Petrolio: Scaroni traccia il solco, Renzi lo difende

Caro Operai Contro, così termina l’articolo qui sotto che ho trovato in “Lettera 43”: “ fu lo stesso Paolo Scaroni, allora amministratore delegato di Eni, a dire a chiare lettere che in chiave energetica «se non si modifica il Titolo V della Costituzione si fanno molte chiacchiere e pochi fatti». Renzi al servizio dei padroni, ha subito recepito il concetto e lo ha inserito nel referendum del 4 dicembre 2016. Nel frattempo, da 7 mesi “le istituzioni non si muovono mentre i colossi petroliferi sì”. Saluti da un lettore   Questo l’aerticolo di “Lettera 43” INDAGINI Basilicata, indagini sul […]
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Caro Operai Contro,

così termina l’articolo qui sotto che ho trovato in “Lettera 43”: “ fu lo stesso Paolo Scaroni, allora amministratore delegato di Eni, a dire a chiare lettere che in chiave energetica «se non si modifica il Titolo V della Costituzione si fanno molte chiacchiere e pochi fatti».

Renzi al servizio dei padroni, ha subito recepito il concetto e lo ha inserito nel referendum del 4 dicembre 2016. Nel frattempo, da 7 mesi “le istituzioni non si muovono mentre i colossi petroliferi sì”.

Saluti da un lettore

 

Questo l’aerticolo di “Lettera 43”

INDAGINI Basilicata, indagini sul petrolio finite nel dimenticatoio A 7 mesi dall’inchiesta sul Centro Oli nulla è cambiato. Gli intrecci con il referendum.

Sono passati quasi sette mesi dalle inchieste sul petrolio in Basilicata con il sequestro (temporaneo) del Centro Oli di Eni a Viggiano.

Il referendum sulle trivellazioni è stata una battaglia vinta dal governo Renzi.

Nel frattempo l’ex ministro Federica Guidi è scomparsa dai radar e le pompe di reiniezione del Cane a sei zampe sono tornate a funzionare.

Ma i problemi rimangono. E la trasparenza delle istituzioni su un tema delicato come la salute dei cittadini continua a essere una chimera.

NULLA È CAMBIATO. In buona sostanza, non è cambiato niente.

Anzi, il rimpallo di responsabilità tra i gli attori in campo, come i silenzi della procura su indagini da sempre molto delicate, fanno pensare che ancora una volta i cittadini lucani non siano a conoscenza del possibile inquinamento della zona dove vivono.

A pesare è pure il referendum costituzionale. Se lo Sblocca Italia andava nella direzione di un iter più rapido per le trivellazioni con l’obiettivo di esautorare le Regioni dalle loro funzioni in materia di energia, con la vittoria del Sì verrebbero approvate le modifiche al Titolo V della Costituzione. Modifiche che sposterebbero definitivamente la potestà legislativa in materia energetica dalla Regioni allo Stato. Insomma, la riforma del Titolo V è lo sbocco naturale e finale dello stesso Sblocca Italia.

I SILENZI SU TEMPA ROSSA. Ora l’attenzione è sul progetto Tempa Rossa, nella splendida cornice della Valle del Sauro, centro idrocarburi già rientrato nella prima inchiesta per presunti appalti truccati che vedono coinvolto Gianluca Gemelli, ex compagno della Guidi.

A essere sotto osservazione è Total, a cui è stata concessa dal 2011 la coltivazione di idrocarburi nella zona.

Tutto in regola? A quanto pare no.

Perché nel maggio del 2015 gli enti interessati, cioè Comuni, Regione, Provincia e Arpab (l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente), vengono allertati sulla possibilità di inquinamento dalla stessa Total. Ma perché le istituzioni non si muovono mentre i colossi petroliferi sì? Chi ha il dovere di segnalare e chi no mentre la salute dei cittadini è come al solito l’ultima delle preoccupazioni?

Questa è la storia che è sfociata nell’apertura di un fascicolo da parte della procura di Potenza.

Le risposte tardive dell’Arpab

A smuovere le acque è il solito Maurizio Bolognetti del Partito Radicale che il 27 aprile 2016, come fa ciclicamente, chiede ad Arpab Basilicata di fornire notizie sui controlli ambientali effettuati nella Valle del Sauro.

Arpab risponde a maggio, inviando una serie di documenti che attestano i controlli effettuati  “direttamente dall’Agenzia.

Sconcertante è la risposta dell’Ufficio Suolo e Rifiuti: «L’ufficio scrivente non ha svolto attività relative ai monitoraggi delle matrici ambientali in relazione al progetto Tempa Rossa».

Tradotto, nessun controllo sulla matrice terra/suolo effettuato dall’Ente deputato alla tutela ambientale in un’area fortemente interessata da attività estrattive e dove si sta costruendo un Centro Oli.

LA LETTERA A BOLOGNETTI. Nel luglio 2016 arriva a Bolognetti una lettera anonima dove viene segnalato che, dai controlli fatti da Total, sono emersi valori eccessivi delle Csc (Concentrazioni soglia di contaminazione), rispetto a quanto previsto dal decreto legislativo del 2006, in una serie di pozzi e sorgenti.

Bolognetti effettua un esposto in procura.

I problemi sono sempre gli stessi. Mancanza di accessibilità agli atti e poca trasparenza.

Il radicale si scontra ormai quotidianamente con la burocrazia: «Perché in prima battuta Arpab Basilicata non fornisce la Baseline Total del 2016 e le segnalazioni di superamento delle Csc emerse dai monitoraggi Total 2014/2015?», si domanda.

INCHIESTA O FOGLIA DI FICO? «Eppure», prosegue, «il 27 aprile era già certamente in possesso della Baseline in oggetto; questo per non dire delle comunicazioni di superamento delle Csc inviate agli Enti. Perché la Provincia, l’unico Ente che ha onorato la legge in questa ennesima storia lucana fatta di inquinamento e omissioni, prima dice che attende il placet di Total e poi comunica che deve chiedere alla procura?».

La consolazione finale è magra: «Nonostante le segnalazioni fatte da Arpab a partire da maggio 2015 e l’apertura di un procedimento da parte della Provincia, ad oggi non è stato ancora identificato con certezza l’inquinatore e non risulta aperto un procedimento per sito inquinato (di quelli che finiscono nell’anagrafe dei siti da bonificare). Non vorrei che l’inchiesta, che magari si concluderà tra un decennio, diventasse la foglia di fico utile a coprire omissioni e inquinamenti».

SCARONI INDICA LA VIA. Bolognetti su Tempa Rossa ci aveva visto lungo già qualche anno fa. Nel libro Buchi per terra – ovvero cinquanta sfumature di greggio, aveva ricostruito con dovizia di particolari la vicenda petrolifera lucana.

Da queste parti le attività connesse alla ricerca e alla coltivazione degli idrocarburi sono iniziate negli Anni 90.

Eni nel 2001 ha ceduto tutto a Total dopo aver inviato alla Regione Basilicata, spiega Bolognetti, «una serie di denunce inerenti siti potenzialmente inquinati».

Le vicende petrolifere, come si è visto, si intersecano con quelle referendarie. D’altronde, ricorda Bolognetti, nel 2012 fu lo stesso Paolo Scaroni, allora amministratore delegato di Eni, a dire a chiare lettere che in chiave energetica «se non si modifica il Titolo V della Costituzione si fanno molte chiacchiere e pochi fatti».

Renzi sembra avere recepito il concetto.

 

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