REFERENDUM: INUTILE PRESA IN GIRO DEGLI OPERAI

PUBBLICHIAMO PER IL DIBATTITO Redazione, le riforme di stampo socialdemocratico prolungano l’agonia del vivere nello stato dei padroni e non lo minacciano. Anzi. IL TESTO CAMBIATO IN CASO DI VITTORIA DEL SI AL REFERENDUM DEL 17 APRILE: “Il divieto è altresì stabilito nelle zone di mare poste entro dodici miglia dalle linee di costa lungo l’intero perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette. I titoli abilitativi già rilasciati sono fatti salvi”. È UNA PRESA IN GIRO, RESTANDO QUELL’ULTIMA, IMPORTANTE FRASE. NON SI DISMETTE PROPRIO NULLA. In caso di vittoria del SI non […]
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PUBBLICHIAMO PER IL DIBATTITO

Redazione,
le riforme di stampo socialdemocratico prolungano l’agonia del vivere nello stato dei padroni e non lo minacciano. Anzi.
IL TESTO CAMBIATO IN CASO DI VITTORIA DEL SI AL REFERENDUM DEL 17 APRILE: “Il divieto è altresì stabilito nelle zone di mare poste entro dodici miglia dalle linee di costa lungo l’intero perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette. I titoli abilitativi già rilasciati sono fatti salvi”. È UNA PRESA IN GIRO, RESTANDO QUELL’ULTIMA, IMPORTANTE FRASE. NON SI DISMETTE PROPRIO NULLA.
In caso di vittoria del SI non si “dismetterebbe alcun impianto prima del tempo” come scritto nell’articolo. I contratti di gestione già sottoscritti, indipendentemente che le attività siano già cominciate o meno, non sono per nulla a rischio. La vittoria del SI imporrebbe vincoli per FUTURI impianti,a seguito di abrogazione della normativa tuttora vigente. Ciò risponde anche alla questione dei “circa settemila lavoratori impiegati nel settore” che, dato il periodo pluridecennale di concessioni estrattive, avranno già concluso il proprio ciclo lavorativo da un pezzo. Non servono specchietti per le allodole, magari dettati dal maggior sindacato confederale italiano.
La cosiddetta “sinistra” dovrebbe essere capofila nell’impedire l’assunzione di posizioni preconcette, o peggio, strumentali e maliziose dettate da sovrastrutture con interessi specifici in cui sono coinvolte direttamente.
Il testo integrale del referendum recita: “Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?”.
Il testo della Legge di Stabilità 2016 così modifica: 239. All’articolo 6, comma 17, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, il secondo e il terzo periodo sono sostituiti dai seguenti: «Il divieto è altresì stabilito nelle zone di mare poste entro dodici miglia dalle linee di costa lungo l’intero perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette. I titoli abilitativi già rilasciati sono fatti salvi per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale. Sono sempre assicurate le attività di manutenzione finalizzate all’adeguamento tecnologico necessario alla sicurezza degli impianti e alla tutela dell’ambiente, nonché le operazioni finali di ripristino ambientale».
Se ne deduce quindi che le operazioni di estrazione in essere non sono messe in discussione.
Operai, ancora una volta il nostro voto deve essere il non voto, cosciente e militante.
Un operaio disoccupato
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1 Comment

  1. piero

    Vorrei brevemente esprimere il mio pensiero sul tema:
    – dal mio punto di vista la difesa dell’ambiente è, comunque, un dovore rivoluzionario. Pensare
    “quando andremo al potere cambieremo le cose”, ma poi non intervenire per difendere esistente è, a mio parere, sbagliato. Sono i poveri cristi, compresi gli operai, a pagare per prima quando si inquinano le acque, l’aria o la terra. Chi ha i soldi troverà, sempre, un paradiso terrestre su cui stare.
    – le piattaforme in un mare chiuso come il Mediterraneo, sono una follia dal punto di vista ambientale, contrastarle intutti i modi, appoggiando i movimenti popolari, quando ci sono, è doveroso.
    – il referendum è parziale, inconcludente? Le ” compagnie” di chi lo promuove non sono delle migliori? Be, se anche si ottenesse di evitare nuove piattaforme future sarebbe un risultato di contrasto alla borghesia dominante, rappresentata dal PD.
    – contrastare, in qualsiasi modo, l’attuale fase del capitalismo mondiale, che mira al controllo totale della produzione di energia e del cibo è, a mio avviso, doveroso. La BORGHESIA MONDIALE sta programmando un’uscita lenta dai combustibili fossili, per gestione centralizzata delle energie rinnovabili, e questo è da contrastare.
    Per tutti questi motivi, mi tapperò il naso e voterò SI al REFERENDUM.
    P. S. se il referendum fosse del tutto innocuo perchè si e voluto neutralizzarlo, non accorpandolo alle votazioni amministrative?