Il nuovo Imperialismo in Libia

Quando finisce la seconda guerra mondiale, l’inghilterra assume il controllo della Libia, subentrando ai colonizzatori italiani. Nel 1959 però, otto anni dopo l’indipendenza della Libia, l’Eni inizia la sua penetrazione nel territorio. Possedendo il monopolio in Italia sull’estrazione dei gas e del petrolio, accompagnata dai politici italiani, inizia la fase dell’imperialismo del capitalismo italiano in Libia. Ad oggi, il 20% dell’estrazione dei gas dell’ENI proviene dalla Libia. Il cordone ombelicale, se così si può chiamare, viene caratterizzato da un attraversamento sottomarino, collegando l’impianto di Mellitah sulla costa libica con Gela in Sicilia. Un gasdotto lungo 520 chilometri che lega […]
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Quando finisce la seconda guerra mondiale, l’inghilterra assume il controllo della Libia, subentrando ai colonizzatori italiani. Nel 1959 però, otto anni dopo l’indipendenza della Libia, l’Eni inizia la sua penetrazione nel territorio. Possedendo il monopolio in Italia sull’estrazione dei gas e del petrolio, accompagnata dai politici italiani, inizia la fase dell’imperialismo del capitalismo italiano in Libia.

Ad oggi, il 20% dell’estrazione dei gas dell’ENI proviene dalla Libia.

Il cordone ombelicale, se così si può chiamare, viene caratterizzato da un attraversamento sottomarino, collegando l’impianto di Mellitah sulla costa libica con Gela in Sicilia.

Un gasdotto lungo 520 chilometri che lega il capitale italiano con il sottosuolo libico.

Gli interessi nel paese africano sono enormi, gli accordi sottoscritti dai politici per conto del capitale italiano, sono legati solo ed esclusivamente al proseguimento dei profitti sull’estrazione dei gas.

L’Italia, pur di salvaguardare i propri interessi, si è bendata gli occhi di fronte ai lager istituiti da Gheddafi dove venivano rinchiusi i poveri africani che cercavano di emigrare in Europa.

Senza entrare nei dettagli, la fine di Gheddafi è avvenuta certamente con la complicità dei paesi europei, interessati ad espandere il loro imperialismo in questo territorio ricco di petrolio.

Senza il premier libico si aprono così nuovi interessi dove gli stati europei cercano di spartirsi gli spazi liberi e magari subentrare a qualche accordo dove i vecchi stati sono diventati oggi più deboli.

Dopo il 2011, per l’Italia, il numero dei barili è sceso a un milione, e negli ultimi tre anni, a causa degli attacchi dei gruppi ribelli, è sceso di altri 300.000.

Insomma, nelle prime fasi dell’imperialismo si assiste all’occupazione fisica o economica dei paesi detentori di materie prime, in seguito, cambiando gli equilibri di forza, i vari paesi imperialisti si scontrano tra di loro.

Quello che appare guardando i fatti senza indagare a fondo, quello che i media ci propinano, è sempre la solita farsa.

Ad esempio, nel marzo 2011, la Francia si presenta come un paese amico della popolazione della Cirenaica dalle rappresaglie di Gheddafi.

In breve, da aiuto difensivo, divenne un attacco per il rovesciamento del regime. La Francia in questo modo, non fa altro che ristabilire la sua quota di influenza compatibile con gli equilibri del momento.

Quest’anno, scavalcando l’Italia, sta cercando di far mettere d’accordo le due fazioni principali, con l’unico obiettivo di prepararsi il terreno per nuovi accordi commerciali strappando agli ex colonizzatori italiani il primato sulle relazioni economiche.

L’Italia, che tra l’altro è l’unico paese occidentale ad avere un’ambasciata, è occupata a cercare di gestire i flussi migratori.

In realtà, gli interessi economici del nuovo imperialismo italiano e francese, non hanno altro obiettivo che l’incremento dei profitti del capitale, lasciando invece nel più completo sbando, quelle masse di poveracci in cerca di un futuro migliore.

 

sd

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