Ceme (Mi): chiusura impianto e 97 licenziamenti

Redazione di Operai Contro, A Carugate (Milano) la Ceme spa ha uno stabilimento che produce valvole di sicurezza per elettrodomestici, dove lavorano 97 persone (90 operai e 7 impiegati). Martedì 5 giugno è arrivata la formale comunicazione dell’azienda, che testualmente recita: “La situazione come sopra rappresentata, impone alla società un’inevitabile, ancorch’è tempestiva, cessazione di ogni attività presso lo stabilimento di Carugate, con conseguente esubero di tutto il personale ivi impiegato”. venerdì 9 giugno, dalle 10 alle 12, effettueremo uno sciopero con presidio davanti ai cancelli dell’azienda. I guai per i dipendenti Ceme sono cominciati all’inizio dello scorso anno, quando […]
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Redazione di Operai Contro,

A Carugate (Milano) la Ceme spa ha uno stabilimento che produce valvole di sicurezza per elettrodomestici, dove lavorano 97 persone (90 operai e 7 impiegati).

Martedì 5 giugno è arrivata la formale comunicazione dell’azienda, che testualmente recita: “La situazione come sopra rappresentata, impone alla società un’inevitabile, ancorch’è tempestiva, cessazione di ogni attività presso lo stabilimento di Carugate, con conseguente esubero di tutto il personale ivi impiegato”.

venerdì 9 giugno, dalle 10 alle 12, effettueremo uno sciopero con presidio davanti ai cancelli dell’azienda.

I guai per i dipendenti Ceme sono cominciati all’inizio dello scorso anno, quando lo stabilimento di via San Francesco a Brugherio, che impegnava 60 persone, ha spento le macchine. Era la spia di una prima riorganizzazione. Metà era stata dirottata proprio a Carugate, gli altri, invece, spediti a Trivolzio.

Operai costretti a sobbarcarsi ogni giorno 120 chilometri in pullman, tra andata e ritorno, pur di avere uno stipendio a fine del mese. A rileggerle oggi, le parole di Andrea Ricci della Fim, attivo da allora sulla vertenza, non solo sembrano profetiche, ma tornano di attualità: “I trasferimenti somigliano a licenziamenti mascherati – diceva -. La decisione della dirigenza non è stata dettata dalla crisi economica o dalla mancanza di ordini: il lavoro c’è, ma la proprietà ha deciso di terziarizzare una parte importante della produzione”. Ora, con il disimpegno su Carugate, il cerchio sembra chiudersi. Lo scorso inverno lo spostamento forzato aveva innescato la reazione dei lavoratori. In quelle settimane la direzione aveva fatto digerire la manovra definendola “necessaria per mantenere i livelli occupazionali”. Affermazioni che adesso hanno il sapore della beffa.

Un operaio

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