Battaglioni di operai nell’incertezza del salario

Caro Operai Contro, per 2700 operai (oltre 200 precari) in 4 fabbriche nell’area triestina, la Burgo, la Ferriera, la Flex e la Wärtsilä, il sindacato si limita a constatare che monta la preoccupazione. 90 operai sono già stati cacciati come esuberi. Dalle dichiarazione dei sindacalisti emerge che nella prospettiva migliore, per alcuni operai in contratto di solidarietà si arriverebbe a salario zero. Finora si è vista la solita routine di incontri: con i padroni, con la Regione, col Ministero a Roma e poi un altro giro e via di seguito. Al rientro dalle ferie gli operai si ritrovano con […]
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Caro Operai Contro,

per 2700 operai (oltre 200 precari) in 4 fabbriche nell’area triestina, la Burgo, la Ferriera, la Flex e la Wärtsilä, il sindacato si limita a constatare che monta la preoccupazione. 90 operai sono già stati cacciati come esuberi. Dalle dichiarazione dei sindacalisti emerge che nella prospettiva migliore, per alcuni operai in contratto di solidarietà si arriverebbe a salario zero. Finora si è vista la solita routine di incontri: con i padroni, con la Regione, col Ministero a Roma e poi un altro giro e via di seguito. Al rientro dalle ferie gli operai si ritrovano con le solite promesse: i forse, i ma, i rinvii, i però. Continuando a rinviare la lotta e la mobilitazione, subentra la sfiducia e la rassegnazione. 2700 operai sono interi battaglioni di uomini, organizzati nella lotta possono avere un bel peso. Che aspetta il sindacato?

Saluti Oxervator

 

Allego questo articolo preso da Il Piccolo di Trieste

Fvg, tensioni e posti in bilico. Autunno caldo in fabbrica

Monta la preoccupazione legata alla riconversione della Cartiera Burgo. Alla Flex i nodi dei precari e della “diversificazione” e lo stop all’integrativo di Massimo Greco

TRIESTE. Verso un autunno con qualche incognita nel settore manifatturiero del Friuli Venezia Giulia. La “ripresina” non ha fugato le nubi su alcune situazioni dove permangono elementi di criticità.

A cominciare dalla realtà triestina, dove sono circa 2700 i lavoratori dell’industria triestina che tornano al lavoro nutrendo – a diverso titolo – motivi di preoccupazione. Burgo, Ferriera, Flex, Wärtsilä: un “quadrilatero” che concentra le vertenze e le ragioni di tensione sociale più forti rilevate dai sindacati. Alberto Monticco, segretario regionale della Cisl, azzarda un pronostico-sintesi: «Ferriera e Burgo sono i dossier da monitorare con più attenzione». Ma senza sottovalutare i segnali provenienti da Flex e Wärsilä.

La Cartiera del Timavo, appartenente al gruppo Burgo, è uno dei “fascicoli” più impegnativi. In attesa del periodico coordinamento con l’azienda fissato a Vicenza per il 21-22 settembre, i sindacati sono sul chi vive: aspettano che l’interesse per la riconversione a base di cartoncino, manifestata dalla Cartiera di Ferrara con l’imprenditore Giulio Spinoglio, assuma concretezza. Lo stesso Spinoglio e il presidente della Regione Serracchiani si sono visti al ministero dello Sviluppo il 27 luglio. L’industriale ferrarese si è informato sull’approvvigionamento energetico (la Cartiera è “energivora”) e sugli strumenti finanziari attivabili dalla Regione.

«Il nostro contratto di solidarietà – osserva Mian (Uil) – scade il 31 gennaio 2018. Se in autunno Spinoglio deciderà di investire, il nuovo impianto sarà approntato perlomeno in otto mesi, quindi ci saranno alcuni mesi non coperti dall’attuale ammortizzatore sociale. Un’incognita». «Ammesso che sia Spinoglio a gestire la riconversione, che non costerà meno di 35-40 milioni di euro. Li metterà tutti il privato, che è un piccolo-medio imprenditore? Non credo».

E se la pista ferrarese non andasse a buon fine, bisognerebbe iniziare daccapo: «Settembre sarà un mese decisivo – conferma Mauro Benvenuto (Cisl) – i lavoratori continuano a fare sacrifici senza alcuna certezza, mentre le scadenze si fanno sempre più pressanti».

Situazione ancora nebbiosa alla Flex, che produce apparecchiature elettroniche in Zona industriale e che fa parte della multinazionale nordamericana Flextronics. I sindacati – ricorda il segretario della Uilm Antonio Rodà – hanno proclamato uno sciopero il 7 agosto scorso, per protestare contro l’inconcludenza della trattativa sull’integrativo. L’azienda non ritiene che la redditività sia sufficiente a giustificare le premialità e ha congelato la trattativa.

Ieri le parti hanno ripreso il confronto, che proseguirà a metà mese: sul tavolo anche l’altissimo numero di “somministrati”, pseudonimo dei precari, che sono più di 200. Deludente finora la politica di diversificazione: la commessa Enel carbura assai lentamente ed è molto lontana dai numeri ancora garantiti da Nokia.

Capitolo Wärtsilä: Regione, sindacati, azienda si ritroveranno il 16 ottobre al ministero dello Sviluppo Economico, per verificare il rispetto dell’accordo sottoscritto nel luglio 2016, che chiudeva la vertenza sui 90 esuberi dichiarati dai finlandesi. Fabio Kanidisek (Cisl) e Marco Relli (Fiom) vogliono sapere quanti lavoratori sono effettivamente usciti dalla fabbrica di Bagnoli tra esodi e incentivi, quindi desiderano sapere l’organico preciso dello stabilimento. Poi intendono fare il punto sulle risorse pubbliche incassate da Wärtsilä per gestire la riconversione delle cabine-prova e il progetto del motore-ibrido. «Ci aspettiamo un quadro della situazione produttiva e commerciale, sulla quale da tempo manca un aggiornamento», incalza Kanidisek.

E c’è da chiarire la scommessa sulla logistica, nella quale la multinazionale finnica sembra molto coinvolta, dai capannoni dismessi da cedere all’Interporto di Fernetti al terminal sul Canale navigabile, dove Wärtsilä punta alla concessione, dopo che l’Autorità portuale ha deciso di non rinnovare la storica licenza a Italcementi (che si è rivolta al Tar). «Una materia, quella della logistica, che abbiamo appreso dai giornali», polemizza apertamente Relli.

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