Ericsson: lo spettro di 25 mila licenziamenti

Caro Operai Contro, dopo i 354 lavoratori in Italia per i quali Ericsson ha avviato la pratica di licenziamento collettivo, ora Ericsson ha annunciato 24 mila licenziamenti in altri paesi. E’ il risultato della ricerca del massimo profitto da parte del padrone, ottenuto con anni di accordi sindacali al ribasso. Accordi che in nome della competitività delle merci, hanno elevato la concorrenza fra gli operai dei vari paesi, generando i cosidetti “esuberi”, ed ora Ericsson vuole liberarsene, licenziandone 25 mila! Per lottare in ogni paese contro i rispettivi padroni, gli operai devono imporsi col sindacalismo operaio e liquidare il […]
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Caro Operai Contro,

dopo i 354 lavoratori in Italia per i quali Ericsson ha avviato la pratica di licenziamento collettivo, ora Ericsson ha annunciato 24 mila licenziamenti in altri paesi. E’ il risultato della ricerca del massimo profitto da parte del padrone, ottenuto con anni di accordi sindacali al ribasso. Accordi che in nome della competitività delle merci, hanno elevato la concorrenza fra gli operai dei vari paesi, generando i cosidetti “esuberi”, ed ora Ericsson vuole liberarsene, licenziandone 25 mila!

Per lottare in ogni paese contro i rispettivi padroni, gli operai devono imporsi col sindacalismo operaio e liquidare il sindacalismo concertativo e nazionalista.

Saluti operai

 

Tratto da Corriere delle Comunicazioni

Ericsson, licenziamenti di massa in vista: via 25mila dipendenti

Ancora ignoti i mercati su cui si abbatterebbero i tagli, ma salvi i lavoratori svedesi. La società punta a risparmiare 1,2 miliardi di dollari entro il 2018. L’azienda non conferma né smentisce la notizia lanciata da un giornale svedese

Ericsson potrebbe licenziare circa 25mila – su 109mila – dipendenti come parte del piano di ristrutturazione avviato dal Ceo Borje Ekholm. Lo scrive il giornale svedese Svenska Dagbladet citando fonti anonime presso la società. Si tratterebbe di un ulteriore maxi-taglio dopo quello di 7mila lavoratori effettuato nell’ultimo anno.

L’azienda a luglio aveva annunciato di voler accelerare su una serie di misure in grado di ridurre i costi annuali di almeno 1,2 miliardi di dollari entro metà del 2018. La società ha registrato una perdita operativa di 145,3 milioni di dollari durante l’ultimo trimestre, segnando così un’inversione del bilancio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le vendite sono diminuite dell’8% su base annua, contratte le entrate del 7,7%. La società sta affrontando una feroce pressione concorrenziale dalla cinese Huawei e dalla finlandese Nokia. In calo anche gli investimenti delle telco: la domanda di tecnologia 5G rimane al momento una promessa.

Ancora ignoti i Paesi su cui si abbatteranno i licenziamenti. Ma secondo le indiscrezioni potrebbero concentrarsi in particolare su alcuni mercati arrivando così a tagliare fino all’80-90% della forza lavoro di alcuni di essi. Il piano prevederebbe la concentrazione di alcuni mercati. I dipendenti svedesi – circa 14mila – dovrebbero essere risparmiati. Anzi, per quanto riguarda la Svezia si parla di una campagna acquisti per compensare i danni causati da precedenti tagli dei costi. In particolare dovrebbe essere “protetto” il personale delle unità ricerca e sviluppo, settore che guida le vendite a lungo termine. Secondo li giornale svedese non è ancora chiaro se i tagli includano il personale in forze nella unit Media che dovrebbe essere ceduta.

“Ericsson non ha comunicato quali specifiche unità o paesi potrebbero essere colpiti. È troppo presto per parlare di misure specifiche o per escludere qualsiasi paese”, ha dichiarato Ericsson in una dichiarazione sul suo sito web.

A luglio ha abbandonato la poltrona il presidente Leif Johansson, in carica dal 2011, che però ha lasciato tempo all’azienda fino all’annual general meeting 2018 per trovare un successore. L’annuncio era arrivato a seguito delle pressioni esercitate dall’azionista Cevian Capital (ha acquisito il 5,6% di Ericsson per 1 miliardo di dollari) che aveva criticato la performance del board per il lavoro “poco efficace” svolto.

In Italia da marzo scorso è stata avviata una procedura per la riduzione di personale.

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