Foodora-rider: il padrone licenzia, i giudici ci mettono il timbro

Caro Operai Contro, i facchini in bicicletta di Foodora-rider, licenziati per aver organizzato uno sciopero contro schiavistiche condizioni di lavoro, si sono rivolti al tribunale di Torino chiedendo l’annullamento del licenziamento. Il tribunale invece ha messo il timbro sul licenziamento, motivando che il loro rapporto di lavoro non era subordinato, ma lavoro autonomo. Se colpiscono così brutalmente gli operai di uno dei tanti rami più sfruttati e bistrattati del lavoro, bisogna pensare come gli operai si debbano organizzare. Sarebbe fortemente riduttivo vedere questo come un attacco ai soli fattorini in biciletta. Ad essere sotto il tiro dei padroni sono […]
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Caro Operai Contro,

i facchini in bicicletta di Foodora-rider, licenziati per aver organizzato uno sciopero contro schiavistiche condizioni di lavoro, si sono rivolti al tribunale di Torino chiedendo l’annullamento del licenziamento. Il tribunale invece ha messo il timbro sul licenziamento, motivando che il loro rapporto di lavoro non era subordinato, ma lavoro autonomo.

Se colpiscono così brutalmente gli operai di uno dei tanti rami più sfruttati e bistrattati del lavoro, bisogna pensare come gli operai si debbano organizzare.

Sarebbe fortemente riduttivo vedere questo come un attacco ai soli fattorini in biciletta. Ad essere sotto il tiro dei padroni sono tutti gli operai salariati, che oggi sono schiacciati da una parte, dai contratti atipici, dalla legge Fornero, dal Jobs act; dall’altra, dal peggioramento di rapporti di lavoro già precari. Un esempio è proprio ciò che è successo ai fattorini in biciletta di Foodora-rider a Torino, praticamente licenziati perché dopo che avevano organizzato lo sciopero, il padrone li aveva tolti dalla app che appare sullo smartphone e tramite la quale venivano chiamati al lavoro.

La sentenza del tribunale di Torino certifica la decisione di Foodora-rider, di trasformare il salario, in salario a cottimo, e i fattorini in bicicletta in lavoratori “autonomi”. Il padrone Foodora-rider di colpo aveva trasformato la paga oraria di 5,60 euro dei fattorini in bicicletta, in 4 euro alla consegna, quindi in salario a cottimo.

Non interessano i cavilli legali con i quali il tribunale di Torino non riconosce come lavoro subordinato il lavoro dei facchini in bicicletta, le loro mansioni svolte collettivamente, la loro paga oraria uguale per tutti a parità di lavoro, ecc. ecc. Non si tratta neanche di essere paladini del lavoro subordinato o del lavoro in quanto tale. La realtà è che il tribunale di Torino insieme al padrone Foodora-rider, ha punito i facchini in biciletta perché hanno scioperato contro un rapporto schiavistico di lavoro, creando un precedete allettante per tutti i padroni.

Organizzarsi quindi per un sindacalismo operaio che trovi la strada e i modi per rispondere ai padroni colpo su colpo. Organizzare il partito operaio per andare oltre questo sistema sociale.

Saluti O.V.

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