98 licenziamenti: la battaglia (annunciata) del sindacato

Caro Operai Contro, “ sindacato pronto alla battaglia”. Lo ribadisce anche la cronaca della “Prealpina”. Una bella premessa per opporsi ai 98 licenziamenti su 136 dipendenti, annunciati dalla Carapelli di Inveruno (Va), insieme alla volontà di smantellare l’intero reparto. L’azienda ha aperto la procedura dei 75 giorni per la mobilità. C’è anche il rischio che dal 1° gennaio 2017, scatti il licenziamento in tronco, con i nuovi ammortizzatori sociali affiancati al Jobs act. Dopo 10 giorni dal suo annuncio, la “battaglia” del sindacato non si vede ancora. L’unica azione fatta finora è stata la manifestazione dal sindaco Sara Bettinelli, […]
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Caro Operai Contro, “

sindacato pronto alla battaglia”. Lo ribadisce anche la cronaca della “Prealpina”. Una bella premessa per opporsi ai 98 licenziamenti su 136 dipendenti, annunciati dalla Carapelli di Inveruno (Va), insieme alla volontà di smantellare l’intero reparto. L’azienda ha aperto la procedura dei 75 giorni per la mobilità. C’è anche il rischio che dal 1° gennaio 2017, scatti il licenziamento in tronco, con i nuovi ammortizzatori sociali affiancati al Jobs act.

Dopo 10 giorni dal suo annuncio, la “battaglia” del sindacato non si vede ancora. L’unica azione fatta finora è stata la manifestazione dal sindaco Sara Bettinelli, che si è impegnata a contattare le istituzioni. La “battaglia” è in fase preparatoria.

Saluti da Varese

 

Mando in allegato l’articolo della Prealpina

Annuncio-choc della nuova proprietà: troppi 98 dipendenti su 136 allo stabilimento Carapelli. Sindacati e Comune pronti alla battaglia

Novantotto licenziamenti su un totale di 136 dipendenti, con l’intenzione dichiarata di smantellare l’intero reparto produzione e trasferire tutto in Spagna. Quella arrivata venerdì 28 dalla multinazionale Deoleo è stata una doccia fredda che nessuno si aspettava. Dopo l’acquisizione da parte degli spagnoli dei marchi Carapelli, Bertolli e Sasso, la stagione della grandi riorganizzazioni sembrava finita. Deoleo aveva già limato le sedi italiane, fino a ieri l’altro nessuno pareva intenzionato a mettere in discussione la permanenza delle sedi di produzione a Inveruno e a Tavernelle. In teoria, la riunione convocata dall’azienda doveva servire per presentare al sindacato le strategie finanziarie del nuovo amministratore delegato Pierluigi Tosato, nominato il mese scorso. Invece a sorpresa la discussione è andata subito sulla necessità di riequilibrare i conti procedendo a nuovi tagli negli stabilimenti italiani, e in una manciata di minuti è stato chiaro che a pagare le conseguenze di questa ennesima riorganizzazione sarebbe stato soprattutto Inveruno. Margini di manovra pare ce ne siano pochi, l’azienda ha annunciato di aver già avviato la proceduta di mobilità per 98 dipendenti su 136: per i lavoratori, la scelta potrebbe quindi ridursi tra prendere subito la mobilità volontaria, oppure aspettare il licenziamento dell’azienda che arriverà dopo il verbale di mancato accordo al termine dei 75 giorni di trattativa previsti dalla legge. Con il rischio che dal primo di gennaio la riforma degli ammortizzatori sociali finisca per penalizzare ulteriormente chi aveva deciso di resistere.

La situazione non è semplice, ma il sindacato è deciso a dare battaglia e le istituzioni sono pronte a fare la loro parte. Il primo a lanciare la mobilitazione è stato il sindaco di Inveruno Sara Bettinelli, che avvisata alle 14 dal sindacato, alle 18 aveva già provveduto a contattare ministero dello Sviluppo economico, Regione Lombardia, azienda e capigruppo consigliari. «Belloli e Carapelli fanno parte della storia del paese – ha ricordato il sindaco -. Una riorganizzazione che prevede di chiudere un reparto a Inveruno per produrre in Spagna olio italiano non ha senso, ci batteremo perché Deoleo torni sulla sua decisione».

 

 

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