TRE RAGIONAMENTI SUL CASO DELLA DONNA ROM CHIUSA IN GABBIA ALLA LIDL DI FOLLONICA

 di Ennio Abate    I fatti documentati da un video di “Cronaca vera” postato su Facebook, che in questi giorni è stato “visualizzato” da oltre  900mila visitatori,  sono noti. Due donne rom sono state sorprese a rovistare in un gabbiotto dei prodotti scartati del supermercato Lidl di Follonica ed una vi è stata rinchiusa da due giovani operai.  qualcuno ha filmato l’accaduto. Il video mostra prima le facce soddisfatte dei due “cacciatori”, di cui uno fa la ramanzina e ripete più volte sghignazzando : «Non si può entrare nell’angolo rotture della Lidl…» e poi la “preda”, la donna rom, […]
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 di Ennio Abate

 

 I fatti documentati da un video di “Cronaca vera” postato su Facebook, che in questi giorni è stato “visualizzato” da oltre  900mila visitatori,  sono noti. Due donne rom sono state sorprese a rovistare in un gabbiotto dei prodotti scartati del supermercato Lidl di Follonica ed una vi è stata rinchiusa da due giovani operai.  qualcuno ha filmato l’accaduto. Il video mostra prima le facce soddisfatte dei due “cacciatori”, di cui uno fa la ramanzina e ripete più volte sghignazzando : «Non si può entrare nell’angolo rotture della Lidl…» e poi la “preda”, la donna rom, che nella gabbia urla e si dibatte in preda allo spavento e alla disperazione.   

 I commenti  – molteplici, contrastanti e spesso estremizzati – si sono subito scatenati.  E hanno toccato questioni di vario tipo: morale (hanno fatto  bene o male i due dipendenti della Lidl), antropologico (che conoscenza  ha  il comune cittadino dei rom e della cultura rom),  giuridico (le donne rom  stavano  commettendo un furto o no; i due dipendenti, agendo in quel modo, hanno commesso o no un sequestro di persona), comunicativo (è un bene o un male che il video sia stato ripreso su Facebook  e amplificato nei suoi effetti), politico (cosa significa il fatto che Salvini ha promesso tutela legale ai due dipendenti e altri politici l’hanno promessa alle due donne).

 Dei tanti ragionamenti che si possono  fare su questo (ed altri casi simili) ne scelgo tre:

  1. A me pare evidente che siamo di fronte ad improvvisati giustizieri; e     che una giustizia ” fai da te ” o che regredisca a quella primitiva dell’ all’occhio per occhio dente per dente  sarebbe un regresso di civiltà che danneggerebbe tutti o soprattutto  i più deboli.  Questo dovrebbe essere un punto fermo di qualsiasi discussione. Anche se sull’attuale amministrazione della  giustizia  in Italia o in altri paesi si possono avere fortissimi dubbi e dire che a farne le spese sono comunque i più deboli, il danno  sociale prevedibile della giustizia “fai da te”  sarebbedi gran lunga superiore.

  1.  A me pare evidente che siamo di fronte ad improvvisati giustizieri; e che una giustizia ” fai da te ” o che regredisca a quella primitiva dell’ all’occhio per occhio dente per dente  sarebbe un regresso di civiltà che danneggerebbe tutti o soprattutto  i più deboli.  Questo dovrebbe essere un punto fermo di qualsiasi discussione. Anche se sull’attuale amministrazione della  giustizia  in Italia o in altri paesi si possono avere fortissimi dubbi e dire che a farne le spese sono comunque i più deboli, il danno  sociale prevedibile della giustizia “fai da te”  sarebbedi gran lunga superiore.

  2. Indipendentemente da come uno giudica i due dipendenti della Lidl e il loro complice, che ha ripreso con lo smartphone la donna e ha poi pubblicato (o fatto pubblicare) la scena su Facebook  – incoscienti? sadici? razzisti? maschilisti? –   il video, divenendo come si dice “virale” è diventato pure * politico*; e la sua forza simbolica è stata ingigantita – si pensi ad  un cerino acceso in una polveriera – perché Facebook (e con maggiore immediatezza della TV e in genere dei mass media più tradizionali) è un potentissimo moltiplicatore soprattutto (se non esclusivamente) delle emozioni più immediate e viscerali. Mettete su Facebook un ragionamento e  avrete si è no qualche decina di “like”. Mettete un video di sapore sadico e ne avrete  decine di migliaia. Come  ha scritto Renato Curcio in un interessante libretto, «L’egemonia digitale», «finire nel chiacchiericcio informe e anaffettivo di WhatsApp o di Facebook genera una dilatazione e uno sconfinamento repentino del contesto le cui conseguenze, su chi ne è vittima e oggetto, possono avere – e non di rado hanno – esiti pesanti» (pag. 60). E, in questo caso,  a farne le spese sono sia la donna rom, ma anche i due dipendenti della Lidl, facilmente messi alla gogna come “mostri”.

  1. Ma la polveriera di cui ho detto non è rappresentata solo dalla comunicazione sui social (Facebook nel caso) ma pure dal clima psicologico sempre più “cattivista” che la crisi della globalizzazione sta alimentando. Esistono e si sono sempre più rafforzate forze politiche – la Lega in Italia, il Front National di Marine Le Pen in Francia  e ora Trump negli USA – che, anche se non volessimo chiamarle *fasciste* (ma certe continuità ideologiche con quel passato ci sono),  avallano e esaltano proprio le reazioni più istintive e di pelle, le passioni più basse, i pregiudizi più atavici, i rancori che si vanno accumulando negli strati sociali (operai ma anche ceto medio impoverito) più danneggiati dalla globalizzazione  (Veloce ma insipensabile nota. Dicendo questo, non è che ritenga il PD o la UE o la precedente amministrazione Obama migliori di queste forze politiche, che ora paiono prevalere).  In una discussione su questo caso che ho avuto sul profilo Facebook di un amico, siamo stati quasi seppelliti da frasi di questo tipo: « Ma smettiamola di fare i buonisti ….. non sono razzista ma…» ; «Buonisti di tutto il mondo unitevi, e poi tutti insieme… andatevene a fanculo» ; «la feccia viene tutta in Italia il paese dei balocchi per loro, grazie a tutti quelli che dicono poverini». L’ uso ossessivo del termine «buonismo», usato come fosse un sasso da tirare indiscriminatamente in faccia a chiunque tenti di ragionare e non è disposto a dare addosso ai poveri, ai marginali, agli immigrati o – diciamo pure – anche a quanti ( i rom o una parte di loro) che non si adattano o non riescono ad adattarsi allo stile di vita standard oggi in Italia, è  sintomo di questo clima sempre più irrespirabile. Sul termine “buonismo” si concentra oggi lo stesso odio che in passato si concentrò sui termini ‘socialismo’ e ‘comunismo’. Teniamone conto.

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