Col ministro del lavoro dei negrieri, sono aumentati i morti sul lavoro

Caro Operai Contro, con il decreto Poletti ministro del lavoro dei negrieri, sono aumentati gli infortuni mortali sul lavoro. Il decreto Poletti che aveva preceduto il Jobs act, ha tolto l’obbligo ai padroni che assumono lavoratori con contratti a tempo determinato, di dichiarare il motivo e la mansione del lavoratore assunto. Tolto questo obbligo gli infortuni mortali sul lavoro sono aumentati perché i padroni impiegano mano d’opera senza più addestrarla con corsi specifici di formazione, e senza le obbligatorie misure di  prevenzione. Grazie a Poletti ministro del lavoro dei negrieri, i padroni non spendono un euro nella formazione e […]
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Caro Operai Contro,

con il decreto Poletti ministro del lavoro dei negrieri, sono aumentati gli infortuni mortali sul lavoro. Il decreto Poletti che aveva preceduto il Jobs act, ha tolto l’obbligo ai padroni che assumono lavoratori con contratti a tempo determinato, di dichiarare il motivo e la mansione del lavoratore assunto. Tolto questo obbligo gli infortuni mortali sul lavoro sono aumentati perché i padroni impiegano mano d’opera senza più addestrarla con corsi specifici di formazione, e senza le obbligatorie misure di  prevenzione.

Grazie a Poletti ministro del lavoro dei negrieri, i padroni non spendono un euro nella formazione e nella prevenzione antinfortunistica degli operai. I soldi per le spese per la tutela della salute, della incolumità e della vita stessa degli operai, restano in tasca ai padroni come profitti.

In questo modo mentre un numero crescente di operai si ammala, si infortuna e finiscono al cimitero, i padroni se la ridono contenti per il “risparmio” tramutato in profitto. A sostituire gli operai morti sul lavoro c’è una lunga lista d’attesa. Il governo dei padroni Gentiloni, ha tenuto Poletti come ministro del lavoro dei negrieri, già distintosi in questo ruolo nel precedente governo presieduto da Renzi.

Saluti Oxervator

Nella foto Klodian Elezi, operaio 21 enne originario dell’Albania ucciso in un cantiere della Tangenziale Est

Invio articolo da Bresciatoday del 7 deciambre 2017

Chiari: morto a 21 anni sul cantiere, condanne per Iron Master e Vezzola

Morto a soli 21 anni sul cantiere della Tangenziale Est di Milano: per il giudice la responsabilità è dei datori di lavoro, colpevoli di “negligenza” per non aver dotato delle dovute misure di sicurezza il giovane che stava lavorando sul parapetto da cui è poi precipitato. Non solo: il ragazzo non avrebbe mai frequentato alcun corso di formazione, quando invece sarebbe stato obbligatorio.

La triste storia di Klodian Elezi, operaio 21enne originario dell’Albania ma che da tempo abitava a Chiari, morto sul cantiere della Tangenziale Est milanese dopo essere precipitato per una decina di metri dal ponteggio su cui stava lavorando. Per lui purtroppo non c’è stato niente da fare: è caduto, ha sbattuto la testa, è spirato sul colpo.

L’ennesima morte bianca in terra italiana, e per cui è stata aperta un’inchiesta per omicidio colposo. In queste ore si è arrivati alla conclusione del processo: sono due le imprese bresciane coinvolte, la Iron Master srl (l’impresa che aveva subappaltato i lavori) e la Vezzola Spa, l’azienda che invece effettivamente stava lavorando sul cantiere.

Per entrambe le società è stata rilevata una responsabilità: un problema di “negligenza”, dicevamo, riconosciuto dal giudice per una serie di mancanze tra cui i dispositivi di sicurezza (le cinture, il casco, i sistemi di aggancio) e il fatto che il giovane Klodian non avesse mai frequentato un corso di formazione sul montaggio e sulla “gestione” dei ponteggi.

Nel dettaglio, il legale rappresentante della Iron Master è stato condannato a 1 anno e 8 mesi di reclusione, per omicidio colposo e con rito abbreviato. Hanno invece patteggiato 1 anno e 4 mesi e 1 anno e 2 mesi di reclusione un dirigente e un geometra della Vezzola Spa. Il legale rappresentante della stessa società è stato rinviato a giudizio.

Ancora una volta, una vita spezzata troppo presto. Klodian Elezi era di origini albanesi, ma in Italia da tanti anni: cresciuto a Chiari, si sentiva bresciano “vero”. In paese lo conoscevano in tanti: giocava a calcio negli Young Boys. Morto sul cantiere, morto sul lavoro: la stessa sorte era capitata anche allo zio Sherbet, deceduto nel 2012 mentre lavorava sulla BreBeMi.

 

 

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