Eliminiamo vitalizi e stipendi dei parlamentari

Redazione Operai Contro, Siamo due operaie e lavoriamo in una fabbrica di molle della provincia bergamasca (Carvico) e conveniamo in pieno le ragioni espresse dal pensionato che Vi ha scritto un articolo sulla dichiarazione dei redditi dei politici servi dei padroni affermando che ci stanno prendendo in giro, bisogna farla finita con queste ruberie ingiuste. Eliminiamo vitalizi e stipendi dei parlamentari. Questa casta di politici, senatori e deputati che rubano stipendi non lavorando sono loro i veri parassiti della società non gli inoccupati o i disoccupati. Al contrario di noi operaie che lavoriamo sulle catene di montaggio con turni […]
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Redazione Operai Contro,

Siamo due operaie e lavoriamo in una fabbrica di molle della provincia bergamasca (Carvico) e conveniamo in pieno le ragioni espresse dal pensionato che Vi ha scritto un articolo sulla dichiarazione dei redditi dei politici servi dei padroni affermando che ci stanno prendendo in giro, bisogna farla finita con queste ruberie ingiuste. Eliminiamo vitalizi e stipendi dei parlamentari.

Questa casta di politici, senatori e deputati che rubano stipendi non lavorando sono loro i veri parassiti della società non gli inoccupati o i disoccupati.

Al contrario di noi operaie che lavoriamo sulle catene di montaggio con turni massacranti compreso il sabato e con il rischio di incorrere in infortuni per stare al ritmo della velocità della catena di montaggio della linea produttiva del reparto molle.

Questi politici dovrebbero venire da noi in fabbrica per vedere le condizioni assurde in cui svolgiamo il lavoro tutti i giorni.

Il nostro miserabile stipendio è di circa 1100-1200 euro mensili, sono sacrifici continui per arrivare a fine mese.

Redazione per rimanere disgustosamente in tema Vi abbiamo inviato un articolo che tratta dei vitalizi che spettano ingiustamente agli stessi politici disonesti di cui finora abbiamo parlato. Sembra che verranno presentate due proposte per eliminare le pensioni ai parlamentari, noi non siamo per niente fiduciose che queste proposte vengano approvate.

Pochi anni di presenza (4 anni, 6 mesi e 1 giorno) nelle aule del parlamento a scaldare le poltrone facendo finta di litigare, ecco che questi politici acquisiscono il diritto ha un importo pensionistico di circa 1000 euro. Soldi e ancora tanti soldi immeritati e rubati alla povera gente e agli operai che vengono sfruttati dai padroni in fabbrica.

Sapere che coloro che stanno al governo sono le stesse persone che ci impongono di vivere in questo modo e che prendono cifre che un operaio prende dopo tanti anni di duro lavoro ci fa’ tanta rabbia e dispiacere.

Nello stesso tempo ci chiediamo cosa possiamo fare per eliminare queste differenze sociali tra la classe degli operai e la classe dei politici borghesi.

Crediamo sia difficile cambiare lo stato delle cose visto la collusione che esiste nei partiti e nelle istituzioni stesse, figuriamoci riuscire ad eliminare lo spreco dei soldi che si fregano tutti i politici complici fra loro.

Abbiamo capito però una cosa molto importante da quando leggiamo il vostro giornale telematico che non dobbiamo assolutamente fidarci dei politici, delle istituzioni e anche dei sindacalisti amici dei padroni.

Riteniamo che anche noi due con le nostre colleghe in fabbrica dobbiamo organizzarci per ribellarci ed evitare condizioni lavorative dure e faticose. Contemporaneamente dobbiamo avere il coraggio di unirci a tutti gli altri lavoratori e operaie per poter un domani mandare a casa tutti questi politici ladri e parassiti.

Redazione condividiamo con passione i Vostri impareggiabili articoli e cogliamo l’occasione per salutarvi.

Luisa e Gianna

Da LeggiOggi.it

Vitalizi ai politici: le proposte M5S e PD. Il governo tra due fuochi.

Lo scontro finale tra Partito democratico e MoVimento 5 Stelle sarà sui vitalizi. Lo hanno capito tutti, a Roma e non solo, che sull’argomento delle pensioni ai politici si giocherà la partita decisiva in vista delle elezioni che avranno luogo entro un anno.

Ecco perché nelle ultime ore lo scontro si è fatto così acceso ed ecco perché, di fronte all’incalzare dei Cinque Stelle, il Pd ha cercato di controbattere. Sono state presentate due proposte, una dal “candidato premier in pectore” di Beppe Grillo, Luigi Di Maio, e l’altra dal deputato democratico e braccio destro di Renzi, Matteo Richetti.

Entrambe, vanno nella direzione di modificare lo status quo, che al momento vede un governo e un Parlamento in scadenza, ma con impressa la data del prossimo 15 settembre, quando, in base alla legislazione vigente, gli attuali eletti alle Camere potranno maturare il diritto al trattamento previdenziale. Secondo le attuali disposizioni, infatti, a coloro che hanno fatto l’ingresso in Parlamento per la prima vola con le elezioni 2013, sono necessari 4 anni, 6 mesi e 1 giorno per ottenere la possibilità di una pensione di circa mille euro, che verrà conferita al deputato o al senatore al compimento del 65esimo anno di età. Qualora gli anni in emiciclo diventino 10 – due legislature – l’assegno pensionistico scatterebbe al compimento dei 60, dunque i misura ben diversa ai comuni cittadini, i quali già dal 2018 vedranno innalzarsi l’età minima a 66 anni e 7 mesi.

Questo, in base alla riforma del 2012 voluta dal governo di Mario Monti e ratificata dall’Ufficio di presidenza della Camera, il quale abolì di fatto i vitalizi intesi in senso classico per i neo eletti, modificando anche i requisiti per l’accesso alle pensioni nei termini oggi in vigore, ma senza equiparare il destino dei politici a quelli degli elettori. Una lacuna su cui oggi si decide il futuro della scena politica del Paese.

Cosa prevedono le proposte di M5S e Pd
Per Di Maio e i suoi, sarebbe sufficiente l’approvazione di una duplice delibera, tra Camera e Senato, in grado di modificare il quadro attuale senza ricorrere a un testo di legge che richiederebbe tempi più lunghi per le approvazioni tra Montecitorio e palazzo Madama. “Non è una proposta di legge, non si può arenare tra Camera e Senato – ha detto Di Maio – sarà sufficiente per una trentina di parlamentari votare una delibera di venti righe”.

Nell’ottica dei grillini, a deputati e senatori dovrà applicarsi il medesimo criterio già in vigore per i lavoratori post 1996, ossia successivi alla legge di riforma del governo Dini. In due parole: contributivo per tutti, in base alla cassa a cui i singoli politici risultino iscritti. Una volta votata la delibera, il giorno successivo la stessa entrerebbe in funzione.

Ciò che difetterebbe, secondo i democratici, dalla proposta M5S è il mancato intervento su quanti il vitalizio già lo percepiscono, anche in misura di diverse migliaia di euro nette al mese, pur avendo totalizzato pochissime presenze in aula nei decenni passati. Una posizione, questa, condivisa dal presidente Inps Tito Boeri, il quale ha comunque giudicato con favore la delibera avanzata da Di Maio e soci.

Ecco il testo integrale dal profilo Facebook di Luigi Di Maio

La controproposta rilanciata da Richetti – presentata in Parlamento nel luglio 2015 QUI IL TESTO – andrebbe a intaccare anche quel privilegio oggi riconosciuto a tanti ex parlamentari, coinvolgendoli interamente contributivo valido per i parlamentari oggi in carica. Il cuore della proposta Pd sarebbe l’equiparazione dello status previdenziale dei politici – inclusi i consiglieri regionali – a quello dei dipendenti pubblici, con l’istituzione presso l’Inps di una gestione separata esclusiva per i parlamentari, con autonomia gestionale e finanziaria.

A differenza dei Cinque Stelle, però, questa proposta assume la forma di un vero e proprio disegno di legge che dovrebbe essere approvato da entrambi i rami del Parlamento, aule e commissioni, sempre che nel frattempo, ovviamente, non dovessero sciogliersi le Camere…

C’è poi il candidato alla segreteria Pd Michele Emiliano, il quale in ottica antirenziana propone addirittura un azzeramento totale degli stipendi dei politici.

Insomma, la partita è ancora aperta e vede in prima linea anche il governo, il quale si trova tra le mani un’arma a doppio taglio: rimanere in sella senza arrivare al dunque, potrebbe significare l’ok alle pensioni dei parlamentari, staccare la spina entro settembre, invece, taglierebbe le pensioni, ma lascerebbe tutto così com’è.

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