Vivere senza salario

Per il dibattito Vivere senza salario I senza risorse, i senza futuro crescono di giorno in giorno. Oggi si arrangiano. E domani? Giorgio Panizzari, L’albero del peccato, Colibrì, Paderno Dugnano (Milano), 2017. pp. 204, € 14. Il libro ebbe la sua gestazione negli anni Ottanta e, quindi, potrebbe apparire datato. In realtà, apriva e apre orizzonti di dirompente attualità. In quegli anni, l’incipiente crisi del modo di produzione capitalistico investiva e sconvolgeva, dove più dove meno, il mondo intero, generando ovunque profondi mutamenti nella struttura economico-sociale. Contemporaneamente, in quegli anni, si smorzavano in Italia gli ultimi focolai di lotta […]
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Per il dibattito

Vivere senza salario

I senza risorse, i senza futuro crescono di giorno in giorno.

Oggi si arrangiano. E domani?

Giorgio Panizzari, L’albero del peccato, Colibrì, Paderno Dugnano (Milano), 2017. pp. 204, € 14.

Il libro ebbe la sua gestazione negli anni Ottanta e, quindi, potrebbe apparire datato. In realtà, apriva e apre orizzonti di dirompente attualità. In quegli anni, l’incipiente crisi del modo di produzione capitalistico investiva e sconvolgeva, dove più dove meno, il mondo intero, generando ovunque profondi mutamenti nella struttura economico-sociale. Contemporaneamente, in quegli anni, si smorzavano in Italia gli ultimi focolai di lotta armata.

Uno sguardo su quel periodo ci induce a esclamare: Come tutto è mutato da allora! E sì, quel mondo vive solo nei pallidi ricordi di una generazione ormai canuta.

L’autore si sofferma su quanto stava avvenendo allora in Italia – Paese che, a mio avviso, rappresenta un interessante laboratorio politico-sociale –, e avanza importanti osservazioni che si possono sintetizzare:

  1. a) fine dell’assistenza/sicurezza sociale (il Welfare State) da cui la fine dell’illusione di «progresso» economico e di piena occupazione;
  2. b) disoccupazione dilagante e, via via, prevalenza della sovrappopolazione relativa, ossia della parte di popolazione che non ha alcuna prospettiva di lavoro stabile e «decoroso»;
  3. c) formazione di una massa di consumatori senza lavoro o meglio senza salario;
  4. d) emersione di attività «extralegali» che subiscono una mutazione genetica, anche rispetto a un passato recente;
  5. e) imposizione del «controllo» sociale, accompagnato da una crescente e pervasiva stretta repressiva su ogni aspetto della vita sociale[1].

Queste le conclusioni di Panizzari. Esse sono precedute da un essenziale excursus (sempre utile) sulla nascita del diritto moderno che ci aiuta a capire su quale ideologia si fonda l’attuale clima securitario e repressivo, in cui l’emergenza diventa la regola.

[1] Panizzari fornisce numerosi e impressionanti dati sulla situazione che si stava creando. Egli delinea una tendenza che le mie attuali ricerche confermano pienamente. Nel corso di questa presentazione, ho aggiornato i dati a mio parere più significativi.

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