“Ti sputerebbero in faccia”

Redazione di Operai Contro, in questo articolo che ho trovato in rete e che t’invio, sembra che chi ha conosciuto sulla propria pelle Bernardo Caprotti, non condivida l’immagine che ne stanno facendo nei servizi televisivi e sulla stampa filopadronale Saluti da un lettore   Vi mando l’articolo da Clash City Workers E’ morto Bernardo Caprotti. Molti di voi penseranno “ma chi è?” ma noi lo conosciamo bene. E non da stamattina che i tg hanno dato questa notizia, dipingendolo come la parte onesta dell’imprenditoria italiana (anche se è stato condannato a 9 mesi per tangenti alla Guardia di Finanza), […]
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Redazione di Operai Contro,

in questo articolo che ho trovato in rete e che t’invio, sembra che chi ha conosciuto sulla propria pelle Bernardo Caprotti, non condivida l’immagine che ne stanno facendo nei servizi televisivi e sulla stampa filopadronale

Saluti da un lettore

 

Vi mando l’articolo da Clash City Workers

E’ morto Bernardo Caprotti. Molti di voi penseranno “ma chi è?” ma noi lo conosciamo bene. E non da stamattina che i tg hanno dato questa notizia, dipingendolo come la parte onesta dell’imprenditoria italiana (anche se è stato condannato a 9 mesi per tangenti alla Guardia di Finanza), votata all’internazionalizzazione e alla crescità e produttività dell’intero paese.
Lo conosciamo bene perché lui è (da qualche ora era- in effetti) il proprietario dell’#Esselunga: la prima società di supermercati italiani. Iniziativa messa su con niente poco di meno che Rockfeller (sìsì, il nipote del Rockfeller ancora più ricco e famoso).

E anche qui: sì bene, penserete, la spesa da Esselunga la facciamo o l’abbiamo fatta tutti, ma che c’entra?
C’entra perché nel 2012 all’Esselunga di #Pioltello, vicino Milano, ci fu una grossa ondata di scioperi dei lavoratori della distribuzione. Perlopiù immigrati, che protestavano contro i carichi di lavoro sovraumani, il mobbing ed il razzismo dei capireparto che se ti permettevi di ribellarti, minacciavano di non farti tornare in azienda.

Noi vogliamo salutare Caprotti con le parole di un lavoratore, uno dei protagonisti della lotta di qualche anno fa, perché vogliamo immaginarci la sua espressione:” Caprotti è sceso dal decimo piano a vedere cosa stava succedendo. Qualcuno gli ha fatto vedere il nostro volantino. Voglio vedere fuori tutti i dodici delegati, ha detto. Conoscendolo, sapevamo che non avremmo più messo piede nel magazzino. Ma i cancelli erano tutti chiusi, i suoi camion non uscivano, nonostante oltre cento poliziotti a proteggere gli interessi dell’azienda”.

Ciao Bernà, non ti auguriamo proprio niente, perché seppure esistessero gli angeli e il paradiso, pure quelli ti sputerebbero in faccia.

Clash City Workers

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