Ferriera di Servola: Vogliono un’altra strage come alla Thyssekrupp?

Caro Operai Contro, in fabbrica l’allarme sicurezza è altissimo, a rischiare grosso sono prima di tutto gli operai, e poi gli abitanti di Servola circostanti la fabbrica. Oggi le Rsu incontreranno il responsabile della produzione, l’ingegner Vincenzo Dimastromatteo, proveniente dalle acciaierie Ilva di Taranto e quindi consumato conoscitore di avvelenamento di operai e inquinamento ambientale. L’azienda aveva assicurato una situazione sotto controllo, ma la concentrazione di Pm10 sono raddoppiate e col passare dei giorni gli operai scoprono di essere seduti su una polveriera che può esplodere da un momento all’altro. Operai senza costruire il nostro Partito, siamo in balia […]
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Caro Operai Contro,

in fabbrica l’allarme sicurezza è altissimo, a rischiare grosso sono prima di tutto gli operai, e poi gli abitanti di Servola circostanti la fabbrica. Oggi le Rsu incontreranno il responsabile della produzione, l’ingegner Vincenzo Dimastromatteo, proveniente dalle acciaierie Ilva di Taranto e quindi consumato conoscitore di avvelenamento di operai e inquinamento ambientale. L’azienda aveva assicurato una situazione sotto controllo, ma la concentrazione di Pm10 sono raddoppiate e col passare dei giorni gli operai scoprono di essere seduti su una polveriera che può esplodere da un momento all’altro. Operai senza costruire il nostro Partito, siamo in balia dei negrieri.

Saluti operai.

 

L’articolo de Il Piccolo di Trieste

TRIESTE Tre nuvole di fumo nerissimo e denso in appena quattro giorni, l’ultima nel tardo pomeriggio di lunedì 25 aprile, accompagnata da un’alta fiammata e da un sordo e minaccioso boato, avvertiti e visti in tutto il quartiere con una certa apprensione.

Dalla Ferriera di Servola fiammate e fumo nero: quarto episodio in tre giorni. Un filmato, girato da Antonio Bove e inviato in redazione dal Comitato No Ferriera, si riferisce al tardo pomeriggio di lunedì 25 aprile: si possono notare lo sbuffo di fumo e le lingue di fuoco, alte molti metri, nonché un sordo boato.

Cosa sta succedendo alla Ferriera? La situazione delle emissioni inquinanti non doveva essere sotto controllo e in rapido miglioramento? Se lo chiedono non solo gli abitanti di Servola, sempre più preoccupati per l’inquinamento, ma anche alcuni politici, come il senatore triestino Lorenzo Battista, ex Movimento 5 Stelle e ora esponente del Gruppo per le Autonomie, che subito dopo l’episodio ha lanciato un tweet in cui dice: “Impianti a tutta forza. Questa l’unica verità. Liberiamoci dell’area a caldo!”

Ma a preoccuparsi sono anche i lavoratori, quotidianamente impegnati nell’impianto siderurgico, a diretto contatto tra l’altro con le strutture dell’area a caldo. Per capire le ragioni di questi ravvicinati episodi, oggi le Rsu incontreranno il responsabile della produzione, l’ingegner Vincenzo Dimastromatteo, che ha assunto di recente questo incarico proveniente dalle acciaierie Ilva di Taranto.

Sulle cause della nuvola di lunedì, data la giornata festiva non è stato possibile contattare l’azienda per conoscere le ragioni di questo nuovo «sbuffo».

In merito agli altri due casi, anche questi documentati dai lettori, quello di venerdì era simile alla fumata di lunedì. E per esso l’azienda aveva spiegato con una nota che lo «sbuffo» proveniente dell’altoforno era durato circa 20 secondi ed era «dovuto all’apertura di due valvole bleeder, causata da un repentino aumento della pressione nell’altoforno. Le valvole bleeder – aveva spiegato l’azienda – sono un sistema di sicurezza per gestire eventuali sovrapressioni» durante il funzionamento dell’impianto.

Quanto alla nuova rossastra levatasi sabato dall’impianto, Siderurgica Triestina ha invece parlato di «comportamento anomalo della massa refrattaria (massa a tappare) utilizzata per la chiusura del foro di colata, la quale era già stata precedentemente sostituita per risolvere un analogo problema occorso». Nella lettera inviata agli enti locali e a quelli sanitari si legge anche che «durante la fase di apertura del foro di colata per lo spillaggio della ghisa si è avuta una reazione anomala del metallo fuso col refrattario, che ha fatto sviluppare per pochi secondi un’emissione di polveri rossastre fuoriuscite dal capannone dell’altoforno. L’azione correttiva immediata – riporta la nota – è stata la sostituzione del lotto di materiale in campo».

 

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