In Trentino 500 licenziamenti in pochi mesi

Caro Operai Contro, 500 licenziamenti in pochi mesi sono una enormità, ancora più dirompente per una piccola regione come il Trentino. Operai, muratori ma anche lavoratori di tutti i settori ne sono colpiti. A leggere la notizia ripresa qui sotto dal quotidiano “L’Adige”, i licenziamenti passano in silenzio. Se ne occupa il vescovo, i sindacalisti fanno sapere che “c’è forte preoccupazione”, ma non si parla di lottare, di resistere ai licenziamenti, di unire le forze contro il flagello dei licenziamenti di massa. Per gli operai non è più tempo di rimandare, ma di organizzarsi in proprio contro i licenziamenti […]
Condividi:

Caro Operai Contro,

500 licenziamenti in pochi mesi sono una enormità, ancora più dirompente per una piccola regione come il Trentino. Operai, muratori ma anche lavoratori di tutti i settori ne sono colpiti. A leggere la notizia ripresa qui sotto dal quotidiano “L’Adige”, i licenziamenti passano in silenzio. Se ne occupa il vescovo, i sindacalisti fanno sapere che “c’è forte preoccupazione”, ma non si parla di lottare, di resistere ai licenziamenti, di unire le forze contro il flagello dei licenziamenti di massa.

Per gli operai non è più tempo di rimandare, ma di organizzarsi in proprio contro i licenziamenti e smascherare quanti si spacciano come nostri rappresentanti, senza organizzare alcuna lotta di resistenza.

Saluti operai

Ti spedisco l’articolo da L’Adige

Negli ultimi mesi in Trentino sono stati licenziati per crisi aziendali più di 500 lavoratori.

Venerdì l’ultima tegola: chiude la Cmi di Mattarello, il gruppo Usa Calvin Klein manda a casa 57 dipendenti. Subito prima la notizia degli oltre 300 posti persi in edilizia per il mancato ricorso alla cassa integrazione invernale. E mercoledì hanno definitivamente perso il lavoro i 32 addetti del Quid Hotel all’interporto, per i quali si era mosso anche il vescovo Lauro Tisi.

 

La serie nera era cominciata a settembre con i (primi?) 46 licenziati alla Marangoni di Rovereto, mentre la Tassullo Materiali ha finora perso 42 addetti. A fine anno stop agli ultimi 45 lavoratori della Ariston, mentre la roveretana Premetal messa in liquidazione vede in bilico 34 dipendenti dopo l’uscita di 12. Senza contare gli esuberi annunciati, come i 130 del consorzio Sait, o i lavoratori che aspettano di conoscere se hanno un futuro, come i 106 dell’acciaieria Leali Steel di Borgo Valsugana.

 

L’annuncio shock più recente è quello della chiusura di Confezioni Moda Italia, la ex Hilton Vestimenta di Mattarello. «I lavoratori sono stupiti e arrabbiati – racconta il sindacalista Mario Cerutti della Filctem Cgil – C’è forte preoccupazione, si rischia in due mesi di finire in mezzo alla strada». L’annuncio improvviso, senza aprire tavoli di confronto, ha irritato non poco sia i sindacati che l’assessore provinciale Alessandro Olivi. Domani, lunedì, è in programma l’assemblea dei lavoratori e dovrebbe arrivare la pec, posta elettronica certificata, con cui l’azienda apre la procedura di mobilità.

 

«Nei settori che seguo io, gli altri casi principali sono Marangoni e Adler – spiega Cerutti – Alla Adler, dopo l’allarme dell’estate scorsa, il leaseback di Trentino Sviluppo è stato trasformato in normale affitto con canone e stanno arrivando gli stampi dalla Cina, quindi sembra che la proprietà stia effettivamente riportando qui alcune lavorazioni. La preoccupazione tuttavia resta. Alla Marangoni ci sono stati i 46 licenziamenti di fine agosto e ora dobbiamo trovare soluzioni agli altri 30 in contratto di solidarietà che scade l’estate prossima».

 

Non sono i soli casi roveretani. «Il 31 dicembre hanno concluso la cassa integrazione straordinaria gli ultimi 45 lavoratori della Ariston Thermo – ricorda Michele Guarda della Fiom Cgil – Per quanto riguarda la Premetal messa in liquidazione, che ha chiesto il concordato preventivo, prima di Natale ci siamo accordati per l’uscita di 12 lavoratori che preferivano accedere subito alla mobilità o per ricollocarsi o per arrivare alla pensione». Con la fine dell’anno, infatti, la mobilità non si applica più. Per i lavoratori Cmi o, come vedremo, per il Quid Hotel ora si va direttamente in disoccupazione.

 

Tornando alla Premetal del gruppo Pedri, restano quindi 34 dei 46 addetti. «Alcuni di loro stanno finendo i lavori in corso, il grosso sta smaltendo le ferie – prosegue Guarda – Non sarà facile evitare la procedura di licenziamento collettivo. La speranza dei lavoratori è che, come dice l’azienda, si arrivi alla cessione dell’attività ad un altro operatore».

Il sindacalista tuttavia osserva: «Nonostante queste situazioni, nel comparto industriale ci sono segnali di ripresa, anche se è timida sul piano occupazionale». Secondo Paolo Cagol della Fim Cisl «sono in difficoltà soprattutto aziende che non hanno saputo riorganizzarsi e non hanno investito in tecnologia. In altri casi invece l’industria tiene».

 

Non sembra essere così per l’edilizia. La crisi più grave del 2016, quella della Tassullo Materiali dichiarata fallita, ha prodotto finora la perdita di 42 posti di lavoro, compresi i 10 della Tassullo Beton, mentre una quarantina di addetti continua a lavorare, anche loro nella speranza di un’acquisizione che salvi l’azienda e le sue specialità. Ma nei giorni scorsi è scoppiato un altro caso: l’asserita difficoltà ad accedere alla cassa integrazione per carenza di commesse o per il meteo avverso ha messo in moto centinaia di licenziamenti, forse 300, nelle piccole aziende edili. Martedì i segretari provinciali di Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil Maurizio Zabbeni, Fabrizio Bignotti e Gianni Tomasi faranno il punto sulla situazione.

Intanto è arrivato al capolinea un altro caso di queste settimane. «Mercoledì Hnh ha proceduto con i licenziamenti dei 32 addetti del Quid Hotel – spiega Stefano Picchetti della Uiltucs Uil – Siamo riusciti ad avere dall’azienda qualcosa per i dipendenti, anche se nulla di eccezionale. La mobilità non c’è più, quindi passano tutti alla Naspi, la nuova indennità di disoccupazione».

 

Hnh lascia la struttura all’interporto per gli affitti giudicati troppo elevati chiesti dal proprietario dell’hotel, Castello sgr (primo azionista Isa) per conto del fondo Trentino Re (primo quotista Isa), e da quello del ristorante, la società Interbrennero controllata dalla Provincia. «Ma per i lavoratori del Quid Hotel l’assessore Olivi non si è speso per niente» sottolinea Picchetti. Ora sono previsti incontri con le aziende subentranti, B&B Hotel e Groff per il ristorante, per valutare la possibilità di riassumere almeno qualcuno dei lavoratori licenziati. Il Groff, però, deve prima recuperare i dipendenti del Pizzorante, fallito di recente.

 

 

Condividi:

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.