Elezioni e governo della borghesia

Redazione di Operai Contro, Mai come ora la borghesia italiana esce dalle elezioni del 4 marzo 2018 con l’impossibilità di formare un governo stabile che gli consenta di amministrare i propri interessi nazionali. I partiti che hanno rappresentato e rappresentano gli interessi del capitale industriale hanno subito una sonora sconfitta. Il partito democratico che ha governato con leggi che sono servite alla grande e media industria, alle banche ad al capitale finanziario (job act, riduzione delle commissioni sui titoli di stato, rafforzamento patrimoniale del sistema bancario e conseguente protezione degli investitori, e protezione del made in Italy) ha registrato […]
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Redazione di Operai Contro,

Mai come ora la borghesia italiana esce dalle elezioni del 4 marzo 2018 con l’impossibilità di formare un governo stabile che gli consenta di amministrare i propri interessi nazionali.

I partiti che hanno rappresentato e rappresentano gli interessi del capitale industriale hanno subito una sonora sconfitta.

Il partito democratico che ha governato con leggi che sono servite alla grande e media industria, alle banche ad al capitale finanziario (job act, riduzione delle commissioni sui titoli di stato, rafforzamento patrimoniale del sistema bancario e conseguente protezione degli investitori, e protezione del made in Italy) ha registrato una perdita di ben 2.800.000 voti rispetto alle elezione politiche del 2013.

Il partito di Berlusconi, Forza Italia, rappresentante della borghesia commerciale immobiliare intrallazzona ed  affarista a sua volta ha preso una stangata dai suoi elettori pari a quella del Pd, perdendo 2.749.000, sempre rispetto alle elezioni del 2013.

I partiti della “sinistra antagonista” rappresentanti della piccola borghesia parolaia e cialtrona non sono nemmeno riusciti ad entrare in parlamento, arrivando a malapena al 1% dei voti espressi.

Quindi a conti fatti quelli che possono essere considerati i veri vincitori di queste elezioni risultano essere solo il movimento 5 stelle e la lega.

Il movimento dei cinque stelle ha  aumentato  corpo elettorale che li ha votati di ben  2.000.000 voti.

Voti che provengono sopratutto dalle aree del sud Italia e che rappresentano per la piccola  borghesia intellettuale stremata dalla crisi che li ha votati e per alcuni strati, sia di operai che di proletari,  che hanno  individuato nei cinque stelle la possibile risposta e la possibile via di uscita alle proprie sciagure economiche.

Un voto di dissenso che ha spinto sopratutto i poveri e gli operai, veramente strangolati dalla crisi, ad andare a votare per protesta sopratutto contro i partiti che storicamente vogliono rappresentarli e che nella sostanza  sono quelli che hanno fatto leggi antioperaie e antipopolari.

Un voto che ha reso meno sconvolgente l’astensionismo che altrimenti avrebbe raggiunto cifre ben oltre il 30% dei non votanti.

Per avere un quadro preciso di tutti i non votanti, schede bianche e nulle, più chi effettivamente non si è nemmeno presentato al seggio, sarà necessario aspettare i dati del Viminale.

Comunque i dati dell’affluenza in queste elezioni registrano un ennesimo calo dei votanti. L’affluenza alle urne nel 2018 è stata del 73%, contro un’affluenza del 75% nel 2013, quasi un milione di votanti in meno rispetto alle ultime elezioni oltre 9.000.000 di astensionisti in totale.

La lega, dismessi i panni del movimento regionalista, ha indossato i panni di una forza nazionalista per tentare di prendere voti non solo degli artigiani e dei piccoli commercianti del nord ma anche di quelli del sud. Un espediente che, se per i voti del sud Italia non è andato come avrebbero desiderato, al nord ha sicuramente  permesso il raggiungimento di una performance mai verificatosi finora in  tutte le elezioni dal 1948 ad oggi.

Un risultato realmente spaventoso, un exploit che ha  portato la lega a quadruplicare i propri voti, arrivando a pigliare oltre i 5.600.000 voti ( nelle elezioni 2013 avevano a malapena raggiunto 1.300.00 voti).

La lega, spinta dalle classi della piccola borghesia (artigiani e piccoli commercianti) che la votano e che sono  impaurite e impoverite dalla crisi , ritenendo che la globalizzazione dei mercati sia la fonte delle proprie disgrazie e che tale concorrenza li spinge continuamente ad una cruenta guerra commerciale con artigiani e commercianti di altri paesi, sperano con il voto xenofobo e nazionalista alla lega di difendere i loro interessi.

In questo quadro per i padroni e per la borghesia Italiana la difficoltà di avere un comitato di affari che gestisca ottimamente i loro interessi diventa decisamente un problema. Quale forza politica sarà in grado di avere una maggioranza parlamentare per legiferare?

Una cosa è chiara il risultato delle urne ha confermato ancora una volta che per gli operai le elezioni sono una truffa conclamata e che ogni forza politica o coalizione parlamentare che salirà al governo non difenderà di certo nessun interesse operaio ma sicuramente prenderà una serie di provvedimenti per tentare di rispondere alla crisi di accumulazione tagliando salari e precarizzando ancora di più il lavoro.

 

D.C. operaio di Milano

 

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