MORTI SUL LAVORO: LA REGIONE PIU’ EVOLUTA E’ QUELLA PIU’ ASSASSINA

Caro Operai Contro, il maggior numero di infortuni e assassinii per il profitto si registra nelle regioni industrialmente più avanzate. Il 13 maggio 2018 nelle Acciaierie Venete di Riviera Francia (Padova), 4 operai, sono rimasti gravemente ustionati su tutto il corpo, 3 di loro sono ancora in ospedale in gravi condizioni( UNO DEGLI OPERAI  ARSI VIVI è STATO DICHIARATO MORTO). Un operaio di 43 anni nel 2013 morì dopo un volo di 8 metri. Dal 1° gennaio 2018, il Veneto è in testa fra le regioni italiane nella tragica mattanza con 34 morti sul lavoro, seguito dalla Lombardia con […]
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Caro Operai Contro,

il maggior numero di infortuni e assassinii per il profitto si registra nelle regioni industrialmente più avanzate. Il 13 maggio 2018 nelle Acciaierie Venete di Riviera Francia (Padova), 4 operai, sono rimasti gravemente ustionati su tutto il corpo, 3 di loro sono ancora in ospedale in gravi condizioni( UNO DEGLI OPERAI  ARSI VIVI è STATO DICHIARATO MORTO).

Un operaio di 43 anni nel 2013 morì dopo un volo di 8 metri. Dal 1° gennaio 2018, il Veneto è in testa fra le regioni italiane nella tragica mattanza con 34 morti sul lavoro, seguito dalla Lombardia con 32.

Eppure le Acciaierie Venete avevano da poco tempo avviato un moderno impianto.

Eppure a Pasqua l’impianto è stato revisionato, quindi 40 giorni prima dell’incidente.

Chi volesse scaricarne le cause su un impianto vecchio e obsoleto, non ha neanche questo alibi. Fermo restando che la colpa degli infortuni sul lavoro, non è dell’impianto vecchio o nuovo, ma del padrone e dell’uso capitalistico che egli fa del macchinario.

Se qualcuno ingenuamente pensava che la nuova tecnologia portasse anche più sicurezza sul lavoro si deve ricredere. La tecnologia usata per il massimo profitto, serve a sfruttare di più gli operai e mette a repentaglio la loro incolumità.

Lo conferma il fatto che nonostante un modernissimo impianto da poco installato, improvvisamente e “inspiegabilmente” ha ceduto.

Come mai la siviera (grande secchio in lamiera) che trasporta la colata di acciaio incandescente a 1.600 gradi, ha ceduto? E perché gli operai devono lavorare sotto la siviera in movimento, col suo carico di acciaio incandescente a 1.600 gradi?

Perché si progettano ancora impianti e cicli produttivi con le postazioni operaie vicine a zone  di pericolo? Insieme ai 4 operai ustionati almeno altri 10 erano lì vicini alla “cesta” che scioglie i rottami nel reparto fonderia. Non vale più la regola dei “carichi sospesi”, che in fabbrica proibisce di sostare in aree sopra le quali, dall’alto potrebbe staccarsi l’imprevedibile e travolgere chiunque si trovasse sotto?

Evidentemente per la massima redditività, queste aree che dovrebbero essere proibite alla sosta e al passaggio degli operai, il padrone le ha inserite direttamente nel processo produttivo. Sfrutta gli operai utilizzando ogni centimetro quadro della fabbrica.

Sono le modernità dell’industria: impianti sofisticati, industria 4.0, braccialetti ai polsi degli operai, esoscheletri che gli operai di Melfi sono costretti ad indossare, per reggere la tempistica dei nuovi carichi di lavoro.

Il reparto delle Acciaierie Venete dove si è verificato il grave infortunio, è sotto sequestro a tutt’oggi ancora chiuso. L’azienda pretendeva di coprire questi giorni con la cassa integrazione e con le ferie. Riuniti in assemblea gli operai hanno rigettato decisamente questa provocazione, rivendicando che sia il padrone a sborsare il salario pieno. Nei giorni seguenti, per la sicurezza sul posto di lavoro, insieme a operai di altre fabbriche, hanno protestato e manifestato in migliaia a Padova, e dal Prefetto a Venezia. L’altro ieri 31 maggio, i periti della procura hanno fatto le verifiche per stabilire quando potrà riprendere l’attività nel reparto sotto sequestro.

Saluti Oxervator

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