Maio ha parlato come faceva Renzi, cercando di accaparrarsi consensi, possibilmente i voti nelle vicine elezioni amministrative e poi le europee. Ad ascoltarlo oltre ovviamente ai manager, c’era un mix della piccola borghesia in fabbrica, impiegati, qualche tecnico e qualche esponente dell’aristocrazia operaia.

Per rassicurare i manager dei loro profitti e la continuità dello stipendio a servizievoli impiegati, Di Maio ha annunciato lo stanziamento di 1 miliardo di euro per l’aereonautica militare.

Subito 130 milioni per aggiornare le linee produttive della Leonardo a Pomigliano e Nola. Altri 7 milioni per impiantare una nuova struttura, denominata Aereo Tech Campus della Divisione Aerostrutture, che ospiterà anche ricercatori e sviluppatori della Università Federico 2° di Napoli.

Gli operai non partecipano a questi teatrini, ma Renzi ieri, Di Maio oggi, insieme alle aziende vorrebbero attraverso l’azione della piccola borghesia in fabbrica, “contaminare” gli operai, seminando “tranquillità” e legandoli al nazionalismo degli interessi aziendali.

Altro che l’elemosina del reddito di cittadinanza! Di Maio, come ministro delle Politiche sociali, regala 1 miliardo di soldi pubblici per i famosi “investimenti produttivi”, perché poi manager, azionisti e boiardi di Stato ben rappresentati dall’AD della Leonardo, il “collaudato” banchiere A. Profumo, possano rimpinguare i profitti che mettono in tasca.

Col “decreto dignità” Di Maio aveva dichiarato la fine dello sfruttamento. Ma, a parte la misteriosa idea di sfruttamento che ha Di Maio, proprio alla Leonardo come in molte aziende, è rimasta la giungla del lavoro interinale. Operai dipendenti dalle agenzie o da altre aziende che, pur lavorando insieme agli operai dipendenti della Leonardo, a parità di mansioni e produzione, hanno salari, categorie e condizioni normative inferiori. L’azienda li sfrutta al ribasso, rispetto gli operai con i quali lavorano fianco a fianco, dipendenti della Leonardo, la Spa con 45.100 dipendenti di cui il 36% all’estero, con fabbriche in 20 paesi, di cui 42% in Italia.

Signor Di Maio sarebbe questo il risultato del “decreto dignità”, da lei voluto in qualità di ministro del Lavoro?

Come già all’Ilva di Taranto, Di Maio usa gli operai promettendo la soluzione dei loro problemi, ma è solo un modo per prendere tempo e tenerli buoni, mentre lui poi asseconda ciò che vogliono i padroni. Certo che per lui sarà sempre più difficile fare questi giochini con gli operai. Allora nella scia di Renzi, Di Maio organizza in aree sicure e blindate, incontri nelle aziende che per ora non licenziano in massa.

E la legge a tutela dei ciclofattorini (rider) promessa da Di Maio, che fine ha fatto?

L’estate scorsa a seguito di 16 braccianti morti in 2 giorni in altrettanti incidenti stradali, Di Maio aveva promesso di mettere fine al caporalato, ed alle bestiali condizioni di lavoro cui sono sottoposti i braccianti.

I tragici fatti di questi giorni dicono che la realtà dei braccianti, grazie all’inerzia del ministro del Lavoro Di Maio, si radicalizza sempre più nelle sue tragiche condizioni di sfruttamento nei campi, e di sopravvivenza nelle baraccopoli. Le promesse di Di Maio suonano come una colossale presa in giro.

Di Maio è finito come Renzi, alle passerelle nelle fabbriche per dare soldi alle aziende, a cominciare da quelle grandi. Come il duce Mussolini che in nome della Patria, promuoveva campagne di propaganda nazionalista per spronare al lavoro, facendosi fotografare nei campi e nelle aziende, mentre lavorava a fianco di operai e contadini. Finché un giorno Mussolini se ne andò scornato dalla Fiat Mirafiori, perché gli operai respingendo gli ordini della Fiat, lo accolsero gelidamente e durante il suo discorso non lo applaudirono, facendolo infuriare di brutto.

Saluti Oxervator

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