I MILLE VOLTI DELLA CORRUZIONE IN SICILIA E NEL RESTO D’ITALIA.

Periodicamente, con una regolarità di un orologio svizzero, saltano fuori vicende di corruzione, cavalcate ad arte dai professionisti dell’informazione. Questi personaggi devono trovare dei capri espiatori verso cui indirizzare le cause di tutti i mali. Chiaramente dopo un po’ di tempo tutto è dimenticato, la corruzione smette di essere un’emergenza planetaria ma emergono altre emergenze, altri “mali oscuri” cause di tutte le sciagure. Adesso la corruzione è fuori moda, ma nei mesi scorsi era un argomento di prima pagina, specie in Sicilia dove, in occasione delle elezioni amministrative, sono emerse delle vicende al limite del grottesco. La controinformazione, però, […]
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Periodicamente, con una regolarità di un orologio svizzero, saltano fuori vicende di corruzione, cavalcate ad arte dai professionisti dell’informazione. Questi personaggi devono trovare dei capri espiatori verso cui indirizzare le cause di tutti i mali. Chiaramente dopo un po’ di tempo tutto è dimenticato, la corruzione smette di essere un’emergenza planetaria ma emergono altre emergenze, altri “mali oscuri” cause di tutte le sciagure. Adesso la corruzione è fuori moda, ma nei mesi scorsi era un argomento di prima pagina, specie in Sicilia dove, in occasione delle elezioni amministrative, sono emerse delle vicende al limite del grottesco. La controinformazione, però, non deve sempre cavalcare l’onda, le analisi a “freddo” sono doverose per comprendere i processi in atto.

LE ULTIME VICENDE.

L’ultima importante vicenda di corruzione in Sicilia è emersa questa primavera inoltrata, nel mese di Maggio, e ha convolto, anche, politici di primo piano dell’Isola. Non è mia intenzione soffermarmi sull’episodio, che può essere analizzata anche sul seguente link http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2017/05/19/AS5lbrTH-corruzione_arrestato_candidato.shtml , ma voglio soffermarmi, invece, sulle reazioni politiche: il candidato sindaco, Girolamo Fazio, accusato di aver ampiamente favorito l’imprenditore Ettore Morace per il trasporto marittimo trapanese, si è ritirato dalla competizione elettorale, ma questo gesto ha provocato l’annullamento delle elezioni perché solo il 31 % degli aventi diritto è andato a votare al ballottaggio. Chi si aspettava un’approvazione popolare dell’operato della magistratura è rimasto deluso. La gente avrebbe votato comunque il politico corrotto perché, evidentemente,  era ben capace di socializzare parte della “mangiugghia”, i proventi della corruzione. Adesso il comune di Trapani è commissariato per non aver espresso un sindaco, unico caso in Italia. Non solo, anche il sindaco anti abusivismo di Licata è stato costretto a capitolare quest’estate dopo le dimissioni di due assessori della sua giunta. Un’altra prova di come il malaffare in Sicilia è tollerato purché si condividano, in parte, i proventi.

STORIA DELLA CORRUZIONE IN SICILIA.

Per capire l’atteggiamento di relativa tolleranza della corruzione in Sicilia bisogna analizzare le principali vicende, storie di cui pochi ne hanno memoria.

  • Il rimboschimento delle aree marginali. Negli anni settanta in Sicilia vi è stata un’ampia opera di rimboschimento che ha interessato principalmente le arre marginali. Fatto lodevole se l’Isola non fosse stata disseminata di Eucalipti, una specie stanziale dell’Australia e dell’emisfero sud. Uno scempio ambientale e uno spreco di risorse pubbliche inimmaginabile. Questi alberi, al di fuori del proprio areale prosciugano le falde acquatiche e acidificano il suolo e non permettono il rapido ripristino della flora locale. Adesso la maggior parte di questi boschi sono in profondo declino e si intravedono processi erosivi perché  la flora locale stenta a prevalere. Quali interessi sono stati soddisfatti non si è mai ben capito, sta di fatto che da allora è iniziato il servizio forestale che ha ben distribuito la mangiugghia, sotto forma di assistenzialismo. Ma di tutte le attività connesse con il rimboschimento nemmeno l’ombra.
  • Le vicende dell’ATO. In molti casi di corruzione sembra di giocare al gioco dell’oca: alla fine si ritorna alla casella di partenza. Le vicissitudini delle ATO hanno fatto scuola. Negli anni novanta, sotto l’onda delle privatizzazioni, furono creati questi enti misti, pubblico- privato per la gestione dei rifiuti e altri servizi pubblici. In Sicilia,  ma anche altre parti dell’Italia, gli ATO hanno rappresentato un ottima occasione per spartirsi la mangiugghia, fiumi di denaro sono fluiti nelle tasche dei soliti noti. Al popolino sono finite le briciole, sotto forma di assunzioni clientelari e altri favori. Il debito accumulato dagli ATO in Sicilia non è stato mai adeguatamente quantificato, ma si parla di centinaia di milioni di Euro. Adesso in molti casi si è tornati alla gestione comunale dei rifiuti ma si sono sperperate immense risorse pubbliche senza chiudere il ciclo dei rifiuti.
  • La formazione professionale i multiservizi. Nella spartizione della mangiugghia questi due enti non hanno avuti rivali. In epoche recenti ingenti risorse pubbliche hanno alimentato carrozzoni che hanno riempito le tasche agli amministratori locali. Un’infinità di corsi di formazione di parrucchieri, estetisti e operatori assistenziali, tenuto insieme con criteri assistenziali e clientelari. Le vicende della formazione professionale  hanno comportato la fine della carriera politica dell’ex sindaco di Messina, Genovese, pescato con le mani nella marmellata. Chiaramente quando la coperta si accorcia a farne le spese sono gli anelli più deboli e molti operatori di questi enti si sono trovati, spesso senza stipendio o hanno perso il lavoro.
  • Cemento depotenziato e Anas. Di queste problematiche ne ho parlato in molti interventi passati su questo telematico e non voglio approfondire. Basta considerare lo stato pietoso delle strade interne e degli edifici pubblici siciliani.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE.

Chiaramente la corruzione ha profonde conseguenze sui sevizi elargiti ai cittadini, ma ha anche una funzione importante per mantenere in piedi il sistema, creare ingenti concentrazioni di capitali. Si pensa che la corruzione assorbe globalmente più di cento miliardi di Euro, dove vanno a finire questi soldi? E dove vanno a finirei capitali delle attività malavitose che ammontano anche ad una cifra simile? I soldi non hanno colore e barriere e avere a disposizione capitali freschi a buon mercato è utile per realizzare grandi opere, centri commerciali, oppure alimentare altri circuiti corruttivi in un ciclo senza fine. Non è un caso se le regioni a più alto tasso di corruzione sono la Campania, la Lombardia e la Sicilia. L’EXPO fa scuola! È illusorio, però, pensare che ci sia una vera volontà politica di sconfiggerla definitivamente, i capitali messi in circolo dalle attività corruttive e malavitose fanno comodo! Basterebbe eliminare il segreto bancario e i paradisi fiscali e avere delle imprese pubbliche per eseguire i lavori pubblici, eliminando il sistema delle tangenti, per togliere l’ossigeno al malaffare. Questo, però,  può avvenire solo in un contesto di socializzazione dei mezzi di produzione.

PIETRO DEMARCO

 

 

 

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