Sulle ali dell’entusiasmo

Per il dibattito. Pubblichiamo uno scritto con alcune osservazioni al documento del Comitato Lavoratrici e Lavoratori FCA per il NO alla riforma costituzionale”.Riteniamo utile la discussione per la formazione degli operai. Speriamo che arrivino altri scritti e si sviluppi un utile confronto che rafforzi la posizione degli operai. Gli operai non hanno nessun timore del confronto. Solo confrontandosi si può arrivare ad una posizione comune Redazione di Operai Contro, sull’onda dell’entusiasmo può capitare che nell’esprimere concetti si lascino spazi a interpretazioni diverse o inesatte. Deve essere successo anche nella stesura del Documento del “ Comitato Lavoratrici e Lavoratori FCA […]
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Per il dibattito.

Pubblichiamo uno scritto con alcune osservazioni al documento del Comitato Lavoratrici e Lavoratori FCA per il NO alla riforma costituzionale”.Riteniamo utile la discussione per la formazione degli operai. Speriamo che arrivino altri scritti e si sviluppi un utile confronto che rafforzi la posizione degli operai. Gli operai non hanno nessun timore del confronto. Solo confrontandosi si può arrivare ad una posizione comune

Redazione di Operai Contro, sull’onda dell’entusiasmo può capitare che nell’esprimere concetti si lascino spazi a interpretazioni diverse o inesatte. Deve essere successo anche nella stesura del Documento del “ Comitato Lavoratrici e Lavoratori FCA per il NO alla riforma costituzionale”. Alcuni appunti che seguono sono fatti nell’intento di evitare che la giovane generazione operaia, interpreti in modo sbagliato, spazi rimasti in sospeso nel testo, o giudizi errati. Il tutto come contributo al dibattito.

Decisamente inesatta l’affermazione, “che gli operai in armi avevano liquidato il fascismo”. E’ risaputo che nella lotta al fascismo, a loro modo hanno partecipato svariati strati sociali, compresi i grandi gruppi industriali, che, ad un certo punto e fino alla fine, con una mano foraggiavano il fascismo e con l’altra chi lo combatteva. I padroni volevano realizzare quei contenuti poi racchiusi nella Costituzione, ben riassunti nel frase di apertura del Documento in questione: “ Dal punto di vista degli operai la Costituzione italiana ha rappresentato il sistema di regole con cui si sono assicurate ai padroni le condizioni per sfruttarci dal dopoguerra in poi ”.

Si legge nel Documento: “I cinque licenziati Fiat hanno vinto la battaglia contro l’azienda perché le leggi attuali affermano ancora il diritto d’opinione”. E ancora, (sintetizziamo per brevità), la grande mobilitazione di “lavoratori e intellettuali”, ha riesumato il diritto d’opinione che Fiat aveva cancellato tramite la sentenza della Magistratura di Nola. Quindi se non intendiamo male, per gli operai il diritto d’opinione, sulla carta è sempre rimasto al suo posto, salvo poi sparire o riapparire in base ai rapporti di forza. E qui si può essere d’accordo. Va però ricordato (a contrasto dell’idealismo sempre in agguato anche fra le nuove generazioni), che il licenziamento dei cinque operai Fca, è scattato proprio dal momento che la libertà d’opinione cessava di essere (solo) tale, assumendo la concretezza di una rappresentazione allegorica (nella forma), ma terribilmente reale (nel contenuto), tutt’altro che superficiale e molto efficace. In altre parole Fca ha tentato il colpaccio licenziando i cinque operai, non perché possedevano un’opinione, ma perché l’hanno messa in pratica.

Dicevamo dei rapporti di forza. Nel 2010, si legge nel Documento: “Alla Fiat dovevamo dare una mano e lei si è mangiata tutta la persona”. Il riferimento è al referendum voluto e perso dalla Fiom (prima a Pomigliano poi a Torino), contro Marchionne che imponeva le nuove regole della schiavitù salariale in Fca. Sulla base di ciò, ci si aspetterebbe che il Comitato concentrasse i suoi sforzi e i suoi appelli, alla formazione di operai coscienti in fabbrica, per costruire prima di tutto nelle fabbriche, una rete operaia che dia vita a quei rapporti di forza, per contrastare Marchionne. In questo modo avrebbe un peso diverso, “cominciare a discutere tra operai di fabbriche diverse”, come si auspica nel Documento.

Invece il Comitato fa un salto per dire che Renzi e soci con il SI al referendum costituzionale “vogliono chiuderci la bocca, e non solo a noi operai”. Il Comitato ha appena ammesso le difficoltà degli operai in fabbrica a contrastare il padrone, ma sembra cercare una testa di ponte fuori dalla fabbrica. Certo questo Comitato è nato per battere Renzi nel referendum costituzionale. Ma un conto è la solidarietà che dall’esterno può venire da intellettuali e lavoratori (ben venga come nel caso dei 5 licenziamenti), altra cosa sarebbe sfruttare il referendum per gettare o tentare di farlo, le basi in fabbrica per una organizzazione indipendente degli operai, un Partito Operaio.

Una parte del Documento lascia aperto l’equivoco (in cui potrebbero incappare giovani operai), dove si parla dei “periodi di espansine economica”. Il ragionamento di per sé non è sbagliato. L’equivoco che rimane aperto (non certo nella volontà degli estensori), è che non si capisce se gli operai debbano o meno, avere come obbiettivo e/o rivendicare le condizioni dei periodi di espansione economica.

“Noi operai vogliamo battere Renzi”, sostiene il Documento avviandosi alla conclusione. Nelle ultime righe la battaglia per il NO al referendum costituzionale viene posta come “ possibilità di maturare un punto di vista più alto sulla nostra condizione di schiavi moderni. E’ ora di organizzarci in quanto operai. Da ora deve iniziare la campagna per il NO da parte degli operai. Libertà di opinione, libertà di critica, libertà di organizzarsi contro lo sfruttamento”.

Non ci sono come si diceva, precise indicazioni per organizzarsi in fabbrica. Eppure è lo stesso Comitato a sostenere che il referendum rappresenta “la linea di demarcazione tra la possibilità di criticare il padrone e organizzarsi per reagire allo sfruttamento, potendolo fare perché la legge formalmente lo permette, o, in prospettiva essere costretti a organizzarsi in modo clandestino”.

Saluti da un estimatore di Operai Contro

 

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