Una relazione scomoda sull’approccio Hotspot.

Redazione di Operai Contro, anche il papa denuncia che il Mediterraneo è un cimitero di emigranti. Per chi scampa all’annegamento non è certo un allegria. I soldi che lo stato da per gli emigranti sono un contributo agli amici degli amici. Per gli emigranti  che arrivano  agli Hotspost non sono rose e fiori Un operaio senegalese di ADIF Pubblichiamo la relazione di minoranza realizzata dal parlamentare Erasmo Palazzotto Sull’approccio Hotspot nell’ambito del sistema di identificazione ed accoglienza. A una settimana dalla sua discussione in Parlamento, visto che gli uffici preposti non la rendevano pubblica, l’on. Palazzotto ha deciso di […]
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Redazione di Operai Contro,

anche il papa denuncia che il Mediterraneo è un cimitero di emigranti. Per chi scampa all’annegamento non è certo un allegria. I soldi che lo stato da per gli emigranti sono un contributo agli amici degli amici. Per gli emigranti  che arrivano  agli Hotspost non sono rose e fiori

Un operaio senegalese

di ADIF

Pubblichiamo la relazione di minoranza realizzata dal parlamentare Erasmo Palazzotto Sull’approccio Hotspot nell’ambito del sistema di identificazione ed accoglienza. A una settimana dalla sua discussione in Parlamento, visto che gli uffici preposti non la rendevano pubblica, l’on. Palazzotto ha deciso di agire in modo autonomo. Lo sosteniamo in questa scelta non solo perché condividiamo lo spirito del testo, ma per fare quadrato attorno ai vergognosi attacchi che il governo sta portando ad Amnesty International, che ieri ha denunciato la crudeltà e l’illegalità del nostro sistema di identificazione e accoglienza.

La reazione del governo al rapporto di Amnesty Hotspot Italia: come le politiche dell’Unione europea portano a violazioni dei diritti di rifugiati e migranti è così furiosa da arrivare a descriverlo come un insieme di “cretinaggini” e di “falsità” costruite a Londra e non in Italia, perché la relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonchè sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate – approvata dalla Commissione guidata per questa materia dall’ineffabile Paolo Beni, relatore di maggioranza – giustifica tutti gli abusi delle forze di polizie perpetrati in questi mesi, dentro e fuori i centri. Si tratta soprattutto dell’ingiustificabile violenza usata nel corso delle procedure di identificazione e prelievo forzato delle impronte, ma anche della violazione dei diritti della persona nel trattenimento prolungato, privo di basi legali, all’interno dei cosiddetti Hotspot voluti dall’Unione europea, e della violazione del diritto internazionale nei respingimenti semplificati verso paesi come il Sudan e l’Egitto.

Dopo il polverone sollevato dal governo, si vedrà come sarà orientata la prassi applicata come “Approccio Hotspot”. In realtà il problema delle impronte è ormai un dato storico, superato dalla chiusura dei confini a nord, mentre il tema dei respingimenti collettivi con procedure semplificate rischia di riproporsi sempre più gravemente a fronte dell’indicazione data dal capo della polizia Gabrielli di volere espellere la maggior parte delle decine di migliaia di richiedenti asilo diniegati o con ricorso respinto. Come potrà riuscirci è un mistero, con il Prefetto Alessandro Pansa, responsabile del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, e il collega Mario Morcone, responsabile del Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione, che si alternano nel ruolo del poliziotto buono e di quello cattivo.

A partire da questa lettura, chiediamo un impegno coeso di tutti coloro che da sempre denunciano la pericolosità dell’approccio delineato dall’Agenda europea sull’Immigrazione. In un momento in cui lo scontro rischia di colpire chi con coraggio, e forse troppo in solitudine, ha denunciato quanto avveniva all’interno di quegli spazi al di fuori del diritto che sono gli Hotspot, i luoghi della clandestinizzazione come Ventimiglia, Bolzano, Como, e quelli della deportazione. Continueremo a ritrovarci a fianco degli attivisti “No Border”, di Amnesty, di chiunque abbia come punto di riferimento irrinunciabile i principi costituzionali e le convenzioni internazionali che garantiscono la libertà e la dignità di ogni persona. Continueremo a farlo perché oggi a rischio non sono “solo” coloro che affrontano il mare, ma la stessa idea di civiltà su cui l’Europa pretende di basare la propria identità morale e giuridica.

 

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