ALLA ZUCCHI IL SINDACATO CHIEDE L’EUTANASIA PER I 230 ESUBERI

Caro Operai Contro, nella società dei padroni il pensiero dominante è quello dei padroni. Spacciato legalmente come “interesse comune”. Così i giornali grandi e piccoli(in questo caso la Prealpina), scrivono che il licenziamento di 230 operaie/i, “non sono sacrifici di poco conto perché l’azienda possa tornare “sana”. 230 operaie/i o, come vengono definiti dal pensiero dominate, “dipendenti diretti”. I sindacalisti hanno subito preso la palla al balzo per chiedere l’eutanasia dei licenziamenti, attraverso i contratti di solidarietà. I sindacalisti pensavano già all’eutanasia quando scartarono la lotta vera, per accettare la cassa integrazione in scadenza il prossimo agosto. Operai non […]
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Caro Operai Contro,

nella società dei padroni il pensiero dominante è quello dei padroni. Spacciato legalmente come “interesse comune”. Così i giornali grandi e piccoli(in questo caso la Prealpina), scrivono che il licenziamento di 230 operaie/i, “non sono sacrifici di poco conto perché l’azienda possa tornare “sana”. 230 operaie/i o, come vengono definiti dal pensiero dominate, “dipendenti diretti”.

I sindacalisti hanno subito preso la palla al balzo per chiedere l’eutanasia dei licenziamenti, attraverso i contratti di solidarietà. I sindacalisti pensavano già all’eutanasia quando scartarono la lotta vera, per accettare la cassa integrazione in scadenza il prossimo agosto.

Operai non possiamo più stare legati al carro di questo sindacalismo. Dobbiamo essere noi il sindacato, impegnarci personalmente ma collettivamente per lottare contro i licenziamenti, contro i padroni e la loro società che ci porta in rovina.

Saluti operai

 

L’articolo della Prealpina

Rescaldina (Mi)12 maggio 2016. I vertici aziendali scoprono le carte, coinvolto oltre un terzo dei dipendenti. I sindacati non ci stanno: chiesti i contratti di solidarietà

Gli operai della Zucchi durante uno dei presidi organizzati nei mesi scorsi davanti allo stabilimento di Rescaldina (Foto Archivio)

Che il gruppo Zucchi abbia bisogno di un serio piano industriale e di riorganizzazione per riportare i conti al pareggio e tornare ad essere una azienda sana a tutti gli effetti è fuor di dubbio. Certo è che i sacrifici chiesti al personale non sono di poco conto. Lo si è capito ieri, durante l’incontro tra top management aziendale e rappresentanti sindacali. Per la prima volta sono stati forniti i numeri ufficiali e non si è andati troppo lontani dai rumors che si erano susseguiti in questi giorni e che parlavano di esuberi pari a circa un terzo del personale totale. Così è. Su un totale di 600 dipendenti diretti, infatti, l’azienda ha annunciato di aver calcolato 230 esuberi.

Un numero che non ha di fatto sorpreso i rappresentati dei lavoratori seduti al tavolo, Giovanni Sartini (Cgil), Luigi Cannarozzo (Cisl) e Massimo Mazza (Uil). Immediato il no ai licenziamenti e altrettanto istantanea la controproposta: applicazione dei contratti di solidarietà alla scadenza della cassa integrazione, fissata per fine agosto. L’azienda non ha escluso a priori questa possibilità e si è dimostrata aperta al dialogo.

«Noi abbiamo avviato un confronto – spiega Sartini – e giudichiamo positiva l’apertura dell’azienda sul fronte dei contratti di solidarietà. Ora apriremo una trattativa che entrerà nel merito». La conferma dell’apertura aziendale viene anche dal direttore generale Stefano Crespi: «Siamo disponibili a valutare l’applicazione di ammortizzatori sociali che riducano ovviamente al minimo l’impatto sociale della nostra riorganizzazione aziendale».

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