Salari sempre più tartassati

Caro Operai Contro, chi le chiama tasse sul salario, chi costo del lavoro, chi cuneo fiscale. Mille modi per giustificare che il salario, il costo della nostra forza lavoro, è sempre più tartassato e anche nel 2015 ha subito un taglio. Finché non ci organizzeremo in un sindacalismo operaio, non potremo resistere all’attacco dei salari. Finché non ci organizzeremo in un nostro Partito, non potremo andare alla resa dei conti con questo sistema sociale, fondato sul nostro sfruttamento, sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Saluti operai Qui sotto i dati Ocse in un articolo del Sole 24 ore. È sempre più […]
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Caro Operai Contro,

chi le chiama tasse sul salario, chi costo del lavoro, chi cuneo fiscale. Mille modi per giustificare che il salario, il costo della nostra forza lavoro, è sempre più tartassato e anche nel 2015 ha subito un taglio. Finché non ci organizzeremo in un sindacalismo operaio, non potremo resistere all’attacco dei salari. Finché non ci organizzeremo in un nostro Partito, non potremo andare alla resa dei conti con questo sistema sociale, fondato sul nostro sfruttamento, sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Saluti operai

Qui sotto i dati Ocse in un articolo del Sole 24 ore.

È sempre più pesante la mano del fisco sui salari in Italia. In base allo studio “Taxing Wages” dell’Ocse, il cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti – cioè il prelievo complessivo sulla retribuzione lorda – nel 2015 è aumentato di 0,76 punti percentuali al 49 per cento. La Penisola sale così al quarto posto tra i 34 Paesi Ocse per il peso del fisco sul salario del lavoratore medio “single” senza figli, affiancando l’Ungheria e superando la Francia (48,5%) e allontanandosi ancor più dalla media Ocse (35,9%).

Al primo posto resta il Belgio con il 55,3% (-0,3 punti), davanti ad Austria (49,5%, +0,09) e Germania (49,4%, +0,2). L’incremento segnato dall’Italia è il secondo maggiore dell’Ocse, alle spalle del Portogallo (+0,86 al 42,1%) ed è da imputare in toto alle imposte del reddito, mentre sono stabili i contributi previdenziali.

È salita ancor più la pressione fiscale sulle famiglie monoreddito con due figli: il cuneo in media è aumentato di 0,93 punti al 39,9% e pone in questo caso l’Italia al terzo posto tra i sistemi fiscali più voraci. La Penisola è poi al 15esimo posto per costo totale del lavoro (54.484 dollari per dipendente “single” a parità di potere d’acquisto) e al 19esimo per salario lordo con 41.250 dollari. Espresso in valuta nazionale, il salario medio lordo italiano risulta di 30.710 euro, con un incremento dell’1% sul 2014, pari all’aumento della tassazione sul reddito.

In generale, nell’area Ocse nel 2015 il cuneo fiscale si è allargato in 24 Paesi ed è diminuito in otto. In media però è rimasto invariato rispetto al 2014 al 35,9%, dopo essere aumentato di 0,9 punti tra il 2010 e il 2014 e calato di 1 punto dal 36% al 35% tra il 2007 e il 2010.

In base allo studio Ocse (di cui sono stati diffusi oggi solo i primi due capitali, il resto sarà pubblicato a maggio), i Paesi con il fisco più benevolo per il salario medio del lavoratore single e senza figli sono il Cile (cuneo al 7%), la Nuova Zelanda (17,6%) e il Messico (19,7%). Tra gli altri maggiori Paesi, gli Usa sono al 31,7% (+0,02 punti), la Gran Bretagna al 30,8% (-0,15), la Svizzera al 22,2% (+0,05) e il Giappone al 32,2% (+0,26%). Netta la flessione segnata da Spagna (-1,16 punti al 39,6%) e Grecia (-1,27 a 39,3%).

In Italia il cuneo fiscale deriva da imposte sul reddito pari al 17,5% (dal 16,7% del 2014), contributi a carico del dipendente per il 7,2% e contributi a carico del datore di lavoro per il 24,3% che nell’insieme concorrono a portare il cotto totale del lavoro a 54.484 dollari. Al primo posto c’è la Svizzera con 74.255 dollari, davanti al Belgio (74.137) e alla Germania (71.579). La Francia è ottava con 63.562 dollari, dietro all’Olanda (66.900) e davanti alla Svezia (61.350 dollari). Il Regno Unito, 12esimo con quasi 57mila dollari, precede gli Usa (55.500). La Spagna è a 51.400 dollari e la Grecia a 42.700. Chiude la graduatoria il Messico con 14.375 dollari. Le imposte sui redditi più pesanti per i dipendenti sono in Danimarca (35,8% del costo del lavoro) e superano il 20% in Australia e Belgio, mentre sono pari a zero in Cile e al 4,9% in Corea. In Danimarca, però, i dipendenti non pagano contributi previdenziali, così come in Australia e Nuova Zelanda, mentre in Germania sono al 17,2% e in Slovenia al 19 per cento. I datori di lavoro più tartassati sono in Francia (contributi al 27,5%).

Passando al salario lordo (quello che si vede in busta paga), in Italia, dove risulta pari a 41.250 dollari, registra un prelievo complessivo del 32,6%, derivante da un incidenza delle imposte sul reddito pari al 23,1% e da contributi sociali per il 9,5%. Nell’area Ocse i prelievo sul salario lordo più alti sono in Belgio (42%) e Germania (39,7%).

 

 

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