Profitti al tritolo e guerre dei padroni

Caro Operai Contro, la procura di Brescia ha aperto un fascicolo contro ignoti. Indaga. Da mesi un esposto in diverse Procure chiede un’indagine sulla produzione e spedizioni di bombe aeree dalla Sardegna all’Arabia Saudita. Stando alla legge vigente tutto ciò è illegale. Ma la Costituzione dice anche che l’Italia ripudia la guerra. Tante belle parole della Costituzione più bella del mondo. Parole, parole, parole, come diceva la vecchia canzone. La realtà è ben diversa. La Costituzione permette ai padroni di produrre, vendere armi e sistemi d’arma in tutto il mondo. Grazie alla Costituzione i padroni e il loro governo, […]
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Caro Operai Contro,

la procura di Brescia ha aperto un fascicolo contro ignoti. Indaga. Da mesi un esposto in diverse Procure chiede un’indagine sulla produzione e spedizioni di bombe aeree dalla Sardegna all’Arabia Saudita.

Stando alla legge vigente tutto ciò è illegale. Ma la Costituzione dice anche che l’Italia ripudia la guerra. Tante belle parole della Costituzione più bella del mondo. Parole, parole, parole, come diceva la vecchia canzone. La realtà è ben diversa. La Costituzione permette ai padroni di produrre, vendere armi e sistemi d’arma in tutto il mondo. Grazie alla Costituzione i padroni e il loro governo, hanno sempre a disposizione la carta della guerra armata, (ovunque e qualora lo decidono), quando la guerra commerciale non garantisce più, un dato saggio di profitto ai padroni. La Costituzione è garante dei profitti al tritolo dei costruttori di armi, privati o pubblici. Le armi e i sistemi d’arma, servono a tutelare gli interessi dell’imperialismo italiano, rappresentato dal governo Renzi, negli scenari di guerra nel mondo.

Saluti Oxervator

 

Vi allego un articolo di Sardiniapost ed un articolo da: Il Manifesto

Bombe made in Sardinia: la Procura di Brescia indaga sull’export ai sauditi

Le attività della Rwm Italia spa, sede legale a Brescia e stabilimenti produttivi a Domusnovas, finiscono sotto la lente della Procura di Brescia, che ha aperto un fascicolo – per il momento contro ignoti –  sulle esportazioni di armamenti dalla Sardegna all’Arabia Saudita. Secondo quanto appreso da Sardiniapost, l’accusa mossa dal sostituto procuratore Fabio Salamone, titolare dell’inchiesta, è la violazione della legge 185/90, che proibisce la vendita di armi a paesi in stato di conflitto. Dall’aprile del 2015, infatti, Riyad si trova alla guida di una coalizione che bombarda incessantemente lo Yemen. Si tratta di un conflitto non autorizzato dall’Onu che ha già causato la morte di circa 6000 civili e ha fatto registrare numerosi casi di violazione dei diritti umani come il bombardamento di scuole e ospedali. Una guerra sporca, in altre parole, in cui sono state utilizzate proprio le bombe della serie Mk fabbricate a Domusnovas, come attesta il codice rinvenuti su alcuni ordigni inesplosi fotografati dall’attivista di Human Rights Watch Ole Solvang nei pressi del Palazzo governativo di Sana’a, capitale dello Yemen.

Insomma, secondo la procura, quelle bombe non sarebbero mai dovute partire. Eppure sono transitate negli aeroporti e porti sardi, fino a Riyad. Ben inteso: la Rwm Italia disponeva delle autorizzazioni rilasciate dai precedenti governi Monti e Letta. Ma, in seguito, il governo Renzi non ha imposto nessun blocco, come dimostrano i numerosi carichi di bombe partiti da porti e aeroporti sardi. Nonostante nello Yemen si spari da circa un anno e mezzo e l’Arabia Saudita si macchi di violazioni dei diritti umani anche sul piano interno con decine di esecuzioni capitali registrate nel solo mese di gennaio 2016.

Stando a quanto si apprende, il ministero degli Esteri e quello della Difesa sarebbero stati già informati dalla procura bresciana dell’apertura del fascicolo. Ma dai due dicasteri non è ancora arrivato nessun chiarimento sul presunto traffico illecito. Intanto, il 3 e il 4 ottobre, il ministro della Difesa Roberta Pinotti si trovava in visita ufficiale proprio a Ryadh. Con lei il segretario generale della Difesa e direttore nazionale direttore generale della Difesa, generale Carlo Magrassi. Nella capitale saudita, il ministro della Difesa ha incontrato l’omologo Mohammed Bin Salman, già ritenuto dai servizi tedeschi come il vero regista dell’operazione militare nello Yemen, e il re Salman Bin Abdulaziz Al Saud. Ad oggi, non sono stati resi noti i temi al centro del colloquio tra la Pinotti e i reali sauditi.

Esprime soddisfazione per l’apertura del fascicolo la Rete Italiana per il Disarmo, che lo scorso gennaio ha depositato un esposto sul caso delle bombe made in Sardinia utilizzate nella guerra dello Yemen presso le procure di Procure di Roma, Brescia, Verona, Pisa e Cagliari.

 

Articolo da: Il Manifesto

Un esposto in diverse Procure per chiedere un’indagine sulle spedizioni di bombe aeree dall’Italia all’Arabia Saudita. Questa l’iniziativa della Rete Italiana per il Disarmo, illustrata ieri durante una conferenza stampa alla Camera – dal titolo «Controllarmi» – e presentata in Procura da Alfio Nicotra, Lisa Pelletti Clark, Massimo Valpiana, Giorgio Beretta, Maurizio Simoncelli e Francesco Vignarca. L’articolo 1 della legge 185/90 – ha spiegato ieri Vignarca, coordinatore della Rete – vieta l’esportazione di armi verso paesi in stato di conflitto armato e che violino i diritti umani. Invece, partono dalla Sardegna «continue spedizioni con tonnellate di bombe aeree dirette in Arabia Saudita»: 5 dal 2015 a oggi. Bombe che servono a rifornire le Royal Saudi Air Force che «dallo scorso marzo bombardano lo Yemen senza alcun mandato da parte delle Nazioni unite, esacerbando un conflitto che ha provocato quasi 6.000 morti, la metà dei quali vittime civili e sta determinando la maggior crisi umanitaria in tutto il Medioriente».

Le spiegazioni fornite dal governo, sono state tardive e ambigue, «al punto da farmi rimpiangere i governi Andreotti – ha detto Giuseppe Civati, presente in sala, e ha proposto che ogni parlamentare pubblichi gli allarmanti dati del traffico di armi e il testo dell’esposto. «Il Parlamento non è più la sede politica adatta per chi tiene alla pace e al rispetto delle norme», ha rincarato Giulio Marcon, criticando la risposta del governo secondo cui la vendita di armi viene «decisa caso per caso»: perché occorrerebbe comunque una decisione del Consiglio dei ministri e il voto delle Camere. Riccardo Noury, di Amnesty International, ha ricordato le violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita.

Giorgio Beretta ha denunciato le complicità del governo Renzi «per le nuove autorizzazioni alle esportazioni rilasciate (almeno 5 monitorate, via aerea e via mare), ma anche per il mancato controllo per gli invii di materiali militari decisi in precedenza, com’è espresso compito dell’esecutivo».

Il senatore 5S Roberto Cotti e il deputato di Unidos, Mauro Pili hanno raccontato come «un carico di migliaia di bombe» sia partito in tutta segretezza ancora due settimane fa dall’aeroporto di Cagliari con destinazione la base dell’aeronautiva militare saudita di Taif, non lontano dalla Mecca. Dall’ottore scorso, due spedizioni sono partite via aereo cargo, altre due dai porti di Olbia e Cagliari. Secondo il ministero della Difesa – ha detto Pili – si tratterebbe di materiale in transito: «Bombe in vacanza – ha ironizzato, attratte dalla bellezza del paesaggio». Bombe prodotte dalla Rwm Italia, azienda tedesca del gruppo Rheinmetall con sede legale a Ghedi (Brescia) e stabilimento a Domunovas (Carbonia-Iglesias), in Sardegna. Per questo, l’esposto della Rete italiana è stato depositato, oltre che alla Procura di Roma, anche a quella di Brescia. Cotti ha chiamato in causa anche le responsabilità del governo della regione Sardegna.

Significativa la considerazione finale di Beretta: «Le bombe – ha affermato – vengono costruite in una regione come la Sardegna dove le fabbriche chiudono e agli operai non resta che quel tipo di produzione. E vengono gettate in un’altra parte del mondo altrettanto povera, per i profitti di un paese ricco, attraverso l’impresa tedesca»

 

 

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