Soldati Usa fotografati a Raqqa

Redazione di Operai Contro,   La foglia di fico è stata tolta: i soldati americani sono stati filmati dalla France Presse a 55 km da Raqqa. Ce ne dà conto il corriere della sera del 28 maggio, dal cui articolo citiamo e che alleghiamo. Poiché i soldati fotografati riportavano invece delle mostrine americane quelle dei curdi, ciò ha mandato su tutte le furie i turchi, ma ha anche costretto i comandi americani a riconoscere i propri militari. “Washington prima ha difeso la scelta, poi l’ha definita inopportuna anche se i suoi strateghi hanno investito molto su questa carta”. Ormai, […]
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Redazione di Operai Contro,

 

La foglia di fico è stata tolta: i soldati americani sono stati filmati dalla France Presse a 55 km da Raqqa. Ce ne dà conto il corriere della sera del 28 maggio, dal cui articolo citiamo e che alleghiamo.

Poiché i soldati fotografati riportavano invece delle mostrine americane quelle dei curdi, ciò ha mandato su tutte le furie i turchi, ma ha anche costretto i comandi americani a riconoscere i propri militari.

“Washington prima ha difeso la scelta, poi l’ha definita inopportuna anche se i suoi strateghi hanno investito molto su questa carta”. Ormai, “inopportuno” è l’aver mostrato le mostrine curde e svelato di essere tra di loro. “Normale” invece essere con “gli scarponi sul terreno” in Siria, senza neanche la solita scusa di un mandato internazionale.

E’ sempre il Corriere che del tutto tranquillamente riporta come “Secondo la versione ufficiale «assistono e addestrano» gli alleati rimanendo lontani dalla battaglia, ma la realtà è un’altra. … Non poteva essere diversamente in quanto sono in prima linea, come lo sono francesi, canadesi e britannici”. Il giornalista dimentica di dire che lo sono anche gli italiani, o lo saranno a breve, ad esempio, sulla diga di Mosul.

Insomma , ormai è provato, con tanto di foto, il coinvolgimento sul terreno dei soldati dei nostri paesi nella guerra in Siria-Iraq contro il califfato. Non è più soltanto l’uso di droni o la falsità di bombardamenti mirati contro singoli covi di “terroristi”. Ma è la presenza accertata di truppe sul terreno che sfondano fronti ed entrano su camionette in territorio nemico, nelle città che passano di mano militarmente. Se i governi occidentali fossero onesti, e l’ipocrisia dell’opinione pubblica dei “civili” paesi occidentali non regnasse sovrana, dovrebbero dichiarare formalmente guerra, come ancora si usava fino al secolo scorso.

Dietro la nebbia dell’ipocrisia, sempre più sottile e rarefatta, vi è oggi, come allora, la responsabilità di fare guerra in territori di altri paesi. Una guerra di aggressione e non di difesa, una guerra che i trattati internazionali, come molte Costituzioni dei cosiddetti paesi “civili” (tra cui quella italiana) vietano esplicitamente.

Una violazione dei trattati internazionali, del principio di autodeterminazione dei popoli, con tanto di palese (ora fotografata) ingerenza esterna, che, ad ogni buon conto, autorizzerebbe a sua volta l’aggredito ad azioni militari di risposta non solo sul proprio territorio, ma portate anche sul suolo del paese che aggredisce.

In fin dei conti, dopo che soldati Usa sono stati fotografati per le strade di Raqqa, capitale del Califfato in Siria, quale abitante delle sfavillanti città americane può pensare di non venire mai coinvolto in eventuali azioni militari dell’Isis? Parliamo chiaramente, se truppe dei nostri paesi si trovano in Siria, Iraq, Libia, nel Califfato a combattere, portando distruzione e morte, ovvero facendo guerra in quei territori, per quale motivo le truppe del Califfato non dovrebbero portare la stessa guerra, distruzione e morte nelle nostre belle città? Tutti sono avvisati.

R.P.

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