POLITICI E NDRANGHETA

Redazione di Operai  contro, i politici sono collusi con i padroni e i delinquenti Renzi in ogni caso è tranquillo saranno prosciolti Un lettore dalla Repubblica RENDE (Cosenza) – Un sistema collaudato, che per oltre dieci anni è riuscito a condizionare il libero esercizio del voto, alimentando carriera e successi di politici collusi con i clan. È questo il quadro che emerge dall’operazione della Dda di Catanzaro che questa mattina all’alba ha fatto scattare l’arresto per dieci persone – fra cui  l’ex sottosegretario al Lavoro Sandro Principe, ex sindaco di Rende – uomo forte del Partito democratico nel cosentino […]
Condividi:

Redazione di Operai  contro,

i politici sono collusi con i padroni e i delinquenti

Renzi in ogni caso è tranquillo saranno prosciolti

Un lettore

dalla Repubblica

RENDE (Cosenza) – Un sistema collaudato, che per oltre dieci anni è riuscito a condizionare il libero esercizio del voto, alimentando carriera e successi di politici collusi con i clan. È questo il quadro che emerge dall’operazione della Dda di Catanzaro che questa mattina all’alba ha fatto scattare l’arresto per dieci persone – fra cui  l’ex sottosegretario al Lavoro Sandro Principe, ex sindaco di Rende – uomo forte del Partito democratico nel cosentino finito ai domiciliari per ordine del gip di Catanzaro. Per gli inquirenti, sarebbe stato uno dei principali interlocutori del clan Lanzino Ruà, egemone nella provincia di Cosenza. Ma non è l’unico politico cui il clan nel tempo si sia rivolto per offrire voti in cambio di favori.  Su richiesta dei pm  Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni, ai domiciliari sono finiti anche l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli, l’ex consigliere provinciale Pietro Ruffolo e l’ex sindaco di Rende, Umberto Bernaudo, tutti dell’area del centrosinistra. Insieme a un consigliere comunale di cui non è ancora stata rivelata l’identità, per i magistrati sarebbero tutti parte di un “intreccio politico/mafioso” che ha condizionato tutti gli appuntamenti elettorali dal 1999 al 2014, grazie ai pesantissimi pacchetti di voti controllati da personaggi di rilievo della cosca di ‘ndrangheta “Lanzino-Rua’” di Cosenza, già tutti definitivamente condannati per “associazione mafiosa”, in cambio di favori.

Lo schema scoperto dagli inquirenti era semplice. in cambio dell’appoggio nelle urne, il clan ha ottenuto nel tempo appalti e favori come l’affidamento in gestione di locali pubblici comunali, l’assunzione di soggetti indicati dal clan nelle municipalizzate, incluso il capoclan Ettore Lanzino, la promessa dell’erogazione di fondi pubblici per una cooperativa creata da un personaggio di vertice della cosca per gestire l’area mercatale.  Uno scambio di favori che per gli inquirenti che avrebbe tentato di condizionare anche l’esito delle ultime elezioni amministrative nel 2014. In quell’occasione, a muoversi sarebbe stato uno dei personaggi di vertice del clan, che dal carcere avrebbe ordinato ai suoi la cifra che i politici avrebbero dovuto pagare in cambio dei voti del clan, lamentando gli scarsi benefici ottenuti dalla cosca nel recente passato. Conversazioni finite al centro dell’indagine della Dda di Catanzaro, secondo indiscrezioni alimentata anche dalle dichiarazioni di tre pentiti, Ernesto, Vincenzo e Adolfo Foggetti. Esponente di primo piano della cosca “Bella bella” e “fidato” collaboratore del boss Maurizio Rango, Adolfo Foggetti da tempo collabora con i magistrati di

Catanzaro, cui avrebbe svelato i rapporti consolidati tra l’ambiente criminale e quello politico. Parole che sembrano aver contribuito all’inchiesta che oggi ha provocato un terremoto destinato a ridisegnare gli equilibri politici nella città bruzia.

Condividi:

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.