Vecchi partiti da Salvini come i pellegrini a Lourdes

Caro Operai Contro, il programma di governo che Salvini ha firmato con Di Maio, esclude la costruzione di inceneritori. Ora Salvini ne vorrebbe costruire almeno 1 in ciascuna delle 5 province in Campania. I 5 Stelle dicono no, e da qui è scoppiato un nuovo punto di scontro tra le 2 forze che formano il governo Conte. Come sciacalli i partiti della opposizione parlamentare, spingono e non aspettano altro che la rottura del patto tra Salvini e Di Maio. Una crisi di governo, anche elezioni anticipate se non dovessero trovare con Salvini, un accordo, un “rimpasto”, una soluzione “all’italiana” […]
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Caro Operai Contro,

il programma di governo che Salvini ha firmato con Di Maio, esclude la costruzione di inceneritori. Ora Salvini ne vorrebbe costruire almeno 1 in ciascuna delle 5 province in Campania. I 5 Stelle dicono no, e da qui è scoppiato un nuovo punto di scontro tra le 2 forze che formano il governo Conte.

Come sciacalli i partiti della opposizione parlamentare, spingono e non aspettano altro che la rottura del patto tra Salvini e Di Maio. Una crisi di governo, anche elezioni anticipate se non dovessero trovare con Salvini, un accordo, un “rimpasto”, una soluzione “all’italiana” che li includa in un nuovo governo. La Lega nata dichiarando guerra a “Roma ladrona”, ne è diventata invece il perno centrale. Reduci del crollo elettorale e non avendo i numeri per governare, i vecchi partiti sarebbero pronti ad esibire lo scalpo di Di Maio in una sfida elettorale, magari affrontandola in forma di coalizione contro i 5 Stelle, pur di insediarsi al governo.

Bussano a Salvini per un posto al sole

I partiti trombati alle elezioni e le loro lobby, si rivolgono a Salvini come i pellegrini che chiedono il miracolo alla madonna di Lourdes. In primis si lamentano per un governo troppo “statalista”, che invade spazi privati e finanzia grandi opere pubbliche, dando lavoro (e profitti) a determinate aziende, mentre negherebbe la possibilità di altre opere e infrastrutture, penalizzando aziende anch’esse affamate di profitti.

Renzi concorda con Salvini le mosse per logorare i 5 Stelle.

Berlusconi invita Salvini a rompere il patto di governo con 5 Stelle, per rimettere in piedi una coalizione di centrodestra.

Chiamparino Pd, già sindaco di Torino si appella a Salvini perché sblocchi i lavori della Tav.

Sala sindaco di Milano Pd, si congratula con Salvini per la sua “apertura” a finanziare il comune di Milano, qualora gli venissero assegnate insieme a Cortina, le olimpiadi invernali del 2026.

Confindustria chiede a Salvini di salvare “le ragioni delle imprese” private, con i soliti (meglio se di più) miliardi pubblici.

Fior di avvocati con i loro clienti scongiurano Salvini di non bloccare le prescrizioni.

I pensionati d’oro chiedono a Salvini, che le loro pensioni non vengano minimamente toccate.

Il giornale “La Repubblica” chiede alla Lega che in nome del pluralismo, non faccia mancare i soldi pubblici all’editoria.

Gli evasori fiscali rivolgendosi alla Lega chiedono sconti e condoni da far impallidire i precedenti.

La società Autostrade parla a Salvini per rientrare in gioco dopo la cacciata dal ponte Morandi.

Si noti bene non si rivolgono a Conte che presiede il governo, ma a Salvini capo di un partito della vecchia guardia politica. La Lega è in Parlamento dal 1987. In 31 anni si è alternata più volte fra opposizione parlamentare, e forza di governo dei padroni. Il primo governo con Berlusconi risale all’aprile 1994.

Se qualche operaio si fosse illuso

I 5 Stelle al governo sotto ricatto di Salvini, si sono rimangiati importanti punti delle battaglie che avevano sostenuto, nelle piazze e in Parlamento quand’ erano all’opposizione. Ogni volta Di Maio ricorda a Salvini che va rispettato l’accordo sottoscritto. La piccola borghesia che ha portato Di Maio al governo, tocca con mano che non bastano i tanti voti dati a 5 Stelle, fare un patto con un altro partito (che ha preso la metà dei tuoi voti), per formare un governo, scriverne i punti del programma. Se poi non si ha la forza di imporre quel programma, si diventa strumenti in mano di altri. Forse 5 Stelle si era illuso che bastassero tanti voti sulle schede elettorali, il programma di governo scritto in specifici punti, ma senza la forza di far rispettare ciò che è scritto nero su bianco, sono tutte chiacchiere e carta straccia.

Di questo ne dovrebbero far tesoro soprattutto quegli operai che, influenzati dal boom elettorale dei 5 Stelle, avessero ritenuto possibile, arrivare gradualmente attraverso le elezioni, fino al rovesciamento del sistema dei padroni.

La pressione dei vecchi partiti e la crepa nel 5 Stelle

Il ricatto di Salvini sui 5 Stelle è forte del fatto che le opposizioni fanno sentire la loro pressione sul movimento di Di Maio, incuneandosi nelle contraddizioni al loro interno, sostenendo e votando in Parlamento la politica delle pistole fumanti voluta da Salvini: emendamenti, decreti e leggi che piacciono tanto a questa opposizione parlamentare. Se i 5 Stelle dovessero puntare i piedi e mantenere le loro posizioni, il governo o salterebbe o andrebbe in crisi. Ma finora 5 Stelle non sembra intenzionato a fare questa scelta, privilegia la stabilità di quel sistema che a parole nelle piazze avrebbe incendiato.

Intanto i dissidenti in 5 Stelle si manifestano, proprio su quei punti che di volta in volta vede Di Maio sottomettersi a Salvini. Con voto o astensione in Parlamento, i dissidenti 5 Stelle si schierano contro il loro stesso governo.

Il condono tombale per l’abusivismo edilizio a Ischia, e altre schifezze contenuto nel decreto Genova, è votato anche da Fratelli d’Italia, Forza Italia si è astenuta. Si riconferma la crepa nei 5 Stelle, già palesatasi con la legge sulla legittima difesa, legge votata anche da Forza Italia e Fratelli d’Italia, col Pd che ne ha spianato l’iter parlamentare, approvando gli articoli più importanti. E ancora, la cancellazione della prescrizione festeggiata da 5 Stelle come una vittoria, in realtà non cancella niente, è tutto rimandato al 2020, con la riforma e la tempistica dei processi.

Padroni e borghesi manifestano a Torino

La manifestazione pro Tav indetta da “7 imprenditrici” domenica 11 novembre a Torino, è stata un’altra occasione per Salvini di promesse alle piccole e medie imprese e per rilanciare alla grande il partito del mattone, con annessi appalti, sub appalti, tangentifici.

Salvini si è barcamenato con la Tav, per il vincolo che ha sottoscritto nel programma di governo con i 5S, per il resto ha dato “avanti tutta” con le grandi opere: Pedemontana, Terzo valico, Mose, Tap. e via di seguito. Una settimana dopo ha lanciato gli inceneritori. Poi ci sarà anche la grande mangiatoia relativa agli interventi per i recenti “disastri ambientali”.

Non è un caso che nella manifestazione “spontanea” di Torino, fosse rappresentato tutto il vecchio carrozzone dei partiti da decenni alternatisi, un po’ al governo un po’ all’opposizione: Fassino per il Pd, Zaia per la Lega, e per Forza Italia oltre la Gelmini, c’era Mimo Giachino sottosegretario ai trasporti nel governo Berlusconi 2008 / 2011, nonché già esponente della Dc. Un modo di appoggiare e riproporsi a Salvini, oggi al ministero degli Interni, espressione della politica dei padroni che, anche la Lega in Parlamento ha sempre fatto insieme ai vecchi partiti.

Gli operai per far pesare tutta la loro forza, e farla finita con questo sistema sociale, si devono organizzare come classe e con ciò in partito.

Saluti Oxervator

 

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