UNA STRANA ASSEMBLEA

CRONACA ASSEMBLEA OPERAIA DI DOMENICA 12 ORE 11,00 NELLA PIAZZA DEL MUNICIPIO DI POMIGLIANO D’ARCO Pochi partecipanti ma la sensazione che molto di quello che bolle in pentola ancora non si manifesta. Gli operai raccontano che c’è una stanza al centro del montaggio tutta fatta in vetri dove ci sono i dirigenti del reparto. Loro vedono gli operai e gli operai vedono loro.   E’ qui che vengono convocati gli operai che devono essere mandati a Cassino. Davanti ad una schiera di dirigenti devono prendere o lasciare. Gli operai raccontano che rifiutare non è facile. La frase “altrimenti non […]
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CRONACA ASSEMBLEA OPERAIA DI DOMENICA 12 ORE 11,00 NELLA PIAZZA DEL MUNICIPIO DI POMIGLIANO D’ARCO

Pochi partecipanti ma la sensazione che molto di quello che bolle in pentola ancora non si manifesta.

Gli operai raccontano che c’è una stanza al centro del montaggio tutta fatta in vetri dove ci sono i dirigenti del reparto. Loro vedono gli operai e gli operai vedono loro.

 

E’ qui che vengono convocati gli operai che devono essere mandati a Cassino. Davanti ad una schiera di dirigenti devono prendere o lasciare. Gli operai raccontano che rifiutare non è facile. La frase “altrimenti non c’è più posto per te in azienda” è sempre nell’aria.

A Pomigliano, in piazza municipio, stamattina nel presidio convocato dal Comitato NO Cassino, gli operai dello stabilimento erano pochi , complessivamente una decina, o qualcuno in più, tra quelli apertamente presenti e quelli che si avvicinavano per poi tenersi a debita distanza. Un mese fa non ci sarebbero stati neanche quelli.

Gli operai di Pomigliano vengono da anni di sottomissione totale. Per quanto la questione di Cassino non sia digerita da nessuno, scrollarsi da dosso questa sensazione di impotenza, di incapacità di reagire allo strapotere dei capi, è complicata. Qualcuno degli operai presenti raccontava ad operai di altre realtà produttive che i ritmi della FIAT attuali sono incredibili. Chi ha lavorato fino alla fine degli anni novanta ricordava i tempi dell’applicazione del TMC (uno dei metodi per stabilire i ritmi di lavorazione di una decina di anni fa) e paragonava gli attuali ritmi con quelli, ma tutti dicevano che non c’era paragone che tenesse.

La dittatura FIAT non è facile da mettere in discussione. La sua arroganza va oltre i cancelli dello stabilimento, arriva perfino a far spiare da un suo vigilante (a una certa distanza, ma riconosciuto) la manifestazione di oggi.

Negli interventi che si sono succeduti molti hanno sottolineato che tra gli operai a nessuno piace l’accordo di Cassino. Scontenta quelli che devono andare e quelli che devono prendere il loro posto.

“Una trasferta ha un tempo di inizio e un termine. Questa si sa quando inizia e non si sa quando finisce”.

“La mattina si parte alle quattro e un quarto e si ritorna alle tre e quarantacinque del pomeriggio. Una vita tra pullman e lavoro per i miseri 350 euro della cosiddetta trasferta”.

“Hanno spremuto per anni gli operai della Panda, presentati dalla FIAT come fiori all’occhiello del gruppo e oggi li trasferiscono senza nessuna riconoscenza”.

“Stanno costringendo operai cinquantenni a ritornare sulle linee ben sapendo che non possono farcela e rifiutano nelle agenzie per il lavoro a Cassino i trentenni che si presentano perché “troppo vecchi”.

“L’accordo  che i sindacalisti ci hanno prospettato per Cassino non è lo stesso che stanno applicando”. “Come al solito alla FIAT  concedi un dito e si prende tutto il braccio”.

“Bisogna ridiscutere l’accordo”. “Ci vuole una nuova assemblea di fabbrica prima che i pullman partano per Cassino”.

La questione di ridiscutere l’accordo in una nuova assemblea di fabbrica è stata posta da molti intervenuti e applaudita apertamente dagli operai presenti.

Non c’erano politici di Pomigliano, né rappresentanti della cittadinanza non operaia a parte diversi giovani. C’era il parroco del paese, don Peppino, che ha sottolineato queste assenze.

Non c’erano rappresentanti sindacali. Né dello SLAI, che ancora una volta è tutto proiettato verso l’ennesimo ricorso legale, stavolta contro i trasferimenti. Era presente un rappresentante della FIOM “a titolo personale” che ha sottolineato l’importanza di ridiscutere l’accordo. Al momento però c’è solo una dichiarazione della FIOM di fabbrica che in un comunicato “invita” le altre organizzazioni sindacali, cioè i filo aziendali, a fare un’assemblea unitaria, o in mancanza dell’assenso di costoro, di essere pronta ad indirla direttamente. Alcuni compagni presenti oggi hanno però sottolineato che l’assemblea si deve tenere subito e non dopo le prime partenze del 27 febbraio per Cassino. Dopo quella data sarebbe inutile.

La manifestazione di oggi non dà un’idea chiara di quello che bolle in pentola nello stabilimento di Pomigliano.  Per ora gli operai che si muovono cercano la soluzione individuale. Il sindacalista, il capo che si conosce da sempre, la documentazione medica per dimostrare la propria inabilità, tutto quello che è possibile. Molti però stanno arrivando all’idea che l’unica difesa è quella collettiva.

Quando inizierà la mobilitazione e la lotta?

 Un partecipante all’assemblea di oggi

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