Giornata di mobilitazione allo stabilimento FCA di Pomigliano.

  La FCA da una parte spreme il più possibile gli operai per guadagnare gli ultimi “spiccioli” (cioè milioni di euro) costringendoli ai lavori forzati quando lavorano, e poi li mette fuori a salario ridotto, e pagato per buona parte da loro stessi con i cds, quando le vendite calano. Dall’altra non dà nessuna prospettiva per il futuro, alimentando di fatto le voci che si rincorrono sulla stampa di chiusure e drastici ridimensionamenti degli stabilimenti. Rispetto a tutto questo si è tanto parlato in questi mesi, in assemblee in fabbrica e fuori, nelle sedi sindacali, sui giornali, senza nessuna […]
Condividi:

 

La FCA da una parte spreme il più possibile gli operai per guadagnare gli ultimi “spiccioli” (cioè milioni di euro) costringendoli ai lavori forzati quando lavorano, e poi li mette fuori a salario ridotto, e pagato per buona parte da loro stessi con i cds, quando le vendite calano. Dall’altra non dà nessuna prospettiva per il futuro, alimentando di fatto le voci che si rincorrono sulla stampa di chiusure e drastici ridimensionamenti degli stabilimenti.

Rispetto a tutto questo si è tanto parlato in questi mesi, in assemblee in fabbrica e fuori, nelle sedi sindacali, sui giornali, senza nessuna conseguenza reale. La FCA ha continuato sulla sua strada fregandosene delle richieste dei sindacati e di qualche politico su “piani industriali” per il futuro, rinviando sempre una risposta ufficiale, che ora, dopo più di un anno di promesse mancate, ha spostato ai primi di giugno.

Dopo tanto parlare finalmente un gruppo di operai FCA degli stabilimenti di Pomigliano, Cassino, Melfi e Termoli, superando le differenze sindacali dovute alla militanza in organizzazioni diverse, e basandosi solo sulla consapevolezza di appartenere alla stessa classe e di avere gli stessi interessi, hanno organizzato una mobilitazione ai cancelli di Pomigliano, dichiarando lo sciopero a Pomigliano e a Termoli con la sigla SI COBAS e a Melfi con la sigla USB.

La mobilitazione ha avuto il sostegno materiale di centinaia di operai della logistica organizzati dal SI COBAS, da gruppi di militanti esterni che da anni si battono a fianco degli operai, da un gruppo nutrito di operai di Pomigliano, Termoli, Cassino. I compagni di Melfi sono stati assenti forzatamente per le condizioni di impraticabilità delle strade in Basilicata a causa delle abbondanti nevicate.

I compagni hanno costituito un presidio all’ingresso principale dello stabilimento e alle strade ad esso collegate per il primo e il secondo turno di lavoro.

Al primo turno gli operai hanno rallentato l’ingresso per ascoltare i comizi volanti ai presidi e diversi di loro si sono fermati non entrando in fabbrica o ritardando di parecchio l’ingresso.

Al secondo turno la FCA ha organizzato l’entrata attraverso ingressi alternativi, l’uno e il cinque, avvertendo individualmente tutti gli operai molto tempo prima dell’inizio del turno, coadiuvata anche da una presenza numerosa di poliziotti che hanno svolto per lei un egregio lavoro di gestione del flusso degli operai in entrata.

La FCA, già in mattinata, ha fatto trapelare notizie tutte orientate a dimostrare il fallimento della mobilitazione.

Chi ha partecipato ai presidi però ha visto con i propri occhi decine di operai fermi per ore a discutere con i dimostranti, e diversi altri che hanno girato le auto e sono andati via. Il “danno” alla produzione sarà stato relativo come dice l’azienda, ma questo sarà avvenuto grazie alla mobilitazione straordinaria di tutti quelli disponibili all’interno, compresi i quadri intermedi solitamente “improduttivi”.

La FCA e i suoi portavoce, compresi quelli sindacali, potrà comunque dire quello che vuole, rimane però il fatto che una grande mobilitazione è avvenuta ai cancelli dello stabilimento e gli operai l’hanno vissuta con grande interesse. Non rimarrà senza seguito. Si è dimostrato che i “ribelli” non sono quattro gatti come di solito li si vuole presentare, e la loro mobilitazione non ha lasciato indifferenti gli operai. La stessa Fiom interna avrà più difficoltà a sostenere che non ci sono le condizioni della lotta. Se sindacatini del tutto minoritari in fabbrica e a livello nazionale sono riusciti a mettere in difficoltà l’azienda, cosa potrebbe fare la Fiom con tanti militanti operai in Italia e con un consistente numero di operai tesserati interni?

Mesi fa ci furono diverse manifestazioni di propaganda e sensibilizzazione nei confronti del gruppo di trecento operai che erano stati mandati a Cassino, per buona parte contro la loro volontà. Ebbene anche in quella occasione tutti si sforzarono di dimostrare che la situazione era sotto controllo, e che gli operai non si sarebbero “mai mossi”. Invece si mossero e fecero uno sciopero di massa dell’intera giornata, il primo dopo quasi dieci anni di completa sottomissione.

Buona parte degli operai oggi saranno anche entrati, ma non sono apparsi molto contenti di doverlo fare, e sicuramente non hanno contestato i motivi della mobilitazione organizzata agli ingressi, al contrario molti hanno manifestato il loro aperto apprezzamento dell’iniziativa. D’altra parte se gli scioperi non si proclamano sicuramente non riusciranno mai.

Gli operai sono convinti che le cose così non possono continuare, quando si scrolleranno di dosso le ultime indecisioni e paure chi li fermerà?

Franco Rossi

Condividi:

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.