Operai, politica ed economia

Redazione di Operai Contro Il dibattito politico che si sta sviluppando attorno alla vittoria di Trump in America, alla Brexit inglese, all’avanzata in tutta Europa dei nazionalisti e degli euroscettici, alla stessa battaglia per il referendum in Italia ma in generale sull’attuale situazione politica internazionale e nazionale ci riguarda da vicino. Veniamo chiamati in causa da più parti. Tra gli altri Ezio Mauro su L’Espresso titola:  “I dimenticati del nuovo secolo hanno fatto la rivoluzione. A destra, perché la sinistra non li ha voluti vedere. Uno shock epocale che […] riguarda tutti noi”. Ma, cosa non ha visto la […]
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Redazione di Operai Contro

Il dibattito politico che si sta sviluppando attorno alla vittoria di Trump in America, alla Brexit inglese, all’avanzata in tutta Europa dei nazionalisti e degli euroscettici, alla stessa battaglia per il referendum in Italia ma in generale sull’attuale situazione politica internazionale e nazionale ci riguarda da vicino.

Veniamo chiamati in causa da più parti. Tra gli altri Ezio Mauro su L’Espresso titola:  “I dimenticati del nuovo secolo hanno fatto la rivoluzione. A destra, perché la sinistra non li ha voluti vedere. Uno shock epocale che […] riguarda tutti noi”. Ma, cosa non ha visto la sinistra? chi ha votato per la destra? Quanti operai hanno votato? Di che rivoluzione si parla? Cosa significa lo scontro tra populisti e democratici per noi operai?

La crisi economica scava sempre più a fondo. La borghesia non è in grado di trovare una soluzione per rilanciare la crescita. Cosi saltano anche gli equilibri politici. Il capitale inizia valutare altre opzioni politiche, il ceto medio e la piccola borghesia vedono minacciati sempre più i loro interessi, i loro privilegi. Salgono alla ribalta della scena politica. Ma con una classe operaia dispersa e isolata dalla concorrenza sempre più spietata a cui è sottoposta dalla necessità di valorizzazione del capitale nella crisi, senza un proprio partito, senza una sua rappresentanza si ritrova  al carro di altre classi, chiamata a sostenere e difendere interessi che non sono i propri anche in contrapposizione tra loro.

Così è successo in America dove, la “sinistra”, la borghesia intellettuale, chi voleva, per difendere i propri interessi, l’elezione della Clinton, che riteneva la “classe lavoratrice” sua naturale alleata scopre con l’elezione di Trump che questa l’ha tradita: ha cambiato barricata! Ma di quale classe lavoratrice parlano? Nella realtà il numero degli operai che ha votato per Trump e per Clinton differiranno di poco e comunque il dato importante è che gli operai che hanno votato sono una netta minoranza della massa degli operai. Con la stessa logica da noi, per servire gli interessi del capitale e della borghesia, negli anni ci hanno divisi in garantiti e precari, vecchi e giovani, italiani e stranieri, sindacalizzati e non. Ci hanno intruppato tra i populisti, i nazionalisti, i razzisti, contro le tasse e lo stato padrone ma anche tra i democratici, i progressisti, gli europeisti, i responsabili e i collaborativi.

Gli operai non devono e non possono illudersi che altri strati sociali possano rappresentare i loro interessi. Nessuno ci rappresenta, Nessuno degli schieramenti in campo mette in discussione la nostra condizione di schiavi salariati, che tutto il baraccone sociale si regge sul nostro sfruttamento, sull’appropriazione e distribuzione del plusvalore che ci viene estorto.

Per gli operai diventa urgente capire cosa si nasconde dietro i proclami fatti in nome dei lavoratori, del popolo, della nazione, dell’Europa dalle varie forze politiche. Una volta sollevato il velo ideologico, la neutralità delle istituzioni democratiche, il gioco parlamentare, di governo e opposizione ed ogni conseguente legge, provvedimento, nomina, commessa o appalto, si mostrano per quello sono: ulteriore potente strumento per l’appropriazione e distribuzione di plusvalore che ci hanno estorto. I borghesi, i loro alleati, i loro rappresentanti siedono in parlamento, sono nei ministeri, nei consigli di amministrazione delle imprese private, delle imprese pubbliche, delle banche, delle fondazioni, nelle istituzioni internazionali. L’intreccio tra politica ed affari evidenzia come il controllo dello stato e dell’economia sia concentrato in poche mani.  Ed è bene capire per noi operai che tale situazione non è effetto di distorsioni del sistema politico ed economico, della corruzione dei politici e del parassitismo dei borghesi ma invece è il parassitismo di un sistema sociale fondato sullo sfruttamento, in cui la produzione sociale è finalizzata alla produzione di un profitto che si configura come tale. Non si tratta di scelte, non si tratta di una condanna morale ma di una condanna del sistema sociale in quanto tale. Gli unici che possono portare tale critica radicale ed essere conseguenti nella lotta per l’abbattimento di questo sistema sociale, perché non hanno niente da perdere dalla sua fine, sono gli operai. Ma allora il primo passo è costituirsi in partito politico indipendente, in partito operaio.

P.S.

Nella foto protesta operai della statale 275

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