UNIECO: Il padrone licenzia, il sindacato sollecita

Caro Operai Contro, 220 lavoratori della cooperativa di costruzione UNIECO su 340, sono appesi ad un decreto regio tornato in vigore dopo l’operato della Fornero. Il sindacato si sta prodigando perché arrivino al più presto le lettere di licenziamento, solo così gli operai potranno richiedere l’assegno di disoccupazione (Naspi). Siamo al paradosso che, anziché contrastare i licenziamenti ed il taglio degli ammortizzatori sociali, il sindacato fa la corsa per fare arrivare in fretta le lettere di licenziamento. Con questo sindacalismo il padrone potrà anche risparmiare le spese per i suoi consulenti. Saluti da un lettore   Tratto da Reggionline […]
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Caro Operai Contro,

220 lavoratori della cooperativa di costruzione UNIECO su 340, sono appesi ad un decreto regio tornato in vigore dopo l’operato della Fornero. Il sindacato si sta prodigando perché arrivino al più presto le lettere di licenziamento, solo così gli operai potranno richiedere l’assegno di disoccupazione (Naspi). Siamo al paradosso che, anziché contrastare i licenziamenti ed il taglio degli ammortizzatori sociali, il sindacato fa la corsa per fare arrivare in fretta le lettere di licenziamento. Con questo sindacalismo il padrone potrà anche risparmiare le spese per i suoi consulenti.

Saluti da un lettore

 

Tratto da Reggionline

REGGIO EMILIA – Senza busta paga e senza la possibilità di richiedere l’assegno di disoccupazione. Si troveranno da domani in questa condizione 220 lavoratori di Unieco. Oggi è stato infatti l’ultimo giorno di cassa integrazione straordinaria per gli addetti del gruppo delle costruzioni finito in liquidazione coatta amministrativa. ‘Si trovano in una situazione insostenibile. Per questo chiedono al sindacato di fare il più in fretta possibile, affinché il curatore fallimentare spedisca le lettere di licenziamento’. A parlare è Mauro Livi, segretario provinciale della Fillea Cgil.

Una situazione paradossale, per il sindacato, quella dei lavoratori finiti in un limbo causato dalla riforma degli ammortizzatori sociali. Cancellato lo strumento della cassa integrazione per cessata attività, l’unica possibile fonte di reddito per i dipendenti di Unieco sarebbe l’assegno di disoccupazione. Ma il condizionale è d’obbligo. Per avere diritto alla Naspi, come oggi viene chiamata questa forma di indennità, occorre infatti essere stati licenziati. Il curatore fallimentare per ora ha invece soltanto sospeso i contratti di lavoro. Facoltà concessagli da un decreto regio della legge sui fallimenti tornato in vigore in seguito alle modifiche introdotte dalla Fornero.

Niente retribuzione, dunque, e niente contributi. La spiacevole situazione riguarda 220 addetti su 340 della cooperativa di costruzioni finita in liquidazione coatta. Tutti coloro, cioé, che non rientrano in precedenti accordi di mobilità volontaria o in percorsi individuali di ricollocamento. Nelle stesse condizioni ci sono anche, dal 4 aprile scorso, 60 lavoratori della Ape, azienda fallita di Montecchio, controllata da Unieco, specializzata in manufatti.

“Qualche tempo fa, in questo tipo di situazione – spiega Livi – i lavoratori sarebbero stati messi in cassa integrazione straordinaria. Sarebbero rimasti sempre in difficoltà e precarietà, ma avrebbero avuto uno strumento migliore a loro tutela, con più tempo per attendere eventuali soluzioni alternative alla chiusura delle aziende e al licenziamento.”

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