Aggiornamento dal presidio dei cancelli della Innse 9 ottobre 2017 

Ottavo mese di presidio dei cancelli della Innse contro i licenziamenti e la  cassa integrazione. Con grande soddisfazione evidenziamo oggi la seconda sconfitta dell’azienda sui 3 licenziamenti in corso.  Sia il licenziamento di Merlo Massimo che quello di Comotti Dario sono stati dichiarati  entrambi illegittimi dal tribunale di Milano.  Un significato importante dal punto di vista della nostra lotta contro i licenziamenti, contro la cassa integrazione e contro la discriminazione e l’arroganza del padrone.  Questo risultato per noi molto importante non trova però una conseguenza reale dal punto di vista del reintegro dei licenziati.  I giudici del tribunale del lavoro di Milano […]
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Ottavo mese di presidio dei cancelli della Innse contro i licenziamenti e la  cassa integrazione.

Con grande soddisfazione evidenziamo oggi la seconda sconfitta dell’azienda sui 3 licenziamenti in corso. 

Sia il licenziamento di Merlo Massimo che quello di Comotti Dario sono stati dichiarati  entrambi illegittimi dal tribunale di Milano. 

Un significato importante dal punto di vista della nostra lotta contro i licenziamenti, contro la cassa integrazione e contro la discriminazione e l’arroganza del padrone. 

Questo risultato per noi molto importante non trova però una conseguenza reale dal punto di vista del reintegro dei licenziati. 

I giudici del tribunale del lavoro di Milano hanno di fatto applicato la legge Fornero che prevede il pagamento di un indennità al posto del reintegro (il quarto comma dell’art. 18 della L. 300/70 accomuna le ipotesi di giusta causa e giustificato motivo, escludendone gli estremi per insussistenza del fatto contestato, ovvero perché il fatto rientra tra le condotte punibili con una sanzione conservativa sulla base delle previsioni dei contratti collettivi, ovvero dei codici disciplinari applicabili, e che il quinto comma prevede, nelle altre ipotesi in cui venga accertato che non ricorrono gli estremi del giustificato motivo soggettivo o della giusta causa addotti dal datore di lavoro, la risoluzione del rapporto di lavoro con effetto dalla data del licenziamento e la condanna del datore di lavoro al pagamento di un’indennità risarcitoria onnicomprensiva, determinata tra un minimo di dodici e un massimo di ventiquattro mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto……….. Corte di Cassazione, sentenza 236669 del 6 novembre 2014). 

Di conseguenza pur avendo ottenuto una vittoria dal punto di vista formale nella realtà per ora poco cambia rispetto alla possibilità di rientrare in fabbrica.

é altresì evidente che comunque il padrone ha nuovamente subito una sconfitta legale che pesa enormemente sulla nomea di “buon padrone” che i Camozzi tentano di darsi:  “Camozzi non ha mai licenziato nessuno nella sua storia” questo leitmotiv è stato completamente ribaltato dal tribunale di Milano che ha messo in luce, con le ordinanze che giudicano illegittimi i licenziamenti(al di la della legge Fornero) la falsità delle dichiarazioni del padrone. Nella sostanza il risultato è che la Camozzi è di fatto ricorsa ai licenziamenti per eliminare una parte storicamente significativa dell’opposizione sindacale alla Innse.

Ovviamente i licenziati non accettando la sentenza faranno ricorso contro l’ordinanza del tribunale perché per tutti gli operai della Innse la cosa fondamentale è il reintegro al lavoro di tutti e tre gli operai. 

Ricordiamo a tutti coloro che vogliono contribuire per sostenere materialmente la nostra lotta, che è attiva una pagina web “http://www.giulemanidallainnse.it” destinata alla raccolta di fondi per far fronte alle spese legali. 

Il presidio davanti ai cancelli della Innse come sempre continua, l’appuntamento è per domani mattina, martedì 10 ottobre, dalle ore 7.00.

 
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