Ancora 80 licenziamenti nella guerra dei punti vendita

Caro Operai Contro, la guerra fra i padroni di negozi, supermercati e centri commerciali la pagano sempre i dipendenti. Strutture che chiudono e licenziano, altre che si riciclano in peggio con assunzioni precarie usa getta, per stare al passo con le nuove aperture, turnazioni sempre più spezzettate, miseri salari, aperture notturne e festivi. Complici dei padroni in questa guerra contro gli operai dei servizi, sono le istituzioni che nel concedere nuove licenze, non si preoccupano di vincolarle al blocco dei licenziamenti, né di subordinarle al vincolo di un numero certo di assunzioni non precarie. Gli operai dei punti di […]
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Caro Operai Contro,

la guerra fra i padroni di negozi, supermercati e centri commerciali la pagano sempre i dipendenti. Strutture che chiudono e licenziano, altre che si riciclano in peggio con assunzioni precarie usa getta, per stare al passo con le nuove aperture, turnazioni sempre più spezzettate, miseri salari, aperture notturne e festivi.

Complici dei padroni in questa guerra contro gli operai dei servizi, sono le istituzioni che nel concedere nuove licenze, non si preoccupano di vincolarle al blocco dei licenziamenti, né di subordinarle al vincolo di un numero certo di assunzioni non precarie. Gli operai dei punti di vendita devono contare sulla loro forza. Una forza che può essere tale e far tremare i padroni, a condizione  che gli operai si organizzino e programmino le azioni di lotta da fare, contro i licenziamenti e la nuova schiavitù del lavoro.

Saluti da un ex operaia di un supermercato

 

Ti mando un articolo da L’adige.it

Lavoratori a casa, sono arrivate 80 lettere di licenziamento.

Nei giorni scorsi sono arrivate le lettere di licenziamento a 67 lavoratori del Sait. Con le 13 comunicazioni già recapitate nei giorni scorsi, è stata avviata la procedura di mobilità per tutti gli 80 dipendenti che perderanno il posto di lavoro. Chi era già in cassa integrazione straordinaria proseguirà fino alla scadenza. Chi era al lavoro, entra in cassa. In ogni caso, il 2 aprile sarà l’ultimo giorno da dipendente del consorzio della cooperazione di consumo. In qualche caso si sta negoziando l’uscita volontaria con incentivo. «Su alcune posizioni c’è ancora una valutazione da fare – spiega Lamberto Avanzo della Fisascat Cisl – Il Sait deve darci la lista con i parametri applicati».

Mentre procede la ristrutturazione del consorzio, nuovi rischi si affacciano per le Famiglie Cooperative. Se passa il ricorso di Federdistribuzione contro la normativa provinciale che limita le aperture selvagge di centri commerciali, dicono i sindacati, si rischia la desertificazione delle valli. Federdistribuzione, l’organizzazione che raggruppa alcune tra le maggiori catene commerciali, da Aspiag-Despar a Pam, da Ovs a Mediaworld, ha chiesto al Tar di annullare la delibera 1522/2017 della giunta provinciale, proposta dal vicepresidente Alessandro Olivi, che blocca l’insediamento di grandi strutture commerciali con superfici di vendita superiori ai 10 mila metri quadri e alla Corte Costituzionale di dichiarare l’incostituzionalità della corrispondente norma della legge provinciale sul commercio 17/2010.

«Federdistribuzione sta portando lo scontro a tutti i livelli – afferma Walter Largher della Uiltucs – sia contrattuale (vedi articolo a fianco ndr ), sia sulle normative urbanistiche trentine, che sono specifiche per questo territorio. Oggi, con la mobilità più veloce, se passasse una liberalizzazione indiscriminata ci sarebbe il rischio di desertificazione nelle valli. Chiediamo a Confcommercio e Confesercenti, che rappresentano le piccole imprese commerciali, di farsi sentire».

«Le grandi imprese di Federdistribuzione vogliono assoluta libertà senza regole anche sul piano urbanistico – conferma Roland Caramelle della Filcams Cgil – Sarebbero messe a rischio soprattutto le piccole attività. Purtroppo la Provincia ha fatto solo una mezza riforma: regole agli insediamenti mentre manca una regolamentazione sugli orari di apertura dei negozi».

Ma intanto le Famiglie Cooperative come vanno? I primi risultati delle coop delle zone turistiche che hanno chiuso i bilanci il 30 settembre o il 31 ottobre sono per lo più positivi: Val di Non, Canazei, Fiemme, meno bene invece Malé. Sono invece in difficoltà altre cooperative. «In alcuni casi abbiamo avviato tavoli di discussione – dice Avanzo – potrebbero esserci problemi occupazionali». Come nel caso delle Famiglie Altopiano di Piné e Primiero. Quest’ultima, protagonista della lunga e controversa vicenda ex Ingros, ha già deciso di lasciare a casa gli stagionali. Il recente accordo tra Cooperazione e Consorzio dei Comuni sui nuovi servizi da erogare nelle coop di valle potrebbe aiutare. «Certamente – commenta Largher – ma il grosso del problema non è quello».

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