27 maggio 2018, domenica La piccola borghesia bloccata sulla porta del governo.

Il grande capitale industriale e finanziario ha bloccato la salita della piccola borghesia al governo. Il capo dello stato ha usato il veto sull’economista Savona per bloccare la formazione del governo Lega-5 Stelle. Il capo della piccola borghesia del Nord, il signor Salvini, ha rinunciato al governo in nome della difesa ad oltranza di Savona. Di Maio ha tentato la mediazione fino alla fine, per la piccola borghesia del Sud alcuni punti del contratto di governo valevano più di un qualunque posto di ministro, ma alla fine anche di Maio ha dovuto seguire Salvini. Non aveva scelta, se non […]
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Il grande capitale industriale e finanziario ha bloccato la salita della piccola borghesia al governo. Il capo dello stato ha usato il veto sull’economista Savona per bloccare la formazione del governo Lega-5 Stelle. Il capo della piccola borghesia del Nord, il signor Salvini, ha rinunciato al governo in nome della difesa ad oltranza di Savona. Di Maio ha tentato la mediazione fino alla fine, per la piccola borghesia del Sud alcuni punti del contratto di governo valevano più di un qualunque posto di ministro, ma alla fine anche di Maio ha dovuto seguire Salvini. Non aveva scelta, se non voleva passare per traditore. Mattarella, presidente della repubblica, ha usato il ricatto dei rapporti con l’unione europea per difendere gli interessi dei manager di Stato, dei grandi gruppi bancari, dello stesso apparato statale. Il professor Savona, uno spauracchio, dietro il quale si nasconde la gestione del debito pubblico, gli interessi sui buoni di stato, i conti delle banche. Il “contratto” Salvini- Di Maio metteva in secondo piano questi elementi, anzi ne proponeva una gestione fondata su fantasie insostenibili. Era troppo rischioso per l’oligarchia finanziaria, per gli interessi delle banche, delle finanziarie, del capitale industriale e dei servizi legati al mercato europeo, bisognava fermarli e lo ha fatto Mattarella. L’unico che ha agito direttamente come rappresentante di una borghesia finanziaria del Nord è stato Berlusconi, la vecchia volpe, che ha spinto Salvini a rompere sul nome di Savona costringendolo a porre la questione “prendere o lasciare”. Sono stati gli italianissimi grandi finanzieri ed industriali a bloccare l’ascesa al governo della piccola borghesia, con la piena solidarietà della borghesia europea è vero, ma non sono stati né i tedeschi, né i francesi come conviene a tutti farci credere per togliere ogni responsabilità ai signori delle banche nostrane, alla Confindustria, a de Benedetti e soci. L’esecutore diretto di questo blocco è stato il presidente della repubblica in accordo con Visco della Banca d’Italia. Hanno bisogno di tempo, per permettere alla grande borghesia di ricostruire un rapporto fra essa e gli strati della media e piccola borghesia, di differenziarla al suo interno e rimettere in piedi un controllo più stretto delle alleanze politiche a cominciare dal centrodestra. Ora i difensori della democrazia in astratto attaccano il capo dello Stato: avrebbe dovuto lasciare mano libera all’alleanza fra i diversi settori di piccola borghesia correndo il rischio che l’azione del governo avrebbe potuto immettere instabilità negli interessi economici dei grandi capitali e delle finanze. La democrazia, che non è mai astratta, ma realmente operante è per i borghesi questa, si governa solo ed in conto dei loro fondamentali interessi del momento. Hanno un bel gridare i Salvini e Di Maio sulla volontà popolare espressa con le elezioni, ma è solo demagogia infatti non si spingono oltre ed oltre c’è il fatto che il metodo democratico parlamentare è espressione di una macchina dello Stato che fa votare e lascia comporre governi dentro i limiti necessari al buon funzionamento del sistema stesso. La situazione è così ridicola che nella difesa della democrazia come espressione della volontà popolare si ritrovano e gridano formazioni di tradizione fascista, leghisti da campi di internamento in attesa dell’espulsione per gli emigranti, e 5 stellati i più illusionisti fautori della democrazia diretta che sono passati dallo streaming in diretta alle segrete stanze. I partiti dell’ordine costituito, PD in testa, sono i difensori senza vergogna dello Stato del grande capitale e delle banche e si schierano apertamente con Mattarella. Anche Berlusconi con Forza Italia difende Mattarella dopo aver manovrato affinché non si formasse il nuovo governo. Ha messo in campo le oligarchie finanziarie del Nord, la media industria della Lombardia e del Veneto per convincere Salvini che la soluzione migliore era ritirarsi dal contratto con Di Maio e puntare con le nuove elezioni, con lo stesso blocco sociale del centrodestra, alla guida del governo. Ora i due campioni dalla piccola borghesia bloccata sulla porta del governo devono individuare i responsabili di questo smacco e come sempre nella storia addossano la colpa allo straniero, all’Europa, ai Tedeschi, ai burocrati di Bruxelles. Bandiere tricolori alle finestre, bandiere tricolori al Quirinale, tutti inneggianti all’Italia e al popolo italiano, una spinta potente per resuscitare un patriottismo pericoloso. La piccola borghesia ha tutto interesse a nascondere lo scontro fra le classi, nella sua piccola impresa non sono forse tutti collaboratori e il pericolo non viene sempre dall’esterno? Il contrasto fra l’italiano ricco e l’italiano povero non esiste, fra operai e padroni tutti di italica fattura non esiste, invece è proprio qui che i richiami patriottici trovano una smentita, appena gli operai alzano la testa e non c’è luogo di lavoro dove il contrasto fra operai e padroni prodotto dalla crisi non maturi inesorabilmente. Questo nazionalismo crescente, questo addossare responsabilità alla borghesia di altri paesi è capace di dare forza di massa ai contrasti che maturano fra i grandi capitalisti delle diverse nazioni. In nome della patria si mandano a morire nelle guerre imperialiste milioni di operai e tanti piccoli borghesi invasati, noi siamo operai in Italia come potremmo esserlo in Germania, in Francia, in America. Non siamo italiani, siamo operai e basta.

Gli operai verranno ora tirati da ogni parte, ci sono i borghesi che vogliono spingerci a sostenere Mattarella, a sostenere una macchina statale che si è dimostrata, senza fronzoli, capace di imporre dall’alto gli interessi dei padroni più forti e più potenti. Gli altri, i Salvini e di Maio vogliono spingerci alla lotta contro l’Europa, contro l’ingerenza tedesca, e fare blocco comune con i nostri diretti sfruttatori. Sul fronte interno la piccola borghesia per bocca della Lega e dei 5 Stelle vogliono il nostro sostegno ad un’azione di pulizia razzista, ad un rafforzamento degli strumenti di repressione.

Ma noi operai siamo una classe che sarà costretta a grandi lotte, a sommosse per liberarsi e dovremmo sostenere la necessita di rendere più efficienti le catene che ci inchiodano alla nostra condizione di schiavi. Sarebbe quasi maturo il tempo per metterci in moto come operai e lottare per i nostri interessi. La piccola borghesia per governare deve scendere a patti col grande capitale, rimaneggiare i propri programmi e renderli compatibili con gli interessi dei padroni più grandi, solo gli operai quando si mettono in moto non hanno interesse a nessun patteggiamento con i padroni, il loro potere non ha bisogno per instaurarsi del permesso dei Mattarella. L’assetto sociale non è eterno e il fatto che c’è un certo movimento fra le classi è un fatto nuovo che può solo giocare a nostro favore.

E.A.

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