Officine di Bellinzona: sul piede di guerra per il rispetto degli accordi

Caro Operai Contro, gli operai delle Officine di Bellinzona sono sul piede di guerra contro il tentativo delle FFS, di rimangiarsi l’accordo del 2008 frutto di quella storica lotta. La nuova pensata del padrone di Stato, porterebbe al licenziamento di 100 operai, primo passo per spazzare via le Officine di Bellinzona e lasciare l’area in pasto alla speculazione edilizia. Ti mando un intervista fatta da “gas social”, a Ivan Cozzaglio membro del comitato “Giù le mani dalle officine”. Saluti da un sostenitore   Articolo da Gas social. Le Officine di Bellinzona sembrano finite di nuovo su un binario morto. […]
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Caro Operai Contro,

gli operai delle Officine di Bellinzona sono sul piede di guerra contro il tentativo delle FFS, di rimangiarsi l’accordo del 2008 frutto di quella storica lotta. La nuova pensata del padrone di Stato, porterebbe al licenziamento di 100 operai, primo passo per spazzare via le Officine di Bellinzona e lasciare l’area in pasto alla speculazione edilizia. Ti mando un intervista fatta da “gas social”, a Ivan Cozzaglio membro del comitato “Giù le mani dalle officine”.

Saluti da un sostenitore

 

Articolo da Gas social.

Le Officine di Bellinzona sembrano finite di nuovo su un binario morto. Il dialogo che sembrava avviato con la dirigenza delle FFS non decolla, ristagna e si impantana. Dopo lo storico sciopero del 2008, sembrava che per le Officine FFS di Bellinzona le cose si fossero definitivamente sistemate. Invece a fasi alterne riaffiorano problematiche con i vertici FFS. Sentiamo che ci dice Ivan Cozzaglio, membro del comitato “Giù le mani dalle officine”. Ivan, siete di nuovo in guerra?

In effetti le decisioni delle FFS del marzo 2008 sulle Officine hanno generato un conflitto, per ricomporre il quale il Consigliere federale Moritz Leuenberger ha indetto una “Tavola Rotonda”, dandole il mandato di elaborare le condizioni per garantire prospettive positive a lungo termine per le Officine. A questa “Tavola Rotonda” sono stati invitati a partecipare la direzione delle FFS, i rappresentanti del personale (comitato di sciopero e sindacati) e i governi dei cantoni Ticino e Grigioni, con il ruolo di moderatore dato all’avvocato Franz Steinegger. Inizialmente, il mandato della TR avrebbe dovuto esaurirsi in pochi mesi. Ma a causa di diversi problemi il mandato si è protratto per quasi due anni. In seguito la Tavola Rotonda si è trasformata in una Piattaforma di discussione a quattro livelli. Alle riunioni partecipano anche il Consiglio di Stato e i vertici FFS.

Appunto, tante energie per far parlare tutte le parti, ma alla fine sembra che manchi una vera volontà di trovare un accordo.

In effetti la volontà di dar seguito a quanto deciso dal Consiglio Federale manca soprattutto da parte dei vertici aziendali, che sono poi gli stessi che hanno preso le decisioni che hanno portato allo sciopero. Noi rappresentanti del Personale siamo sempre stati collaborativi e propositivi, portando soluzioni praticabili, ma raramente prese in considerazione, malgrado le promesse fatte.

Venendo alle ultime discussioni e incomprensioni scaturite con il sit-in presso la stazione di Bellinzona di martedì 8 novembre, spiegami in poche parole il nocciolo della vertenza.

Il tutto parte dagli accordi presi nel 2013 con la Convenzione per il Centro di Competenza Ferroviaria, per il quale il Gran Consiglio ha stanziato oltre 2 milioni di franchi. Nella convenzione si dice che le FFS continueranno a fornire i volumi di lavoro analoghi per i prossimi 5 – 6 anni in modo da permettere la concreta attuazione del Centro di Competenze. Per il 2013, significa che bisogna fornire lavoro per 430’000 ore, mentre allo stato attuale ne sono previste 300’000. Il che si traduce, mancando 130’000 ore di lavoro, nel licenziamento di un centinaio di persone.

Dunque una fregatura. FFS non rispetta quanto ha promesso?

Vero. Il fatto è che la Convenzione, oltre che da noi e FFS, è stata firmata anche dal Consiglio di Stato e dagli Enti Regionali di Sviluppo. Per questo motivo vorremmo che la politica fosse più risolutiva nel far rispettare gli accordi e per non vanificare l’investimento nel Centro di Competenze.

Ed è più che comprensibile, anche se ultimamente da diverse parti si propone di spostare l’Officina in altre zone del Ticino. Il Comitato cosa ne pensa al riguardo?

Che in molti fanno proposte, ma non le FFS. Se per loro questa fosse una via praticabile l’avrebbero già proposta da tempo, evitando anni di discussioni. Ma per i vertici aziendali non si vuole più dare un futuro alla manutenzione ferroviaria pesante in Ticino. D’altronde il massaggio di Meyer, tramite la pubblicazione dell’opuscolo “Visioni ed apparizioni”, è chiaro. Lui vedrebbe bene uno sfruttamento immobiliare sul sedime delle Officine, anche se queste parole le fa dire al fantasma del defunto sindaco di Bellinzona Giuseppe Molo. Se ora entrassimo in una dinamica di discussioni su dove spostare l’Officina, daremmo alle FFS un’ulteriore scusa per non più investire a Bellinzona (come di fatto stanno già facendo), per poi ritrovarci comunque tra qualche anno con un pugno di mosche.

E allora che avete deciso di fare?

Noi continuiamo a ribadire che gli accordi firmati vanno rispettati, per di più sappiamo che nelle altre Officine oltre Gottardo sono oberati di lavoro. Inoltre intendiamo imporre la nostra partecipazione agli incontri che Meyer avrà col Consiglio di Stato per discutere sulle strategie FFS in Ticino con Visione 2030. Possono discutere di tutto, ma quando si parla di Officine vogliamo essere coinvolti. Questo a tutela dei 450 dipendenti dello Stabilimento Bellinzonese. Il primo incontro si terrà il 10 dicembre e il Consiglio di Stato e concorde per una nostra partecipazione.

Bene, vedremo allora cosa ne uscirà. In bocca al lupo e cerchiamo di non perdere il treno!

Grazie! Faremo di tutto per non mollare.

 

 

 

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