L’operaio dell’industria made in Di Vico

Caro Operai Contro, nell’articolo sul Corriere della Sera, “Non tutti i vinti sono uguali”, Dario Di Vico scrive: “Prendiamo la figura chiave dell’operaio dell’industria automobilistica che in Gran Bretagna ha votato per la Brexit (soprattutto contro i londinesi ricchi e cosmopoliti) e il suo collega del Wisconsin che ha scelto Donald Trump per fermare la delocalizzazione in Messico. Da noi le cose stanno diversamente: le misure di protezione delle tute blu hanno sostanzialmente tenuto e le categorie industriali hanno rinnovato quasi tutti i contratti nazionali strappando soluzioni vantaggiose”. Quante siano, dove siano finite e in quali condizioni, le “tute […]
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Caro Operai Contro,

nell’articolo sul Corriere della Sera, “Non tutti i vinti sono uguali”, Dario Di Vico scrive: “Prendiamo la figura chiave dell’operaio dell’industria automobilistica che in Gran Bretagna ha votato per la Brexit (soprattutto contro i londinesi ricchi e cosmopoliti) e il suo collega del Wisconsin che ha scelto Donald Trump per fermare la delocalizzazione in Messico. Da noi le cose stanno diversamente: le misure di protezione delle tute blu hanno sostanzialmente tenuto e le categorie industriali hanno rinnovato quasi tutti i contratti nazionali strappando soluzioni vantaggiose”. Quante siano, dove siano finite e in quali condizioni, le “tute blu” costrette a passare dalle “misure di protezione”, Di Vico non lo dice. Tantomeno dice con quali “vantaggiosi” contratti di lavoro, sono assunte le nuove “tute blu”, là dove hanno sostituito quelle espulse dalla produzione.

Per restare “all’operaio dell’industria automobilistica”, preso da Di Vico come esempio in Italia dei “non vinti”, si è ripetuto proprio in questi giorni, il fatto increscioso che un altro operaio della Fiat Chrysler (Sevel di Val di Sangro), si è urinato addosso perché i capi vietano agli operai di andare in bagno, se non è il momento della pausa.

Tanto sono “vantaggiose le soluzioni che le categorie industriali hanno strappato” in Italia, che queste, le categorie industriali ma non solo, appena hanno avuto la possibilità il 4 dicembre 2016, hanno schiaffeggiato il governo Renzi al referendum costituzionale. (Per usare le elezioni come metro di misura che usa Di Vico per la Brexit e per Trump, ma poi incoerente non usa per l’Italia).

Il voto contro il governo Renzi (e prim’ancora l’alto astensionismo operaio alle elezioni), è una condanna che “l’operaio dell’industria” (e non solo), infligge ai governanti e ai responsabili che hanno peggiorato e in molti casi rovinato la vita degli operai e di strati sociali bassi: in fabbrica per chi c’è rimasto; il licenziamento con o senza l’anticamera degli ammortizzatori; con un nuovo lavoro in peggio chi lo ha trovato, o coi voucher.

È la stessa rabbia per la quale, una minoranza di strati sociali medi e bassi, inglesi e americani, hanno votato come gli strati sociali medi e alti, ma per ragioni diverse. Mentre l’alto astensionismo operaio (che a Di Vico fa comodo ignorare anche in America e Inghilterra), è andato a braccetto con la stragrande maggioranza degli strati sociali bassi. Molti votanti che hanno dato il voto per la Brexit e per Trump, hanno inteso votare contro “l’esistente”, quindi non propriamente per la Brexit e per Trump. Come han fatto in Italia gli operai e gli strati sociali tartassati, prima con l’alto astensionismo, poi schiaffeggiando Renzi col referendum. Uno schiaffo che va ben oltre il contenuto del referendum. (Sempre per restare nel campo elettorale, incoerentemente usato da Di Vico). Nei voti per la Brexit e per Trump, c’è anche l’aristocrazia operaia a favore di misure e muri contro i migranti, e del nazionalismo alimentato dalla campagna contro la “delocalizzazione” del lavoro.

“Non tutti i vinti sono uguali”, titola il suo articolo Dario Di Vico, con l’intento di spacciare l’idea che in Italia, per le categorie industriali, in primis gli operai del settore automobilistico, nulla o quasi è cambiato. Quella di Di Vico è una grossolana falsificazione. Purtroppo finora, gli operai in Italia non sono meno “vinti” delle omonime categorie inglesi e americane citate da Di Vico. Invierò alcune considerazioni sulle altre categorie in Italia, tirate in ballo da Di Vico nel suo articolo.

Saluti Oxervator

 il quadro è di Ennio Abate https://narratoriografico.wordpress.com/

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